Difendiamo la libertà di parola contro le intimidazioni LGBT
15 Gennaio 2017
Un omosessuale ha una probabilità 19 volte maggiore della popolazione generale di contrarre il virus dell’AIDS. Per i transgender e i tossicodipendenti questa proporzione arriva a 50 volte tanto, mentre per le prostitute donne la proporzione è 14 volte maggiore, rispetto alle altre donne.
Se gli omosessuali maschi facessero sempre uso di profilattici e facessero una “profilassi pre-esposizione”, cioè assumessero sempre farmaci retrovirali, il contagio si ridurrebbe del 20-25%, cioè continuerebbe a esserci, ridotto solo in parte.
Tutto questo, e molto altro, fa parte di recenti linee guida dell’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, dedicate ai gruppi a rischio per la trasmissione dell’Aids. Ma nell’epoca della post-verità – quella reale, costruita sulle censure dei media ufficiali, non quella di cui hanno accusato il web – da tutte queste importanti informazioni non si può dedurre una completa campagna di prevenzione, come per il fumo e per i vaccini. Il motivo è semplice: dai dati Oms non è consentito trarre le ovvie, scientifiche conclusioni, e cioè che il sesso promiscuo e in particolare il sesso anale sono pratiche pericolose dal punto di vista sanitario, che possono compromettere la salute (fino alla morte), e non c’è profilassi che tenga.
Nel mondo della post-verità è improponibile scrivere su una confezione di profilattici: “attenzione: con il sesso anale hai una probabilità 19 volte maggiore di contrarre l’AIDS”, una frase scientificamente inoppugnabile e molto meno minacciosa di quanto scritto sulle scatole delle sigarette “il fumo uccide”.
Su questi temi il noto Prof. Burioni non potrebbe fare quel che, – in modo sbagliato ma meritoriamente- sta facendo sul web per informare correttamente sui vaccini, dicendo che la scienza è oggettiva e non è democratica, e rifiutando il confronto con chi “non ha studiato”: se aprisse una pagina Facebook con tutte le informazioni sui rischi sanitari del sesso promiscuo e in particolare di quello anale, rifiutando il confronto con gli attivisti LGBT e discutendo solo con virologi ed infettivologi, il Prof. Burioni si vedrebbe bloccato sui social, sarebbe oggetto di una ferocissima campagna denigratoria in rete e sui media, e rischierebbe la radiazione dall’Ordine dei Medici con l’accusa peggiore: omofobo, cioè l’equivalente del “fascista” dello scorso secolo. Una persona socialmente inaccettabile, un paria.
Ne sa qualcosa Silvana de Mari, medico e scrittore di successo di romanzi fantasy – tra gli scrittori contemporanei la seconda al mondo per vendite dopo Camilleri – che ha spiegato le conseguenze di pratiche sessuali dal suo punto di vista di medico specializzato anche in endoscopia dell’apparato digerente.
Chi legge le sue interviste – per esempio quella di oggi su La Verità, ma anche altre, che potete trovare anche sul sito Dagospia – può verificarne direttamente il contenuto: la Dott.ssa De Mari non ha mai pronunciato una sola parola contro le persone omosessuali, ma ha semplicemente parlato da medico, spiegando nei dettagli cosa accade a chi pratica abitualmente il sesso anale, riportando fatti ben noti all’intera comunità medico-scientifica, ma su cui vige una congiura del silenzio rigorosamente rispettata. Ha detto cioè quel che molti altri hanno detto contro il fumo e in favore dei vaccini: ha spiegato le conseguenze mediche di certi comportamenti a rischio.
Apriti cielo: la lobby LGBT non gliel’ha perdonata, e con una violentissima campagna diffamatoria ha chiesto addirittura la sua radiazione dall’albo professionale. Per non parlare degli epiteti che le hanno affibbiato addosso i benpensanti dei giornaloni.
Negli stessi giorni le sentinelle della post-verità hanno colpito anche Benedetta Frigerio, una giornalista che ha osato fare il suo mestiere sul giornale on-line “La Bussola Quotidiana”, raccontando e commentando i risultati di un’analisi sul mondo transgender a cura del “National Center for transgender equality”, un’organizzazione per i diritti dei transgender.
La lobby LGBT si è immediatamente attivata lanciando una petizione contro la Frigerio, per chiederne la radiazione dal suo ordine professionale, quello dei giornalisti: eppure basta leggere l’articolo incriminato per verificarne toni e contenuti, assolutamente normali e totalmente privi di quella violenza verbale di cui oramai sono infarciti, invece, tanti siti di propaganda LGBT (ricordate la sagoma di Carlo Giovanardi usata come bersaglio per le freccette?).
L’intimidazione è la tattica usualmente perseguita da quelle minoranze potenti economicamente e ideologicamente, che in questo modo vogliono imporsi alle maggioranze. Non potendo eliminare fisicamente le opposizioni vogliono tenerle fuori dalla scena pubblica eliminandole socialmente, cioè togliendo loro ogni possibilità di presenza pubblica: libertà di parola e lavoro. Giù le mani da Benedetta Frigerio e Silvana De Mari!