Macron vince ma in Francia qualcosa è cambiato (e ci vediamo alle legislative)

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Macron vince ma in Francia qualcosa è cambiato (e ci vediamo alle legislative)

07 Maggio 2017

Emmanuel Macron vince il ballottaggio delle presidenziali ed entra all’Eliseo. “Oggi inizia una nuova era di speranza e fiducia per la Francia”, dice il più giovane presidente della Quinta Repubblica commentando a caldo i risultati. “I francesi hanno scelto la continuità”, ribatte Marine Le Pen, che ha ammesso la sconfitta, mostrandosi comunque orgogliosa del risultato che “pone il il fronte patriottico come prima forza d’opposizione”, il miglior risultato di sempre per la destra del Fronte Nazionale, ma un po’ sotto le aspettative (la Le Pen non raggiunge la soglia psicologica del 40%).

In realtà è una continuità che sa un po’ di fittizio, una continuità artificiale. Qualcosa è cambiato in Francia e, come ha scritto sul Guardian il commentatore (liberal) Timothy Garton Ash, questa è solo una “tregua”, per i nostri cugini d’Oltralpe e in generale per la Ue. Se si azzarda un paragone con le elezioni del 2002, infatti, quando a finire al ballottaggio con Jacques Chirac fu il padre di Marine, il vecchio Jean-Marie Le Pen, queste elezioni rappresentano comunque un cambiamento del quadro politico nel Paese. Allora, il fronte repubblicano si schierò compatto contro Jean-Marie per scongiurare il “pericolo estremista”. In Francia c’era un sistema politico forte, un bipolarismo ancora funzionante, si registrò una fortissima mobilitazione degli elettori.

Questa volta le cose sono andate diversamente. Il bipolarismo di una volta ormai è un miraggio, i partiti storici escono ridimensionati dal voto, quello socialista è quasi sparito, l’astensione è stata molto alta. Insomma, il sistema politico francese è entrato in crisi. L'”ammucchiata“, se si può definire così l’insieme delle forze che è riuscita a fermare sia la Le Pen che l’estrema sinistra, per vincere, per imporsi, ha dovuto inventarsi un candidato allevato in laboratorio, “né di destra, né di sinistra”, senza un partito. Macron, appunto. 

E non finisce qui. La Francia tra poco più di un mese sarà chiamata di nuovo alle urne per eleggere il nuovo Parlamento. Tornata elettorale che ha un’importanza non inferiore a quella per la scelta del presidente della Repubblica. In quel momento si capirà meglio quale sarà la agibilità politica di Macron, e se il nuovo presidente potrà governare per i prossimi cinque anni. Il sistema elettorale francese per l’elezione del Parlamento è un sistema a doppio turno, che prevede che nei singoli collegi vadano al ballottaggio i candidati che hanno ottenuto il 12,5% dei voti. Il nuovo inquilino dell’Eliseo corre il rischio di ritrovarsi senza una maggioranza in Parlamento

“Il bicchiere resta meno che mezzo pieno”, ha scritto Ash, Macron ha “alcune buone idee” su come affrontare “i profondi problemi strutturali” francesi e su come cercare di riformare l’Unione Europea, ma se dovesse fallire in alcuni dei suoi ambiziosi progetti di riforma, farebbe la fine di Renzi in Italia. “Questa è solo una tregua. Tutto resta da fare. L’Europa sta ancora bevendo al saloon dell’ultima chance”, scrive Ash, non un pericoloso lepenista.