
Putin e Trump al telefono. Intanto Bannon viene nominato “chief strategy”

15 Novembre 2016
A una settimana dalla sua vittoria su Donald Trump comincia a delineare i suoi uomini, le sue strage e i suoi alleati. A cominciare da quel Vladimir Putin che nell’era Obama aveva riportato Mosca e Washington ai tempi della guerra fredda. Con Trump cambia tutto, il presidente russo potrebbe diventare un buon partner. Nelle scorse ore è arrivato il primo contatto diretto tra il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, e il presidente russo, considerato a lui vicino, Vladimir Putin, che hanno deciso di incontrarsi il prima possibile nel 2017 – dopo il 20 gennaio, insediamento del nuovo inquilino della Casa Bianca – che coincide anche con i 210 anni dall’inizio delle relazioni diplomatiche tra Mosca e Washington.
Secondo il Cremlino, citato dall’agenzia Tass, nel corso della telefonata i due leader hanno espresso la loro disponibilità a costruire “una relazione basata sul dialogo in base al principio di rapporto tra pari, del rispetto reciproco e i non interferenza negli affari interni l’uno dell’altro”. I due hanno condiviso la necessità di sforzi congiunti nella lotta contro il nemico comune numero uno: il terrorismo internazionale.
Stando ad altre indiscrezioni la Slovenia potrebbe ospitare una riunione tra il presidente russo e il neo eletto tycoon. A riferirlo è il deputato russo Vjasheslav Nikonov in un intervento nel corso di un talk show trasmesso sull’emittente televisiva “Russia 1”. Il deputato ha ricordato che la Slovenia è la patria della nuova first lady e questo potrebbe favorire il paese balcanico come meta per l’incontro. Inoltre, secondo Nikolov, in Slovenia non ci sono sentimenti anti russi, dimostrato anche nella visita di luglio di Putin per il centesimo anniversario della cappella russa sul passo del Vrsic, che il presidente del Cremlino ha definito “un simbolo dell’amicizia tra Mosca e Lubiana”.
Nel mentre Donald Trump sta decidendo le varie nomine. E già imperversano le polemiche. Steve Bannon, il fondatore di Breitbart News è stato contattato da Trump, nominato chief strategy e suo consigliere. David Axelrod, consigliere del presidente Barack Obama, ritiene “preoccupante” Bannon alla Casa Bianca. Le accuse che gli rivolgono sono di nazionalismo. Tant’è vero che i democratici del Congresso hanno attaccato il neo presidente: “Non bisogna edulcorare la realtà. E la realtà è che un nazionalista bianco è stato nominato capo stratega dell’amministrazione Trump”, afferma Nancy Pelosi, leader della minoranza alla Camera dei Rappresentanti. Anche per il leader della minoranza al Senato, Harry Reid, la nomina di Bannon “è un chiaro segnale che i bianchi suprematisti saranno rappresentati al massimo livello nella Casa Bianca di Trump”.
Ma non ci sono solo i Democratici ad attaccare Trump, anche la comunità ebraica e quella musulmana in Usa protestano contro la nomina: “È una scelta che rende l’appello all’unità una presa in giro”, afferma il Council on American-Islamic relations. L’accusa a Bannon è quella di aver trasformato il suo sito Breibart in uno strumento di “propaganda etnica e di nazionalismo bianco”, con posizioni “razziste” e, aggiungono gli ebrei, “antisemite”. In sua difesa è intervenuto lo stesso Trump, “Chi lo critica – ha detto la portavoce del tycoon, Kellyanne Conway – dovrebbe andare a guardare il suo curriculum. Bannon è uno stratega brillante, e con Reince Priebus sta facendo sacrifici enormi per servire il presidente”. La squadra di Trump prende sempre più forma, e scalda il cuore ai repubblicani che hanno dovuto soffrire in questi anni di Obama.