Lucano parlerà alla Sapienza. Ma quella volta a Ratzinger…

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Lucano parlerà alla Sapienza. Ma quella volta a Ratzinger…

07 Maggio 2019

Il 13 maggio l’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano parlerà dinanzi agli studenti dottorandi in “Storia, Antropologia e Religioni” dell’Università La Sapienza di Roma. Il primo cittadino del comune della provincia di Reggio Calabria, sospeso e messo in custodia cautelare agli arresti domiciliari (poi revocati) dopo l’apertura di un’indagine a suo carico da parte della Procura di Locri, discuterà con gli studentidei temi inerenti all’integrazione dei migranti, che hanno peraltro contraddistinto la sua esperienza da amministratore locale, improntata alla buona convivenza di individui culturalmente distanti.

Non si può certamente sostenere che la presenza di Lucano in un prestigioso ateneo italiano costituisca a priori uno scandalo (ci mancherebbe). La libertà di opinione – quella vera, senza paure recondite – prevede di ascoltare e accogliere anche pareri e posizioni che non si condividono. Tuttavia, a questo proposito, preme ricordare il polverone che si sollevò nel gennaio del 2007,non appena trapelò la notizia dell’invito indirizzato all’allora Pontefice Benedetto XVI da parte del Rettore a tenere un discorso in occasione della cerimonia d’inaugurazione dell’anno accademico nella stessa Università. A Ratzinger furono soprattutto imputate le prese di posizione contenute nel celebre discorso da lui pronunciato a Ratisbona qualche mese prima.

La disparità di trattamento insita nell’accogliere senza remore un personaggio così divisivo, dopo aver di fatto respinto il Papa, reo solamente di essere stato in procinto di accettare l’invito ricevuto, ben prima di conoscere l’argomento e i contenuti dell’intervento, mostra in maniera plastica e palmare innegabili storture che affliggono il mondo accademico e più in generale il panorama della cultura italiana. Il fatto che allora una minuta frangia di professori (per l’esattezza 67 su circa 4000) mortificò in buona sostanza il diritto del Pontefice a esprimere le proprie posizioni all’interno di uno dei principali centri del sapere del nostro Paese, in ragione dei ben noti ideali di un laicismo oltranzista e “illuministicheggiante”, è talmente evidente da non lasciare spazio a fraintendimenti.

Le idee di coloro che propugnano un’immigrazione incontrollata come necessità divina cui nulla si può opporre sono talmente diffuse all’interno della nostra intellighenzia, sempre che ne rimanga una, che l’invito rivolto a Lucano, pur a fronte di un quadro accusatorio o presunto tale sostenuto dalla magistratura, è percepito come naturale e privo di implicazioni, mentre il discorso di un Papa non può essere ammesso, in quanto pericoloso cedimento a vantaggio di un clericalismo sfrenato, un’ingerenza intollerabile da respingere con veemenza. Da ultimo è sufficiente rammentare che nella società contemporanea genera molto più contrasto politico e culturale la presenza di una figura come Lucano, il quale ha operato una chiara scelta di campo su un tema divisivo come quello dell’immigrazione, che non quella del Vescovo di Roma.