
Polveriera Hong Kong, i manifestanti sfregiano il Parlamento

03 Luglio 2019
di Oscar Ngai
La notizia ha fatto rapidamente il giro del mondo: milioni di persone in strada a manifestare contro il governo di Hong Kong contro l’approvazione delle legge sull’estradizione. Dopo una strenua resistenza, il capo esecutivo di Hong Kong, Carrie Lam, ha chiesto pubblicamente scusa per le vicende legate all’approvazione della legge. Scuse che, a quanto pare, non sono bastate per placare gli animi.
Il 1 luglio scorso – tra l’altro giorno del 22° anniversario del ritorno di Hong Kong sotto il regime cinese – i manifestanti sono nuovamente scesi in strada. Ma la situazione è degenerata: mentre alcuni hanno protestato pacificamente, altri hanno forzato il blocco della Polizia e fatto irruzione addirittura nella sede del Consiglio Legislativo, sfigurando i muri dell’aula parlamentare.
Un atto ovviamente deprecabile e da condannare che, al di là della violenza, ha una portata storica non da poco, se si considera che per Hong Kong anche le stesse manifestazioni pacifiche di questa portata hanno pochissimi precedenti. “Elezioni sindacali e parlamentari a suffragio universale”(香港真普選), “governatori da cane”(狗官), “Lascia il governo Carrie Lam”(林鄭下台). Sono solo alcuni degli insulti e delle richieste impressi sui muri del Parlamento.
Slogan che la dicono lunga sul fatto che il caos che si è venuto a creare, al netto dei manifestanti violenti che sembrano essere comunque una sparuta minoranza, va ben oltre le proteste per il ritiro della legge sull’estradizione. Da quanto emerge, molti cittadini non si sentono più rappresentati dal Governo – non a caso i manifestanti hanno lasciato un cartello simbolico davanti al seggio del Presidente del Consiglio Legislativo dove, parafrasando, si fa capire che le proteste non nascono dal nulla. Ora si sa: in generale il Governo ha un senso se è rivolto al bene del popolo; e quando il popolo non ascolta più il Governo, forse è il Governo a dover verificare se ha ascoltato attentamente i reali bisogni dei cittadini.
«Dopo una serie di eventi, imparerò dai miei errori. Io e il mio governo saremo più vicini al cuore, al pensiero e alla situazione della città e saremo più aperti per poter rispondere a ciò la cittadinanza desidera, vuole e richiede». Così ha dichiarato Carrie Lam per il festeggiamento il 22° anniversario prima che tutto questo accadesse. Tuttavia, sembra proprio che questo discorso sia arrivato troppo tardi. Sarà così?