Grillo: “Mazzillo era Pd? Anch’io avevo tessera”. Di Maio: “M5S fuori da ANCI”
02 Ottobre 2016
Beppe Grillo torna in prima linea per difendere il neo assessore Mazzillo della giunta Raggi a Roma e per rilanciare la battaglia di M5s per il NO al referendum costituzionale. La Raggi ha nominato un ex del Pd nella sua giunta? Mazzillo era nei comitati per Veltroni sindaco? E allora? “Non sarà mica un reato,” spiega Grillo, “anch’io ho avuto la tessera del Pd, non ve lo ricordate? La presi ad Arzachena”, dice il leader pentastellato.
Dopo la manifestazione di Palermo, Grillo parla da Mirandola, in provincia di Modena, cittadina devastata dal terremoto 2012, per sottolineare, con la sua presenza oltre che con le parole, come sia necessario ripartire dai fondamentali: la raccolta fondi del movimento (425mila euro raccolti per il tour elettorale nel 2013 e destinati alla ricostruzione in Emilia).
Insomma, il “capo politico” torna mattatore del movimento, placa le polemiche romane, serra le fila e indica nella battaglia per il NO al referendum del 4 dicembre il prossimo obiettivo pentastellato. Con lui, Luigi Di Maio, Roberto Fico e Carla Ruocco, in attesa di capire cosa accadrà domani a Parma, con il sindaco Pizzarotti che stavolta sembrerebbe davvero intenzionato a lasciare il movimento, decisione che se si avverasse probabilmente riaprirebbe una crisi nel movimento.
“Beppe Grillo lo vedrete più spesso, come lo avete sempre visto,” spiega il presidente della vigilanza Rai e membro del direttorio Roberto Fico, “lui è il garante del movimento, è il capo politico e dopo la scomparsa di Casaleggio sentiva il dovere, in questa fase, di rimanere: a breve ci saranno le elezioni nazionali. Abbiamo cominciato insieme questa storia e la finiremo tutti insieme”.
“Siccome adesso non si può più dire che non c’è una giunta a Roma perché abbiamo riempito tutte le caselle,” attacca il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, “ci si inventa un’altra polemica”, dice parlando delle polemiche sul passato piddino dell’assessore al bilancio della Raggi. Ma Di Maio va oltre e minaccia: se ANCI non cambia, gli amministratori grillini abbandoneranno la associazione dei comuni italiani.
“O cambia tutto o i comuni amministrati dal Movimento 5 Stelle abbandoneranno l’associazione portando con se i milioni di euro di quota d’iscrizione”, scrive Di Maio su Facebook, i “sindaci del MoVimento 5 Stelle non faranno accordi con nessuno. La nostra permanenza in Anci sarà a tempo. Ci batteremo per la massima trasparenza, a partire dal bilancio, il quale non è pubblico e solo in consulenze e costi del personale ha visto lievitare la spesa di mezzo milione in un anno. Vanno aboliti gli sprechi e deve diventare un ente efficiente e totalmente trasparente”.
M5s avverte: “L’Anci deve tornare alla sua vocazione originaria, quella di rappresentare veramente i comuni italiani, non essere più zerbino del presidente del Consiglio. E’ quello che chiedono tanti Sindaci che hanno già scelto di abbandonare questa associazione per aver assistito inerme al taglio di miliardi di euro ai comuni da parte del Governo Renzi”. Tagli che potrebbero continuare se vincesse il Sì al referendum costituzionale.
Ma la prova del nove per 5 Stelle resta la amministrazione di Roma. Lunedì si riunirà per la prima volta al completo la giunta Raggi con i nuovi assessori al bilancio e al patrimonio, Mazzillo e Colomban. Primo obiettivo, chiudere il bilancio provisionale della capitale, con Raggi che rivendica lo sblocco di fondi per l’assistenza sociale e la scuola.
“Adesso la giunta deve mettersi a lavorare per i romani, la Raggi ha fatto scelte per competenze, qualità e profili professionali”, dice Di Maio. E il caso Muraro? “Aspettiamo almeno di capire quali siano i capi di imputazione. Da noi non funziona che aspettiamo il terzo grado di giudizio, ma ancora non c’è nemmeno un avviso di garanzia”. E la Raggi: “Vale quello che abbiamo sempre detto: aspettiamo di leggere le carte, e poi non faremo sconti a nessuno”.