Quella sentenza che mette in discussione lo stato di emergenza

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Quella sentenza che mette in discussione lo stato di emergenza

Quella sentenza che mette in discussione lo stato di emergenza

05 Agosto 2020

Da più parti, nelle ultime settimane, si è levata la discussione attorno alla necessità di prorogare o meno lo stato di emergenza legato alla diffusione del Coronavirus. Alle numerose iniziative messe in atto per contestare il provvedimento adottato qualche giorno fa dal Governo, è andato ad aggiungersi un particolare episodio accaduto a Frosinone dove il giudice di pace Emilio Manganiello ha annullato due multe da oltre 400 euro comminate a un uomo e a sua figlia durante il periodo di lockdown. Tuttavia, ciò che veramente ha fatto salire all’onore delle cronache questa sentenza sono state le motivazioni che l’hanno accompagnata: infatti, il giudice Manganiello ha specificato che lo stato di emergenza sarebbe illegittimo, in quanto può essere proclamato solamente dalla Protezione Civile e non dal Governo. Così recita il testo del dispositivo: “Lo stato di emergenza può essere dichiarato al verificarsi o nell’imminenza di calamità naturali o eventi connessi all’attività dell’uomo in Italia”.

Il giudice, intervistato da varie emittenti televisive, ha tenuto a ribadire che la posizione sostenuta nella sentenza non ha nulla a che vedere con le sue idee in merito alla proclamazione e al successivo prolungamento dello stato di emergenza, ma che si è espresso soltanto rifacendosi alle norme che regolano questo tipo di questioni. Per la prima volta, dunque, anche una sentenza mette in discussione l’impianto dello stato di emergenza e si va ad aggiungere ai dubbi già ampiamente resi pubblici da vari costituzionalisti di fama (tra cui Sabino Cassese, Michele Ainis e Giovanni Guzzetta) sull’uso spropositato da parte di Conte dei DPCM, che troppo spesso – a loro modo di vedere – non hanno permesso al Parlamento di potersi pronunciare in merito a questioni come la limitazione del movimento e della libertà dei cittadini, introdotte proprio dai Decreti del Presidente del Consiglio senza voto e discussione né alla Camera né al Senato.