“Cannabis? Provoca danni gravi: ora test antidroga in tutte le scuole venete”

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“Cannabis? Provoca danni gravi: ora test antidroga in tutte le scuole venete”

Proprio ieri il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha chiuso la porta alla proposta di legge del M5s per la legalizzazione della cannabis, un testo firmato dal senatore Matteo Mantero che punta a depenalizzare la coltivazione, la lavorazione e la vendita della cannabis e che, se venisse approvato, renderebbe possibile coltivare fino a tre piante e detenere fino a 15 grammi di sostanza. Un no alla legalizzazione che viene sottoscritto completamente dall’assessore all’istruzione e lavoro della Regione Veneto Elena Donazzan, la quale ribadisce la sua proposta di rendere obbligatori test antidroga per tutti gli studenti veneti.

Assessore, lei ha lanciato un mese fa la proposta di effettuare test antidroga su tutti gli studenti della sua Regione. E’ una idea che potrebbe concretizzarsi?
“Certamente. Ho avuto tantissimi riscontri positivi da parte di genitori che capiscono di essere deboli e soli di fronte al dramma dell’uso in aumento di stupefacenti da parte dei loro figli. La scuola da sempre fa prevenzione e lezioni con medici, esperti e testimonianze di ragazzi, ma non basta. Servono test antidroga a tappeto e l’essere scoperti con sostanze stupefacente deve concorrere sul giudizio complessivo dello studente fino a pregiudicarne l’ammissione alla classe successiva”.

I controlli a suo avviso dovrebbe riguardare solo gli istituti superiori?
“Partiamo dalle scuole superiori, anche se purtroppo i dati ci dicono che l’uso di droga spesso inizia già alle medie. Io immagino si debba effettuare un test a tutti a inizio d’anno, per poi ripeterlo a campione prima della fine dell’anno scolastico. I ragazzi devono sapere che la scuola non tollera l’assunzione di stupefacenti e devono avere la consapevolezza che chi si droga ha un grave problema. Noi oggi spendiamo risorse pubbliche per costruire la migliore scuola possibile, non è accettabile pensare che gli studenti la frequentino obnubilati dell’uso di droghe. La scuola, la comunità educante e i genitori devono fare fronte comune: se un genitore non aderisce a questa battaglia e non autorizza il test si prende la responsabilità di dire al figlio indirettamente che drogarsi non è un problema. Un messaggio che forse può essere tollerato nella sfera educativa personale, ma non vale se parliamo di educazione scolastica”.

I detrattori della sua proposta parlano di una invasione nella sfera della libertà individuale?
“Qualche associazione studentesca ha avanzato questa critica che io respingo con forza. Il richiamo al principio astratto di libertà e al diritto alla riservatezza non c’entra nulla: tutta la droga fa male. La scuola può permettersi giustamente di valutare il grado di apprendimento delle varie discipline e ha il dovere di trasmettere il rispetto del principio di legalità. Ikea fa test antidroga per i suoi dipendenti, perchè la scuola pubblica non dovrebbe fare altrettanto?”

Lei quindi ritiene, come ha sostenuto anche il dottor Serpelloni in una recente intervista proprio su L’Occidentale, che non sia possibile parlare di droghe leggere.
“Lo ribadisco: tutta la droga fa male. Va condannata l’ipocrisia di docenti, commentatori pubblici e politici in modo trasversale i quali lasciano intendere che i problemi sono altri e che tutto sommato fumare uno spinello non è grave. Consentire implicitamente che uno studente porti a scuola insieme ai libri uno spinello è concettualmente e psicologicamente un disastro perchè significa che si presenta nel luogo della sua crescita e della sua maturazione con lucido, ricettivo e responsabile ma con l’approccio opposto. Se ci andasse ubriaco sarebbe uguale. Due anni fa a Bassano del Grappa nel corso di una assemblea studentesca partecipai a un dibattito con il magistrato Gherardo Colombo il quale affermò che sarebbe stato sufficiente depenalizzare la legge per scongiurare una deriva illegale. Io credo che chi afferma questo si assume la responsabilità di incentivare la diffusione dell’uso della droga”.

Lei ha anche ipotizzato che se un insegnante avvisa gli studenti dei controlli antidroga debba essere licenziato.
“E’ già successo che un professore abbia avvisato in anticipo i ragazzi dell’arrivo dei cani antidroga. Per questo insegnante credo debba valere il licenziamento. Un docente è anche il rappresentante della legge in aula e della educazione alla legalità, non può far passare il messaggio che le forze dell’ordine siano il nemico dal quale difendersi con sotterfugi”.

I suoi colleghi di giunta in Regione veneto sosterranno la sua proposta?
“Stiamo valutando la sostenibilità economica dei controlli a tappeto, ma sono certa che il problema non sia questo bensì un dibattito sul mal interpretato diritto di libertà. La giunta regionale, a parte me, è composta solo da esponenti leghisti: ascoltando le parole del segretario nazionale Salvini sull’argomento, la mia proposta mi aspetto trovi piena condivisione”.