Referendum il 4 dicembre, finalmente gli italiani sanno quando rottamare Renzi
26 Settembre 2016
Ieri il presidente del consiglio dei Renzi ha finalmente avuto la cortesia di comunicare agli italiani la data del referendum costituzionale, il prossimo 4 dicembre. Palla lunga, come ci si aspettava. La questione della data della consultazione popolare sulla riforma, nel corso degli ultimi mesi, è diventata una barzelletta: doveva essere settembre, poi è diventato ottobre, no, novembre, alla fine si è scelto dicembre.
Non è per pedanteria che ricordiamo tutte queste giravolte, che per inciso riguardano la nostra Costituzione, bensì per dimostrare che invece di lavorare a una riforma politicamente condivisa e utile per il nostro Paese, nei mesi che ci lasciamo alle spalle il premier ha inseguito solo i sondaggi e le convenienze politiche del momento.
Ma perché tutta questa indecisione e il ritardo accumulato nel fissare la data? All’inizio c’era la sicumera di poter sbancare il tavolo, dettata dal successo del Pd alle europee: faccio il referendum e prendo il potere in Italia per i prossimi vent’anni. Poi è arrivata la batosta delle amministrative, con i grillini che vincono a Roma e a Torino: sposto il referendum a data da destinarsi e intanto occupo militarmente i media, tv e giornaloni, nella speranza (vana, visti i sondaggi che danno in testa il No) di recuperare gli indecisi.
Dalle certezze assolute Renzi è passato all’incertezza assoluta, dal faccio tutto da solo al ridiscutiamo insieme la legge elettorale, fino all’annuncio fatto a margine del G20, anticipando la decisione (ma non la data) presa oggi in Cdm: “decideremo la data dopo aver ascoltato i soggetti interessati”. Se tra i “soggetti interessati” c’erano anche le opposizioni in parlamento, beh, a sentire i diretti interessati nessun telefono ha squillato nei palazzi del potere romano per ascoltare chicchessia. L’ennesima bugia del premier.
Bugia condita da una manovra finanziaria, della quale speriamo almeno di conoscere i numeri in settimana, che ormai resta l’ultima arma propagandistica da brandire per convincere gli italiani a votare Sì: lo spettacolino sulla “flessibilità” che abbiamo visto andare in onda fino al vertice europeo di Bratislava, flessibilità che fa rima con spesa pubblica e quindi con provvedimenti-mancia fatti a puro scopo elettoralistico. Insomma, ripercorrendo l’epopea della data referendaria si capisce il motivo di questa mancanza di chiarezza che è anche una prova di debolezza: appena darò la data, avrà pensato Renzi fino all’ultimo momento, gli italiani sapranno quando rottamarmi.