Renzi pugile suonato: dopo l’uppercut dell’Istat il KO di Perotti

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Renzi pugile suonato: dopo l’uppercut dell’Istat il KO di Perotti

04 Settembre 2016

E’ “altamente ingannevole” dire come fa Renzi che negli ultimi due anni la spesa pubblica si è ridotta. Le misure per il welfare prese da questo governo sono “piccole e poco coordinate”. La riforma Madia, “facilmente aggirabile”, è “senza mordente”. Parola del bocconiano Roberto Perotti, ex commissario chiamato da Renzi alla spending review, che dopo aver gettato la spugna nel novembre scorso ieri è tornato a dire la sua in una non certo tenera intervista al Corriere della Sera. 

Renzi dice che le tasse stanno scendendo? Si prenda il canone in bolletta. Recuperare un miliardo di euro poteva essere una idea se questo fosse servito a ridurre le imposte, peccato che quelle risorse finiranno in casa Rai, che di soldi ne riceve già abbastanza. Perotti è un fiume in piena. Così dopo l’uppercut dell’Istat, che ha certificato la crescita zero dell’Italia, arriva il KO dell’ex commissario, per un Renzi che somiglia sempre più ad un pugile suonato.

Perotti non è stato il primo plenipotenziario alla spending a decidere di andarsene. Prima di lui lo aveva fatto Cottarelli, finché Renzi, dai tecnici, ha ripiegato su un politico, Gutgeld, partito democratico, che oggi fa una difesa d’ufficio del Governo (e della Madia) sempre dalle pagine del Corriere. 

Si può anche dire che la spending review nessuno l’abbia mai fatta veramente fino in fondo, certo non ci ha pensato Renzi, visto che dobbiamo ancora comprendere quale idea di efficienza hanno il premier, il suo ministro dell’economia e gli attuali consiglieri. Se l’idea è quella chiedere ancora flessibilità in Europa, come sembra dalla girandola di dichiarazioni delle ultime settimane, si continuerà ad alimentare la spesa pubblica, lasciando invariata la pressione fiscale (non puoi permetterti di abbassare le tasse se hai un debito pubblico altissimo e che continua a crescere).

La verità è allora che bisognerebbe proseguire sulla strada dei risparmi e dei tagli fatti con intelligenza, ma questo governo, dalle riforme alla spending, evidentemente ha un problema con gli slogan “altamente ingannevoli” e sta seguendo la direzione opposta.