CGIA, sanzioni contro Mosca costano care. 3,6 miliardi per Made in Italy
26 Marzo 2016
di redazione
Il coordinatore della Cgia, Zabeo, ha voluto sottolineare che "anche alla luce degli attacchi terroristici avvenuti nei giorni scorsi a Bruxelles è giunto il momento che l’Unione europea riveda la propria posizione nei confronti di Mosca. Rispetto al 2014, le condizioni geo-politiche sono completamente cambiate". La Cgia ricorda come in risposta all’annessione del marzo 2014 della Crimea da parte della Russia, l’Unione Europea ha imposto una serie di azioni restrittive contro Mosca.
Queste azioni sono state di natura diplomatica, come l’esclusione dalle riunioni del G8; di carattere restrittivo, come il congelamento dei beni e il divieto di visto applicati a persone ed entità responsabili di azioni contro l’integrità territoriale dell’Ucraina e di carattere economico. È questa la nota dolente. Le sanzioni di tipo economico, avviate nel luglio del 2014 e rafforzate nel settembre del 2014, hanno colpito il settore finanziario, energetico e della difesa.
Le imprese e i cittadini dell’Ue, ad esempio, non possono più acquistare o vendere nuove obbligazioni, azioni o strumenti finanziari simili con scadenza superiore a 30 giorni emesse dalle 5 principali banche russe di proprietà statale, dalle tre principali società energetiche e dalle tre grandi aziende che si occupano di difesa. Un embargo è inoltre previsto sull’import-export di armi e le esportazioni di alcune attrezzature e tecnologie legate all’energia hanno l’obbligo di essere sottoposte ad una preventiva autorizzazione da parte delle autorità competenti degli Stati membri. Queste azioni sono state prorogate fino al 31 luglio 2016 dal Consiglio Europeo. Un embargo, insomma, che è costato al made in Italy, ben 3,6 miliardi di euro.