Pil, l’istat rivede crescita. A Renzi mancano 10 miliardi

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Pil, l’istat rivede crescita. A Renzi mancano 10 miliardi

Pil, l’istat rivede crescita. A Renzi mancano 10 miliardi

24 Settembre 2016

Secondo le analisi prodotte dall’istituto di statistica, le stime del Pil sono state riviste alla luce dei risultati economici disponibili e di quelli relativi a occupazione regolare e non regolare. “Il ritmo della ripresa non è ancora soddisfacente e bisogna proseguire lungo questa strada per intensificarlo”.

Lo comunica l’Istat, sottolineando come questo andamento abbia detemrinato un calo di 0,6 punti percentuali della propensione al risparmio (ovvero il rapporto tra il risparmio lordo delle famiglie e il loro reddito disponibile), che è scesa all’8,3%, dall’8,9% del 2014. Nel 2015 il Pil ai prezzi di mercato risulta pari a 1.642.444 milioni di euro correnti, con una revisione al rialzo di 072 milioni rispetto alla stima precedente.

Il valore aggiunto, a prezzi costanti, è aumentato del 3,7% in agricoltura, silvicoltura e pesca, dell’1,3% nell’industria in senso stretto e dello 0,4% nel settore dei servizi. Il parametro che viene tenuto sott’occhio in modo particolare dalla Commissione europea: l’anno scorso si è attestato al 2,6%, in miglioramento dal 3% del 2014. Nel 2015, dunque, la variazione del Pil in volume è pari a 0,7%, con una revisione al ribasso di 0,1 punti percentuali rispetto alla stima preliminare di marzo. Il saldo primario, l’indebitamento netto meno la spesa per interessi, si è attestato all’1,5% del pil. 

Basta mettere insieme pochi numeri: la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia sull’Iva (15 miliardi) e le misure su pensioni, contratti pubblici e «Industria 4.0» (oltre 10 miliardi) dovrebbero portare il conto della legge di Bilancio a toccare i 26-27 miliardi di euro. A fronte di queste uscite il premier Renzi e il ministro Padoan contano di recuperare oltre 6 miliardi dalla spending review (metà da tagli e metà dalla centralizzazione degli acquisti tramite Consip) più 4 miliardi dalla collaborazione volontaria sulla denuncia delle attività detenute all’estero. Come ipotizzato nello scorso agosto, si intende cifrare anche il minor costo degli interessi sul debito (grosso modo 5 miliardi).

Mancano all’appello grossomodo una decina di miliardi che Renzi vorrebbe recuperare sotto forma di deficit (uno 0,6% di Pil) con un nuovo ricorso a quelle clausole di flessibilità che l’Ue ha già bocciato preventivamente. Dalla dinamica 132,5-132,7% per il biennio 2014-2015 si è passati a 131,8-132,2 per cento. Questo significa che si è fatto ancora più deficit. Chiedere perciò di aumentarlo ancora dall’1,8% promesso per l’anno prossimo al 2,4-2,5%, come vorrebbe Renzi, non è proprio un atteggiamento serio.