A che servono le mani sulla Rai
29 Maggio 2016
C’è una fase più ‘eroica’ e una esclusivamente strumentale nella comunicazione di Matteo Renzi.
Quella ‘eroica’ coincide con la Leopolda, le primarie, la scalata del Pd, e poteva anche affascinare. Una volta sbarcato al governo, questa comunicazione si è tradotta nella presunta missione manifesta del renzismo, portare l’Italia fuori dalla crisi. L’hashtag #ItaliaRiparte, la mistica del Jobs Act.
Ma al momento, Renzi ha abbandonato l’idea che il nostro Paese possa davvero uscire dalla crisi. I dati dell’Istat sull’occupazione giovanile, la produzione industriale, il Sud, stanno lì a dimostrarlo.
Arriviamo così alla terza fase della comunicazione di Renzi, contestuale all’occupazione della Rai e al valzer di nomine nella direzione dei grandi giornali: il referendum costituzionale. Le riforme. Vince il sì o me ne vado a casa. Messaggio che suona molto meno eroico.
Le mani sulla Rai, infatti, non servono più per mostrare che il Governo sta portando il Paese fuori dalle secche, bensì a trascinare un po’ disperatamente il consenso che resta al premier fino al referendum di ottobre. Dopodiché Renzi probabilmente ritiene di poter sopravvivere grazie alla legge elettorale e al sistema messo in piedi con la riforma costituzionale.
Una comunicazione strumentale, pervasiva, e in questa chiave, come scrive oggi sull’Occidentale la professoressa Coli, va letto anche il tipo di comunicazione sempre più empatica che si continua a fare sui barconi rovesciati e i bimbi salvati, essendo noi italiani notoriamente un popolo generoso, che salva vite umane.
In un momento in cui il premier si gioca tutto non sul buongoverno, ma sulla comunicazione del referendum, è essenziale che gli immigrati non turbino il sonno degli elettori. Con un elettorato che, a pelle, appare insicuro, spaventato da come viene gestito il fenomeno. Quali sono esattamente le politiche per Lampedusa, il Brennero, Ventimiglia?
Premesso che va elogiato ogni sforzo fatto dai nostri uomini in divisa nel Mediterraneo, colpisce l’attivismo dell’account Twitter della Guardia Costiera, e in generale sorge spontaneo il sospetto che si voglia enfatizzare l’aspetto rassicurante dei salvataggi, così come lascia perplessi l’immagine di Papa Francesco in giubbotto salvagente infilata tra il titolo di un telegiornale e l’altro. Quello stesso pontefice al quale viene prestata poca attenzione se invece il tema sono le unioni civili.
Un uso strumentale della comunicazione sull’immigrazione, subordinata anch’essa, come tutto il resto – mancette, 80 euro, bonus giovani e bebè – all’appuntamento referendario. Finita la spinta eroica a Renzi resta il tentativo di occupare stabilmente il potere, con slogan e immagini assertive, senza argomentare.
Nel frattempo però, la stampa europea appare sempre meno bendisposta con il presidente del consiglio italiano. Si prenda la foto di Renzi al G7 del 27 maggio scorso apparsa sull’Independent, che pubblichiamo a corredo di questo pezzo. Quanto a “body language”, suona perlomeno irriverente.