E’ il mondo multipolare bellezza!
11 Settembre 2016
di Daniela Coli
Il mondo è ormai multipolare, anche se per noi è difficile ammetterlo e continuiamo con titoloni come “Il mondo diviso e il declino dell’Occidente” (Il Corriere, 6 ottobre). In realtà, è piuttosto il nostro declino, tutto italiano, reso più grave dallo sfaldarsi dell’Unione europea, a cui siamo aggrappati come a una scialuppa.
Gli Stati Uniti rimarranno una grande potenza, hanno perso il Medio Oriente, ma conquistato l’autosufficienza energetica e continueranno a difendere gli interessi nazionali. I giapponesi l’hanno capito: hanno deciso di cambiare la costituzione che impediva qualsiasi riarmo e il segretario di stato americano Biden ha dato una mano ad Abe a calmare gli oppositori interni, dicendo che la costituzione del Giappone l’hanno scritta gli americani. Nel nuovo scenario multipolare, al G20, Abe s’incontra prima con Putin per chiudere 70 anni di tensioni (Giappone e Russia non hanno ancora firmato la pace della seconda guerra mondiale) e poi col cinese Xi per stabilire un rapporto bilaterale. Il presidente delle Filippine Duterte invece ha dato del “son of bitch” a Obama. Abe ha invitato Duterte in Giappone, e gli americani non hanno protestato, Obama si è limitato ad annullare l’incontro col filippino.
Nel multipolarismo, si hanno rapporti bipolari, non mediati da superpotenze. I cinesi, per niente in declino, hanno snobbato Obama all’arrivo al G20 e giocano a ping-pong con i russi per diventare potenza militare. Il mondo cambia e dovremo accettarlo pure noi. Gli americani hanno più volte invitato gli europei a provvedere alla loro difesa. Obama ha definito scrocconi gli alleati e Trump ha minacciato di ritirare la Nato dall’Europa. Hillary adesso promette un welfare europeo ma per gli americani non è più ammissibile pagare la difesa agli europei, mentre loro, fino alla riforma sanitaria di Obama, hanno dovuto pagarsi qualsiasi intervento sanitario. Se guardiamo al passato, gli americani hanno sempre preso poco sul serio i nostri comunisti al caviale, non hanno mai pensato che gli italiani avrebbero rinunciato alla dolce vita della Guerra Fredda per entrare nel Patto di Varsavia. Spendevano per la Nato, perché gli interessava il Medio Oriente per il petrolio.
Certo, la prospettiva nel 2001 di americanizzare il Medio Oriente li ha galvanizzati, e hanno combattuto 15 anni di guerre, ma agli Stati Uniti non è andata bene e per questo, non avendo più bisogno del petrolio, ci invitano a pagare le nostre quote, minacciando di defilarsi. Questa prospettiva inquieta l’establishment italiano, perché se dovessimo provvedere alla nostra sicurezza, cambierebbe la politica economica, anche se non sarebbe certo peggio della crescita zero a cui siamo ormai abituati. In questa chiave va letta la filippica di Angelo Panebianco (Corriere, 4 settembre) contro il populismo che avrebbe affossato il TTIP e che produrrà la fine della globalizzazione, il defilarsi della Nato e un’Europa dominata dalla Russia autoritaria. Poiché è fallito anche il TPP, l’altro grande trattato commerciale, quello tra Stati Uniti e Pacifico, e nel Pacifico non sembra trionfare il populismo, quest’analisi non regge.
La preoccupazione di Panebianco è la difesa, perché, come ha osservato di recente (Corriere, 16 febbraio 2016), non abbiamo sviluppato un’adeguata cultura della sicurezza e non siamo capaci di cavarcela da soli. Per Panebianco il destino dell’Europa è quindi di essere presidiata militarmente dagli Stati Uniti o dalla Russia, ma questo è un ragionamento da Guerra Fredda, da bipolarismo Usa-Urss, non da multipolarismo. La previsione potrebbe rivelarsi valida per l’Italia, che non ha una propria difesa, non certo per la Gran Bretagna, pilastro della Nato, dotata di armi nucleari e anche della più considerevole forza militare in Europa, insieme a una delle migliori flotte del mondo. Difficile che il Regno Unito intenda delegare la propria difesa alla Russia.
Per l’Italia, l’America isolazionista è un problema, ma non per la Francia che fa i suoi interessi in Libia e in Africa, intrattiene buoni rapporti con l’Egitto e la Russia, né per gli inglesi che mirano a diventare il primo partner dei cinesi, hanno ripreso voli e relazioni con l’Iran, mandato il ministro Duncan a portare solidarietà a Erdogan, e che intrattengono rapporti storici con i sauditi. La Germania, infine, ha i suoi turchi tedeschi e con tutti i rifugiati siriani a cui ha dato asilo potrà dire la sua in futuro.
Insomma, anche nella Ue ogni Stato ormai ha i propri rapporti bilaterali. Il gruppo di testa dei Paesi membri Ue non desidera una guerra con la Russia per l’Ucraina, anzi, vorrebbe finirla con le sanzioni per la Crimea, dannose all’export. Putin del resto è diventato protagonista, non solo in Medio Oriente, perché ha mostrato anche grande abilità diplomatica. Il problema a ben vedere riguarda quindi soltanto noi italiani: quale ruolo giochiamo a livello internazionale? Quali sono i nostri rapporti internazionali privilegiati, se ce ne sono? E’ il multipolarismo, bellezza!