Giovanardi, Cucchi e i politicamente corretti

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Giovanardi, Cucchi e i politicamente corretti

12 Ottobre 2018

Il popolo degli internauti deve avere molta considerazione di Carlo Giovanardi, se qualcuno fra loro è giunto a sollecitarne la dipartita giudicando l’evento meritevole di essere celebrato con una bottiglia di barolo messa in serbo per le grandi occasioni. E tutto sommato, ad avventurarsi nei meandri della Rete, ci si accorge che il macabro augurio è fra i commenti più gentili riservati al “Giova” dopo la testimonianza del carabiniere che sembra aver impresso una svolta al processo bis per la morte di Stefano Cucchi.

Ora, Giovanardi non è persona incline al politicamente corretto e neppure al minimo maquillage delle opinioni. Di più: non sa cosa sia l’opportunità, soprattutto quando essa diventa opportunismo. Assume posizioni scomode e le esprime con ruvida, tetragona schiettezza. Insomma, quando c’è da dare bracciate lo si trova sempre nella vasca dove si nuota controcorrente. E, se si ha la buona volontà di andare al fondo delle cose che dice, raramente sul piano fattuale gli si riesce a dare torto.

Veniamo alla cronaca di queste ore. Non vi è fra noi – Giovanardi compreso – chi non reputi di grande rilievo le novità emerse nel processo Cucchi. Non vi è fra noi – Giovanardi compreso – chi non sappia che uno Stato non infierisce sul corpo dei cittadini affidati alla sua custodia, per qualsiasi ragione questo stato di custodia si sia verificato. Non vi è tra noi – Giovanardi compreso – chi non ritenga che all’umana pietà per la morte di una persona debba aggiungersi un surplus di solidarietà se nelle sedi deputate all’accertamento della verità si stabilisse che a cagionare quella morte è stato un comportamento improprio di rappresentanti dell’autorità statale.

Cosa gli si contesta, dunque? Il fatto che, sollecitato a farlo da qualche giornalista dopo la testimonianza del carabiniere, Giovanardi non abbia chiesto scusa per la battaglia fin qui condotta contro i processi mediatici sommari, per le posizioni espresse nel merito durante tutto lo svolgimento del caso, per le polemiche anche aspre che lo hanno in passato visto contrapporsi alle convinzioni dei familiari di Stefano Cucchi.

Ci permettiamo di dire, con il massimo rispetto, che è la domanda ad essere malposta. Carlo Giovanardi non sarà un campione di diplomazia e tantomeno di quel velo di ipocrisia che spesso ammanta la comunicazione umana, ma il motivo per il quale non ha ritenuto che ci fossero scuse da formulare è che fin dal primo giorno ha (ovviamente) fondato i suoi pareri e le sue prese di posizione sulla conoscenza degli atti possibile in quel dato momento, non su elementi a tutti ancora ignoti.

Lo si potrebbe accusare se avesse espresso una indisponibilità a cambiare parere di fronte a qualsiasi eventuale evidenza futura. Peccato che non sia così. Giovanardi ha semplicemente invitato ad attendere in ogni caso l’esito degli accertamenti giudiziari, anche sul fronte dell’ipotesi del nesso causale tra la tragedia e gli eventi precedenti, ricordando com’è andato a finire il primo processo a carico degli agenti della polizia penitenziaria da tutti additati come colpevoli. Il tutto – non dimentichiamolo – in un clima nel quale, da diversi fronti politici, invece di tutelare il lavoro delle forze dell’ordine e invocare la giusta punizione per chi fra loro non si comporta correttamente, si è cercato per anni di strumentalizzare vicende drammatiche per mettere i difensori dell’ordine pubblico sotto il giogo di leggi assurde.

Ciò significa disconoscere l’inviolabilità del corpo umano? Neanche per idea. Ciò significa che chiunque al posto di Carlo Giovanardi avrebbe rilasciato le stesse dichiarazioni? Probabilmente no, perché la tempra di Carlo non è comune. Il che lo rende frequente bersaglio di attacchi durissimi fino alla mostrificazione, ma ne fa anche un grande combattente. Al quale, fra tante contumelie arrivate fino all’augurio di morte, il mitico autore de “le più belle frasi di Osho”, sempre irriverente ma mai insultante, ha in qualche modo reso con simpatia l’onore delle armi (vedi foto).