“Lascio…anzi no”. Renzi e le “non-dimissioni” per rimanere in partita (e nel Pd è guerra)

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“Lascio…anzi no”. Renzi e le “non-dimissioni” per rimanere in partita (e nel Pd è guerra)

06 Marzo 2018

“Lascio, però…”. Sembrava davvero troppo strano che, anche dietro alle dimissioni, non ci fosse una renzianata delle sue. La genialata in questo caso sono le dimissioni “posticipate”. Renzi ha infatti annunciato di voler sì lasciare la guida del Pd ma solo dopo la nascita del nuovo governo. Il che significa gestire in toto la fase delle consultazioni. Fase delicata da cui dipende il futuro del partito. Matteo, dunque, dopo la facciata mediatica dell’addio alla segreteria, frutto delle pressioni delle minoranze Dem, vorrebbe continuare a recitare il ruolo da protagonista. Un modo per restare della partita, per provare a giocarsi i suoi uomini nelle consultazioni e acciuffare un nuovo treno? Oppure strategia per far fallire qualsiasi consultazione e andare di nuovo al voto? Chi lo sa! Tutto questo nonostante in molti gli ricordino di essere stato sonoramente sconfitto.

Soprattutto dal suo partito, dove si sono levate critiche durissime alla strana decisione assunta dal segretario, vista sempre più come l’ennesima fregatura renziana: “La decisione di Matteo Renzi di dimettersi e contemporaneamente rinviare la data delle dimissioni non è comprensibile. Serve solo a prendere ancora tempo”, attacca Zanda che ricorda i casi di Veltroni e Bersani: “Un minuto dopo le dimissioni non erano più segretari”. Con lui anche Marco Minniti, Anna Finocchiaro (“Le dimissioni si danno non si annunciano”). In pratica, la parte di governo meno renziana. Duro anche Orlando: “Di fronte alla sconfitta più grave della storia della sinistra italiana del dopoguerra mi sarei aspettato una piena assunzione di responsabilità”.

Insomma, il lupo perde il pelo ma non il vizio. E meno male che in conferenza stampa aveva annunciato: “Farò il senatore semplice. Riparto da qui, con umiltà”. Se questo significa “ripartire con umiltà” allora ne vedremo ancora delle belle. Intanto nel Pd la guerra è di nuovo aperta.