Se Obama sceglie Macron allora in Francia la sfida è aperta
04 Maggio 2017
Manca poco al ballottaggio per le presidenziali in Francia. Un appuntamento elettorale dal clima teso, quasi isterico, con sondaggisti e grande stampa schierati ancora una volta con il candidato dell’establishment, Macron. “Non c’è un’associazione che non si sia schierata contro di me. Tutte, pure il club dei giocatori di bocce, la compagnia dei cuochi della domenica…”, attacca Marine Le Pen intervistata dal Corriere, “scherzi a parte, i presidi delle facoltà mandano mail minatorie agli studenti, i sindaci sono scatenati. I giornali poi non hanno vergogna. Non ce n’è uno, dico uno, che mi sostenga”. Macron invece ha ricevuto l’endorsement di Barack Obama, l’ex presidente Usa che, riciclatosi come sponsor della sinistra globale, ha detto: “Il successo della Francia è importante per il mondo intero. Ammiro la campagna condotta da Macron. Ha difeso i valori liberali, presentato una visione sull’importante ruolo che la Francia gioca in Europa e nel mondo e si è impegnato per un futuro migliore per milioni di francesi. Fa leva sulle speranze della gente, non sulle paure”. In realtà, visto com’è andato l’endorsement obamiano per il “Remain” inglese e il referendum renziano, falliti tutti e due, forse a Macron converrebbe fare gli scongiuri.
In ogni caso, il dibattito di mercoledì scorso ha messo a nudo i due candidati all’Eliseo. Una sfida che non ha certo annoiato, ma che i giornaloni esagerando hanno definito “brutale”, con la solita rappresentazione ‘al lupo al lupo’ della Le Pen e di Macron come una sorta di cappuccetto rosso. In realtà i due sfidanti hanno duellato in punta di fioretto, con una Le Pen incalzante, scaltra, sarcastica, e dall’eloquio che non perdona. Dall’altra Macron che la stampa internazionale ha messo già sul piedistallo: impacciato davanti agli affondi della Le Pen, irritato e confuso nel tentativo di sembrare calmo e impassibile, Macron è apparso per quello che è, un candidato costruito in laboratorio, che non ha saputo aggiungere molto a quello che abbiamo già sentito in campagna elettorale. “Il signor Macron è il candidato della mondializzazione selvaggia, della guerra di tutti contro”, un politico “pilotato dal signor Hollande che lo manovra nella maniera più chiara possibile”, ha detto Marine stigmatizzando l’avversario come “un banchiere affarista”. Macron, che non guardava mai dritto nelle telecamere, è apparso sfuggente, anche quando la Le Pen gli ha riservato qualche colpo basso: “Non faccia come il professore e l’allievo, con me non funziona”, una stilettata alla relazione tra il giovane candidato centrista e sua moglie più grande di lui.
Il punto debole della Le Pen è stato forse di non riuscire a spiegare con chiarezza cosa ne farà dell’Euro se dovesse vincere le elezioni, incartandosi sulla circolazione di una doppia moneta in Europa. Ma la leader del Fronte Nazionale non ha mai risparmiato le stoccate all’avversario: “Lei cerca di far dimenticare di aver fatto parte di un governo che non ha risolto i problemi,”, ha detto a Macron, “anzi… non si vuole prendere le sue responsabilità”. Per Le Pen la domanda è semplice: come mai se le ricette di Macron vengono rivendute come qualcosa di salvifico per la Francia quando invece hanno sancito il fallimento di Hollande e dei socialisti, che al primo turno hanno subito un vero e proprio tracollo? “Lei fa quello che sa fare, aiutare i grandi gruppi di interesse”, ha aggiunto Marine. Ma alla fine del dibattito Macron è stato comunque incoronato vincitore. Vi ricorda qualcosa? Hillary Clinton che veniva data come vincitrice di tutti i dibattiti presidenziali con Trump e che poi perse malamente le elezioni? L’ultima parola sull’enfant prodige Macron l’ha data Gérard Depardieu: “Macron è come il bianco dell’uovo: non sa di niente. Anche montato da Attali e Hollande, il bianco dell’uovo continua a non avere sapore”. Come finirà il ballottaggio? L’esito, nonostante sondaggisti e giornaloni diano per vincente Macron, ancora una volta non è scontato. La Le Pen è in ripresa nei sondaggi e forse la sua incursione migliore resta quel “la Francia sarà guidata da una donna, o sarò io o sarà Angela Merkel“. Implacabile Marine.