Greggio risale, bene la Borsa ma c’è eccesso di offerta
24 Dicembre 2015
di redazione
Le quotazioni del greggio ieri sono lievemente risalite con il barile che si è attestato 2 dollari sopra i minimi storici (11 anni) raggiunti nella seduta precedente. Bene anche i titoli petroliferi in Borsa, Eni e Saipem compresi. Il Brent, il petrolio che fa da spartiacque nel comparto, è stato scambiato a 36,42 dollari al barile. 48 ore fa, aveva toccato i 34 dollari.
A pesare quest’anno sono tra le altre cose le condizioni meteo: nel momento in cui i consumi dovrebbero essere più alti, l’inverno, per esempio nel riscaldamento o nella mobilità, ci ‘scontriamo’ con una stagione mite, non solo in Italia ma a molte altre latitudini. Aspetto che si lega all’eccesso di offerta che già contraddistingueva i mercati.
Ma per gli analisti lo spettro di ragioni è molto più ampio e complesso, chiama in causa gli Usa e la loro politica energetica all’insegna dell’autosufficienza (che a quanto pare non basta), la mossa della Fed di arrotondare al rialzo i tassi d’interesse, la strategia seguita da Opec di tenere i prezzi bassi per non cedere la sua primazia, che secondo alcuni si è rivelata fallimentare.
C’è Putin, che ha aumentato la produzione a livelli sovietici (la Russia è il terzo produttore mondiale di oro nero) diventando competitivo con il mondo arabo ed esportando in Cina (poco meno di un milione di barili russi al giorno pompati a Pechino).
C’è l’Iran che progressivamente, mentre si allentano le sanzioni, si prepara a inondare di par suo il mercato del greggio. Sempre secondo gli esperti, tutte queste concause, domanda e offerta che schizzano all’impazzata, scorte che continuano ad accumularsi, meteo e così via, avranno un effetto negativo sui prezzi e sui consumi.