Dylan non ritira il Nobel, effetto Trump

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Dylan non ritira il Nobel, effetto Trump

17 Novembre 2016

L’accademia del Premio Nobel ha spiegato di aver ricevuto da Bob Dylan una lettera in cui il cantautore sottolinea quanto si senta onorato per il riconoscimento e che gli sarebbe piaciuto poterlo ricevere di persona, ma ha “altri impegni” e dunque non andrà a ritirare il premio. Gli accademici si dicono consapevoli del fatto che il non presentarsi alla cerimonia non è un evento eccezionale. La storia dei premi Nobel ha già visto diserzioni di lusso, per una ragione o per l’altra. L’Accademia, però, dice di aspettare ora la lectio magistralis di Dylan “che deve essere tenuta – unica condizione – entro sei mesi dalla data del 10 dicembre 2016”.

Se gli accademici hanno provato ad accogliere la notizia con tutta la sufficienza che hanno potuto, per il resto del mondo l’esercizio non è riuscito. Twitter è diventato lo sfogatoio principe dove l’ironia fa da padrone e dove la domanda più gettonata è quella più ovvia: “Che avrà da fare di più importante che andare a ritirare il Premio Nobel?” O ancora, “Baricco ha chiamato l’Accademia di Svezia: il 10 dicembre sono liberissimo”. C’è poi un certo Battiatu Francu ritwittato da Fiorello che scrive: “Non mi presentai a ritirare un Telegatto per il disco dell’anno. Mi portò sfiga. Scivolai e caddi su una pianta di fichi d’india”. E ancora “Domani a lavoro non ci vado perché ho altri impegni”; “anche io una volta ho rinunciato a ritirare la pirofila che avevo vinto coi punti Conad, io Bob Dylan lo capisco”.

E chissà quante gliene avranno dette, invece, in cuor loro, tutti gli intellettuali adulatori dell’accademia più famosa del mondo, che già avevano visto con rancore e acidità il gesto di premiare uno come Dylan. Nel 2009 Obama, invece, ci andò eccome a ritirare la medaglia d’oro, il diploma e l’assegno da 1,4 milioni di dollari. Quello fu probabilmente l’unico episodio della storia dei Nobel per la pace in cui il premio è stato assegnato sulla fiducia e sulle buone intenzioni: dovrebbe ripassare un po’ di storia chi non conosce le guerre di Obama, tra primavere arabe fallite, droni e operazioni speciali, mattanza libica e siriana… 

Ci si mette anche il presidente del consiglio Renzi, che giudica il gesto di Dylan “un pochino spocchioso. Probabilmente fa parte del personaggio. Non toglie nulla alla qualità delle sue canzoni e all’aver meritato il Nobel, ma lascia un po’ di stupore e perplessita’, dà l’idea di uno che se la tira un po’”, dice Renzi a Rtl 102.5. Beh, in realtà a noi il gesto di Dylan non ci sembra per niente spocchioso: Dylan è in linea con i tempi, un po’ trumpisti. Basta col politicamente corretto in letteratura, anche se si chiama premio Nobel.