I giovani senza lavoro, i tornelli e quei prof pompieri del renzismo
12 Febbraio 2017
di Daniela Coli
Grande consenso per il rettore Ubertini di Bologna eletto nel 2015 e festeggiato dal mondo renziano, che ha chiamato Digos e polizia per una protesta dei collettivi studenteschi che avevano occupato la biblioteca di Lettere in via Zamboni e sabotato i tornelli. Si parla di qualche manganellata e si plaude al nuovo corso, senza rendersi conto, come ha commentato un lettore de Il Giornale, che gli studenti degli anni Settanta e Ottanta, autori di proteste molto più violente, oggi sono docenti, magistrati, politici e premi Nobel. Insomma, spesso i pompieri di oggi sono gli incendiari di ieri, senza mai un cenno di autocritica. Più grave del sabotaggio del tornelli è che gli studenti arrivino a laurearsi senza conoscere la grammatica, e questa è una responsabilità dell’università. Galli della Loggia ha ricordato pochi giorni fa come Tullio De Mauro, considerato il più grande linguista italiano, ministro dell’Istruzione del governo Amato nel 2000-2001, ritenesse l’insegnamento dell’ortografia poco democratico, un prodotto delle classi dominanti.
Nel 1971 De Mauro sottoscrisse la famosa lettera pubblicata dall’Espresso che accusava il commissario Calabresi della morte dell’anarchico Pinelli e nello stesso anno firmò anche una lettera di autodenuncia di Lotta Continua che affermava: «Quando essi [alcuni militanti e dirigenti di Lotta Continua] dicono “se è vero che i padroni sono dei ladri, è giusto andare a riprendere quello che hanno rubato”, lo diciamo con loro. Quando essi gridano “lotta di classe, armiamo le masse”, lo gridiamo con loro. Quando essi si impegnano a “combattere un giorno con le armi in pugno contro lo Stato fino alla liberazione dai padroni e dallo sfruttamento”, ci impegniamo con loro».
I fatti di Bologna rivelano in realtà un grande malessere giovanile, la protesta è iniziata per il caro mensa e gli studenti manganellati volevano essere certi che gli 80 milioni stanziati dalla regione non finissero nel sottobosco universitario. E’ essenziale stigmatizzare ogni forma di violenza, ma occorre ricordare che gli stessi docenti che plaudono alle manganellate, erano in prima fila alle manifestazioni contro i governi di centrodestra, accusati di voler distruggere l’università. All’epoca nessun docente protestava se gli studenti manifestavano e occupavano, anzi alcuni rettori mandavano perfino gli studenti ad occupare i binari dei treni e i consigli di dipartimento votavano ogni tipo di occupazione contro Berlusconi.
Renzi e il Pd di Renzi vuole essere votato dal centrodestra e quindi il mondo accademico “de sinistra” fa azioni come chiamare la polizia, per impressionare gli elettori del centrodestra, che Renzi però non ha conquistato, come abbiamo visto al referendum. Il Pd non vuole vedere la realtà, cioè che la disoccupazione è arrivata al 40% e che Renzi il referendum lo ha perso perché non è stato votato dai giovani. La sofferenza giovanile è profonda e diffusa, i nostri ragazzi non vedono un futuro e sanno che non avranno mai una pensione come quella dell’ultrasettantenne prof Bonaga, famoso per essere stato un fidanzato di Alba Parietti, che loda la polizia e (oggi) condanna le manifestazioni violente. Ma non dice nulla sul fatto che gli studenti che protestano sanno che non avranno mai una pensione come la sua, e che troveranno, nell’università, ben pochi spazi. I giovani scontano sulla propria pelle un’Italia impoverita da élite che sognano solo di mantenere le rendite, élite che assomigliano ogni giorno più all’ancien régime.