Così il MoVimento 5 Stelle rischia di perdere il sostegno del ceto medio

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Così il MoVimento 5 Stelle rischia di perdere il sostegno del ceto medio

20 Aprile 2019

La parabola del MoVimento 5 Stelle rischia di infrangersi, come qualcuno aveva pronosticato, sullo scoglio del reddito di cittadinanza. Sarà perché quasi un terzo delle richieste, il 27%, risulta essere stato ricusato, sarà per la curiosa vicenda social di “Inps Famiglia”, sarà – ancora – per la media delle cifre riportate sugli assegni che hanno iniziato a circolare, che non sembra corrispondere alle aspettative di molti, e sarà – infine – per il fatto che quasi un quinto dei cittadini richiedenti, il 17%, potrà vantare, per usare un eufemismo, la ricezione di un reddito compreso tra i 40 e i 150 euro mensili, ma tra le aspettative e la realtà c’è un divario che vale la pena segnalare.

A sciorinare questi numeri non è stata l’opposizione politica, ma il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, come si legge su Today.it. Difficile rintracciare troppo entusiasmo in giro. La povertà è tutt’altro che abolita. C’è decrescita sì, ma è infelice. Sta divenendo virale la domanda che una signora ha posto nel corso di una puntata di Piazza Pulita: “Il mio Isee è pari a 1: allora perché mi hanno attribuito solo 278 euro di reddito di cittadinanza?”. Misteri della democrazia diretta e della “rivoluzione del mondo del lavoro”.

Queste brevi considerazioni, se rapportate alla narrativa elettorale dei grillini su questa misura, prelude a una discesa elettorale che i sondaggi hanno già iniziato a raccontare. Vedremo cosa diranno le cabine elettorali, ma la sensazione è che l’exploit pentastellato abbia finito di occupare le analisi dei politologi. Ci sarà spazio, magari, per la calata. Il picco è stato raggiunto alle scorse elezioni politiche pure il MoVimento aveva promesso risposte a quelli che Federico Rampini ha iniziato a chiamare “penultimi”, ma questi sono ancora lì, con le consuete esigenze materiali, a registrare  la mal riposta fiducia in un esecutivo che aveva promesso il “cambiamento”.

Vedete, il cosiddetto “populismo” ha origini sì mediatiche, ma è mosso dall’economica. Donald Trump ha vinto anche grazie al Midwest, raccogliendo le istanze di un ceto, quello degli operai, che è stato surclassato dalla crisi. La Brexit ha avuto le medesime motivazioni di fondo. Le percentuali fatte registrare da Alternative fur Deutschland in Germania, Rassemblement National in Francia, Lega in Italia, Vox in Spagna e così via, passano per la dinamica che il professor Giulio Sapelli ha ben descritto in questa intervista. Il populismo, in questa fase, non è altro che il ceto medio che bussa alla porta della storia, facendo presente di avere più di un problema. Dello stesso bacino elettorale fanno parte anche tanti dei cittadini che, provenendo da esperienze di destra o di sinistra, hanno iniziato a pensare che la creatura di Beppe Grillo potesse rappresentare la risposta al deficit di sovranità, all’impoverimento e agli altri effetti della globalizzazione senza freni.

Per avere contezza di quanto i fenomeni elettorali siano mutevoli nella contemporaneità, però, basterebbe chiedere a Matteo Renzi. Quella che una volta sarebbe stata chiamata “borghesia” è uscita dagli schemi precostituiti dell’appartenenza partitica e ha iniziato a votare secondo opportunità. Ecco perché le rilevazioni statistiche sono state spesso smentite. Il MoVimento 5 Stelle si accorgerà presto di questo meccanismo. A richiedere il reddito di cittadinanza, del resto, sono stati sì gli ultimi, ma anche i tanti penultimi che abitano le periferie del Belpaese. Su questo tema, a ben vedere, non si gioca solo il futuro del grillismo, ma quello di tutta la sinistra occidentale.

I democratici americani, quelli più progressisti e statalisti, hanno iniziato a parlare di “reddito universale”. Il piano è quello di garantire un quantum a coloro che perderanno il lavoro per via dello sviluppo della robotica e del resto delle tecnologie. Alexandria Ocasio Cortez ha inserito una misura simile nel suo “Green new deal”. Beppe Grillo, dal canto suo, ha rilanciato idee compatibili sul suo blog. Il ceto medio, insomma, dovrebbe adagiarsi a una condizione di sudditanza, predisposta per vie statali. Lo pensano i libdem degli States e i populisti di sinistra di casa nostra. Vuol dire, in fin dei conti, che la sinistra è una sola e che possiamo iniziare a dare il bentornato al bipolarismo.

Mentre gli utopismi vengono mischiati nel calderone della neo – sinistra, qualcuno dovrà iniziare a pensare a qualcosa di meno fantasioso per attutire i colpi che il ceto medio sta dando alla porta di cui sopra. Il rischio, che i teorici della decrescita felice non prevedono, è che venga sfondata.