Chiudere le frontiere a chi arriva dall’Iran è razzismo, a chi arriva da Israele no

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Chiudere le frontiere a chi arriva dall’Iran è razzismo, a chi arriva da Israele no

30 Gennaio 2017

La decisione della Casa Bianca di vietare per tre mesi l’ingresso negli Usa a cittadini provenienti dagli stati che un tempo avremmo chiamato “canaglia” o “sponsor del terrorismo” ha innescato un nuovo round di manifestazioni contro il presidente Trump, al grido di “siamo tutti musulmani”. Donald Trump ha anche bloccato per quattro mesi il programma di ingresso dei rifugiati, quelli siriani a tempo indefinito, privilegiando invece l’arrivo dei cristiani perseguitati. La reazione di chi manifesta non sorprende, dalle donne contro Trump al “no muslim ban” siamo solo agli inizi di una grancassa mediatica che rimbomberà nei prossimi quattro anni, con tanto di avvocati dell’ACLU – tra le organizzazioni finanziate dal massimo donatore dei democratici, Soros – accorsi subito a dare consulenza legale a chi è stato fermato per controlli alla frontiera USA, o quel giudice di New York, la città del sindaco De Blasio, che ha emesso un’ordinanza che impedisce l’espulsione dei rifugiati. 

L’indignazione degli antitrumpisti in America non deve sorprendere perché suona un po’ come la retorica sul muro da costruire al confine con il Messico: Trump non si è inventato niente di nuovo, completerà l’opera iniziata da Bill Clinton e proseguita da Obama nei decenni scorsi; così come, per adesso, sappiamo quanto sono state le espulsioni ordinate da Barack Hussein, 2 milioni e 800mila, ricorda Mario Sechi su Facebook (esclusi i dati del 2015-2016), mentre Trump in campagna elettorale ne ha promesse ‘solo’ tre milioni. Sorprende invece la sorpresa dell’Europa, la quale Europa ancora non deve aver del tutto realizzato che Trump ha vinto le elezioni e adesso manterrà le promesse fatte agli americani: lo stop agli ingressi dagli “stati-canaglia” infatti è stato un ritornello di tutta la sua campagna elettorale, se qualcuno nelle cancellerie occidentali si fosse degnato di seguirla lo saprebbe – ma erano troppo presi a fare endorsement per la sconfitta Lady Clinton. 

E così da Hollande alla Merkel, passando naturalmente dal nostro presidente del consiglio, Gentiloni, l’Europa tutta difende l’idea dell’accoglienza “senza se e senza ma” che continua a essere propagandata in tutto il continente, nonostante nei prossimi tre mesi chi era diretto negli Usa adesso arriverà in Europa. Forse per questo anche Theresa May, dopo le photo-opportunity nel giardino della Casa Bianca, ha criticato la mossa del Don, del resto la maggior parte degli immigrati colpiti dal divieto americano sono gli stessi che sbarcano nel Regno Unito. Ma in attesa di leggere (qualcuno l’ha già suggerito) che Trump si prepara ad aprire campi di internamento per chi entra negli Usa, c’è un limite alle corbellerie che stiamo ascoltando. E in questo senso, spiace segnalare che il “ministro degli esteri europeo”, Federica Mogherini, si sia lanciata in una esortazione dal sapore di una filippica contro la decisione di uno stato sovrano e nostro alleato nella NATO.

“Sembra così strano dover ricordare proprio poche ore dopo la Giornata della memoria che ogni persona è innanzitutto un essere umano, ha diritti inalienabili e merita rispetto al di là della religione, del genere e della nazionalità”, ha detto Lady PESC. Dubitiamo però che Mogherini si riferisse ai 16 stati islamici che si rifiutano di far entrare nel proprio paese cittadini con passaporto israeliano (nella foto, ndr). Compreso l’Iran, che ieri ha formalmente protestato contro la decisione di Trump definendola un “palese insulto ai musulmani nel mondo”. Vietare l’ingresso agli ebrei con passaporto israeliano, probabilmente, a Teheran viene considerato un gesto di civiltà. Insomma, più che nell’era della post-verità, siamo entrati in quella della post-ipocrisia. E l’Europa della Mogherini se lo merita tutto il tweet del Don: “L’America ha bisogno di frontiere solide e di un controllo estremo, adesso. Guardate che cosa succede in tutta Europa e, certamente, nel mondo. Un caos terribile”.