Referendum droga: perchè votare no

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Referendum droga: perchè votare no

Referendum droga: perchè votare no

25 Settembre 2021

Giovedì 16 settembre è stato spiccato un mandato di arresto nei confronti del trentaduenne cittadino marocchino Chafik El Ketami per il reato di omicidio stradale, avendo travolto e ucciso, sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, un passante il 6 di settembre. El Ketani era già noto alle cronache per aver investito nel 2010 in Calabria, dopo aver fumato cannabis, una carovana di ciclisti uccidendone otto, una strage che ci indusse a moltiplicare gli sforzi del Dipartimento Antidroga della Presidenza del Consiglio, che all’epoca presiedevo, per contrastare la diffusione dei cannabinoidi. La sottovalutazione del problema da parte dei governi successivi, soprattutto in termini di educazione ed informazione, ha portato nel 2019 in Italia al ritiro di 5340 patenti per guida sotto l’effetto di stupefacenti, ridottesi nel 2020 a 3831 per effetto delle chiusure da Covid.
A questo esercito di “fatti” di sostanze, sorpresi alla guida, ogni anno vanno aggiunti altri 35 mila soggetti, il 70 per cento dei quali per detenzione di cannabinoidi, ai quali la patente viene ritirata in via preventiva. Il referendum, che tanti italiani stanno allegramente firmando, prevede l’abolizione di questa possibilità di ritiro, moltiplicando la possibilità di incidenti stradali ed infortuni sui luoghi di lavoro. Con un secondo quesito si propone di cambiare chirurgicamente le norme vigenti depenalizzando la cessione (spaccio) sino a svariati Kg di cannabis e in più della GHB e della GBL, le cosiddette “droghe dello stupro”.
Infine, con un terzo quesito si chiede di permettere la liceità di coltivazione domestica non soltanto delle piante dei cannabinoidi ma anche di quelle da cui si ricava cocaina ed eroina, ampliando così la diffusione del loro consumo.
Tutto questo in un paese, l’Italia, dove il consumo personale di sostanze è stato da tempo depenalizzato, e l’uso curativo delle stesse ammesso dietro presentazione di ricetta medica.
Adesso invece i promotori del referendum vogliono legalizzare l’uso “ludico” delle sostanze, insomma per divertirsi, totalmente indifferenti alle vittime dei terrificanti danni umani, sociali, economici, sanitari di questa scelta che ricadono non soltanto sui consumatori ma su tutta la collettività.