Milano: uccisa a bottigliate per soldi, l’amico confessa

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Milano: uccisa a bottigliate per soldi, l’amico confessa

14 Gennaio 2017

A meno di 48 ore dal delitto ha un nome e un volto il presunto omicida di Tiziana Pavani, la segretaria d’asilo di 55 anni assassinata nel suo appartamento di via Bagarotti 44, nella periferica zona di Baggio a Milano.

Luca Raimondo Marcarelli, 32 anni, ha confessato nella notte, messo alle strette dagli investigatori che avevano già accumulato indizi e prove che lasciavano pochi dubbi.

Che l’assassino fosse nella cerchia delle conoscenze della donna gli investigatori della Squadra Mobile di Milano l’avevano capito subito: nessun segno di effrazione nella casa di Tiziana, trovata a letto con la testa fracassata nella sua casa nel pomeriggio di giovedì.

E’ stato Marcarelli a raccontare al pm Letizia Mannella e agli investigatori come ha incontrato la vittima. I due si frequentavano da 5 anni – ha detto l’uomo – e si erano conosciuti sul social “Badoo”, dove si trovano partner occasionali.

“La frequentavo uno o due weekend al mese – ha affermato -. I rapporti erano di amicizia e anche di sesso occasionale. Lei mi aveva trovato anche un lavoro presso una ditta di pulizie. Sono salito da lei alle 18:30-18:35″. Lui aveva fatto uso di droghe. Il movente sarebbe un presunto debito di 2450 euro che la donna non avrebbe saldato nei suoi confronti.

Inizia una discussione, terminata intorno alle 23, ma lui, a più riprese, ha continuato sniffare “fino a finirla” tutta la cocaina di cui si era rifornito più volte durante il pomeriggio. Quindi la lucida follia:  “Mi è venuto un attimo di ‘schizzo’ – ha detto -: ho preso una bottiglia e l’ho colpita mentre lei stava dormendo. Prima mi ero levato i vestiti per non sporcarmi. Ero rimasto in mutande. L’ho colpita tre volte con una bottiglia presa in cucina, con la mano destra. Con il primo colpo lei ha aperto gli occhi ma non si è nemmeno resa conto”. Poi, per finirla, le ha tenuto un cuscino sul volto.

Gli agenti sono arrivati a lui quando hanno saputo che in passato la Pavani lo aveva soccorso in preda a un malore dovuto alla droga. Incrociando le informazioni del 118 hanno ottenuto il nome.

A incastrarlo sono state le immagini delle telecamere del bancomat che lo hanno immortalato con le stesse scarpe e gli stessi pantaloni che indossava al momento dell’interrogatorio. A quel punto è crollato e ha confessato.

Ora è in carcere, accusato di omicidio aggravato dalla premeditazione e rapina, mentre si sta ancora cercando una collocazione giuridica per il tentativo di far esplodere l’abitazione della Pavani.

“Prima di uscire ho aperto il gas del piano cottura – ha raccontato Marcarelli -. La seconda manopola da destra che corrisponde al fornello piccolo anteriore. L’idea era quella di cancellare le prove con l’incendio della casa. Il mio cervello in quel momento era completamente in pappa”.

Ha infine preso la tessera bancomat dalla borsetta della donna, ha fatto un prelievo di 500 euro e ha speso tutti i soldi il giorno dopo “in gratta e vinci, birra, slot-machine e un paio di ricariche del telefono”.

Marcarelli ha detto di essere in cura presso un Sert da almeno quattro o cinque mesi, e di aver tentato più volte il suicidio.

Il giallo è stato risolto in 48 ore dagli agenti del dirigente Lorenzo Bucossi, coordinati dal pm Mannella e dal procuratore aggiunto Alberto Nobili, “con la necessaria tenacia” che richiedono casi come questi, ha sottolineato il questore Antonio De Iesu.