Bonfrisco: “Ora vi spiego perchè sui Balcani dobbiamo essere cauti”
30 Ottobre 2019
Albania, allargamento verso est e crisi turca: l’Unione europea sta assistendo a un momento di grave crisi internazionale ai suoi confini. Su questo abbiamo chiesto l’opinione di Cinzia Bonfrisco, deputata europea della Lega e membro del gruppo Identità e democrazia
Onorevole Bonfrisco, dopo lo stop all’avvio del processo di allargamento per Albania e Macedonia del Nord, il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza una risoluzione che chiede di proseguire i negoziati. La Lega ha votato contro e lei stessa ha spiegato che l’ingresso di questi Paesi nell’Ue potrebbe essere prematuro. Cosa dimostra questa vicenda?
Dimostra che Bruxelles fatica ad imparare dai propri errori. Come per la Turchia, anche in questo caso lo strumento dell’allargamento non credo sia quello giusto. Forse sarebbe opportuno puntare su una strada più concreta e meno rischiosa, come quella degli accordi commerciali. Ancora una volta, l’unico risultato è stato quello di mostrare al mondo che gli Stati membri dell’Ue sono in disaccordo tra loro e seguono ognuno la sua politica estera.
Il gruppo “Identità e Democrazia”, ha votato contro i negoziati di adesione anche per timore che da questi Paesi possano arrivare nuovi pericoli per la sicurezza e la stabilità europea. Quali sono queste minacce?
Esistono diversi problemi, a partire dalla forte influenza cinese, russa e turca, fino al frequente ricorso a politiche di stampo oligarchico, che non si conciliano con la nostra idea di Stato di diritto e democrazia.
Stiamo parlando di territori dove sono presenti grandi organizzazioni criminali, impegnate in traffici illeciti di ogni genere, dalla droga, alle armi, fino agli esseri umani. L’Unione europea deve dare il giusto peso ad ogni rischio, inclusi quelli che derivano dall’altissima percentuale di musulmani, che nasconde le insidie dell’islamizzazione, della radicalizzazione, delle infiltrazioni di foreign fighters e del terrorismo in generale.
Non dimentichiamo che durante e dopo le guerre Jugoslave, sono arrivati nei Balcani occidentali Imam Salafiti fondamentalisti con l’obiettivo di diffondere un’interpretazione dell’Islam più dura ed estremista. Hanno approfittato della guerra e dell’incapacità dei neonati Stati di gestire il fenomeno e, come indicano i dati dell’Assemblea parlamentare NATO, potrebbero essere riusciti nel loro intento.
La situazione politica in effetti è molto complicata. Nei mesi scorsi per esempio il governo albanese, guidato dal Primo ministro socialista Edi Rama, è stato al centro di controversie e proteste che hanno portato in strada centinaia di migliaia di cittadini. Le accuse che l’opposizione fa al Primo ministro sono di corruzione e sostegno alla criminalità organizzata. Questo certamente non è stato un buon viatico sulla strada dei negoziati verso Bruxelles…
La lunga crisi politica fa male all’Albania e ai suoi cittadini, ansiosi di voltare pagina e dare un’immagine positiva del loro Paese. È nell’interesse di tutti, Italia e Unione europea incluse, che l’Albania abbia presto un governo più solido, liberale e vicino alla nostra concezione dello Stato di diritto. Continuiamo a parlare di adesione e allargamento mentre il Paese è paralizzato da mesi, ma tutti sappiamo che la priorità è un salto di qualità nella lotta alla criminalità, che renda il territorio più sicuro e libero da infiltrazioni criminali.
Se la scelta sarà tra vecchie idee e proposte nuove, mi auguro che il leader dell’opposizione, Lulzim Basha, abbia l’opportunità di mettersi in gioco. Potrebbe essere un’occasione importante per far riprendere un dialogo costruttivo tra Albania ed Europa.
L’Albania ha una forte tradizione di rapporti con l’Italia, ma è anche una nazione legata a doppio filo al governo turco. Come può l’Italia tenere in equilibrio l’interesse nazionale con una legittima preoccupazione di un ulteriore allargamento verso est?
Il legame storico e la vicinanza geografica tra Italia e Albania rendono la risoluzione di questo stallo ancora più urgente per il nostro Paese. Se l’Unione europea non trova una soluzione concreta, l’Italia potrebbe risentirne più di altri.
Occorre guardare al problema dei Balcani in modo più pragmatico e abbandonare l’idea dell’adesione ad ogni costo, se non abbiamo sufficienti garanzie per avviare il processo di allargamento, dobbiamo utilizzare altri strumenti, come il dialogo e una buona politica commerciale europea.
A pochi giorni dallo stop al processo di adesione per Albania e Macedonia del Nord, il governo serbo ha firmato un trattato di libero scambio commerciale con l’Unione euroasiatica, a guida russa. Mosca sta tentando di costruire faticosamente la gamba europea dell’accordo. Crede che i due fatti siano correlati? Pensa che le nazioni dei Balcani, sfiduciate verso l’UE, possano ora iniziare a guardare con rinnovato interesse alla Russia o alla Turchia?
Accordi commerciali di questo tipo richiedono anni per essere conclusi o modificati e non credo si tratti di una risposta diretta a quanto successo nelle ultime settimane. Io credo che tra Unione europea e Balcani occidentali non ci debba essere concorrenza ma collaborazione. Se gli accordi commerciali migliorano le performance economiche e proteggono da eventuali shock la Serbia e gli altri Paesi dei Balcani, sono auspicabili e dovrebbero stimolare l’Unione europea a fare altrettanto.