Ecco perché senza aiuti concreti alle famiglie non c’è ripartenza economica e sociale
15 Giugno 2020
La famiglia durante questi mesi drammatici ha rappresentato l’unico vero baluardo capace di opporsi concretamente alla pandemia: ha fornito ai ragazzi gli spazi e i mezzi tecnologici per continuare a studiare, ha provveduto ai bisogni degli anziani, ha isolato una parte dei pazienti, quelli domiciliari, ha sostenuto i membri della famiglia che avevano perso il lavoro e, infine, ha mantenuto – e forse rilanciato – i legami sociali. Insomma, ha svolto un ruolo capitale e alquanto gravoso.
Eppure la famiglia continua ad essere la Cenerentola del sistema paese. A dimostrarlo sono i dati sulla natalità, sull’invecchiamento della popolazione,sull’assenza di aiuti per le giovani coppie che possono contare solo sul sostegno dei genitori e sul loro tempo libero. Proprio la recente crisi sanitaria ha indebolito ancora di più “l’idea di famiglia”: una recente indagine infatti ha messo in luce come con l’emergenza COVID sia aumentata la percentuale (in italia molto più che in altri paesi) di giovani che ha accantonato l’idea di fare famiglia.
Recentemente il Governo ha varato un disegno di riforma globale sulla famiglia. E’ sicuramente un atto importante sul piano politico anche se andrà riempito di contenuti più strutturali e soprattutto richiederà una rivoluzione culturale ma anche economica e fiscale condivisa da tutte le forze politiche, dalla società e soprattutto dal mondo dell’impresa e dell’economia. La sfida infatti non è soltanto quella di mettere la famiglia e soprattutto le donne al centro delle politiche di welfare ma promuovere delle politiche economiche con una riforma fiscale complessiva finalizzata ad incentivare le assunzioni delle donne, ponendo particolare attenzione ai nuclei familiari con redditi medio bassi che con l’abrogazione (a seguito del family act appena approvato) delle attuali prestazioni rischierebbero addirittura di vedersi peggiorare la situazione.
La famiglia rappresenta la cellula primaria della società, la prima agenzia di welfare e il perno indispensabile per la crescita socio-culturale ed economica. Durante il mio mandato di sindaco a Parma si è sviluppata una esperienza quasi unica nel suo genere. Esperienza che oggi più che mai potrebbe e dovrebbe essere declinata a livello nazionale. Siamo riusciti a precorrere i tempi attuando politiche familiari innovative e concrete per la fruizione dei servizi per l’infanzia, riducendo il carico fiscale attraverso rimborsi IRPEF in favore delle famiglie con almeno due figli, sostenendo le giovani coppie che prendono casa in affitto. Creammo la “Parma Family Card”, una carta Master card ricaricabile che offriva sconti, servizi e vantaggi per agevolare le famiglie negli acquisti e ad accedere ai servizi amministrativi, culturali e sportivi. Avevamo realizzato “laboratori familiari” nei quartieri, un’occasione di socializzazione e rivitalizzazione di quartieri e periferie spesso abbandonate e insicure. Era stato attivato anche il progetto delle tagesmutter (creazione di nidi familiari e reperimento di tate di fiducia n.d.r.) che aveva rappresentato un’occasione di lavoro per le giovani donne. Cito infine il quoziente familiare (noto poi come quoziente Parma), primo ed unico caso in Italia, coefficiente correttivo dell’ISEE in grado di rimodulare le tariffe comunali e dunque l’accesso ai servizi dell’Amministrazione (nidi, scuole per l’infanzia, servizi per gli anziani) in modo da renderle più eque per le famiglie numerose e con piu’ carichi familiari.
Una grossa fetta di popolazione si ritrova oggi, senza una fonte di sostentamento. Ecco perché urgono misure concrete e immediate per lo sviluppo, visto che il Coronavirus è riuscito a creare un’emergenza nell’emergenza. A pagarne le spese saranno soprattutto i nuclei familiari. Quasi 1 genitore su 7 tra quelli in condizioni socio-economiche più fragili (14,8%) ha perso il lavoro a causa dell’emergenza Covid-19, oltre la metà lo ha perso temporaneamente.
Auspico pertanto che il Governo, con questo progetto di riforma, metta mano finalmente a una legge quadro a sostegno delle famiglie sia in materia fiscale con l’introduzione del quoziente familiare sia per raggiungere una conciliazione dei tempi vita-famiglia-lavoro nonché di un vero welfare familiare. A quanto si apprende, credo che nelle intenzioni del “family act” appena varato dal Governo manchi il coraggio di fare quello che in altri paesi (come la Francia) è già realtà: una riforma complessiva del sistema fiscale secondo il sistema del quoziente familiare (che tenga conto del numero dei figli e dei carichi familiari) e un sistema di incentivi e di agevolazioni fiscali per le imprese che sostengono e assumono le donne, facilitazioni per l’accesso al credito per le imprese femminili (come garanzie statali al 100%) e un coinvolgimento del mondo economico e pubblico per una vera conciliazione tra famiglia e lavoro per sostenere e favorire le donne che sono la risorsa vitale del sistema. Insomma, famiglia al centro. Speriamo sia la volta buona…