Ora tifano tutti per lo Stato! Le incredibili giravolte di Monti e dell’Ue

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Ora tifano tutti per lo Stato! Le incredibili giravolte di Monti e dell’Ue

Ora tifano tutti per lo Stato! Le incredibili giravolte di Monti e dell’Ue

16 Marzo 2020

Come sappiamo, l’emergenza Coronavirus sta mettendo a dura prova non solo il nostro apparato sanitario ma anche la tenuta economica del Paese. Bar, ristoranti e negozi chiusi testimoniano quanto il tessuto produttivo sia messo a repentaglio da questa dura crisi. Tuttavia, negli ultimi giorni, si stanno moltiplicando provvedimenti e dichiarazioni in forte controtendenza con quanto si è verificato nel recente passato e numerose personalità ed istituzioni del mondo politico e finanziario sembrano aver in parte rivalutato una sfera che per anni era stata letteralmente demonizzata: quella della dimensione comunitaria e sociale dello Stato.

Nell’ordine, abbiamo scoperto infatti che: 1) molti organizzano flash mob intonando dai balconi delle loro case l’inno d’Italia, rimarcando così la presenza ancora forte di un’identità nazionale; 2) alla faccia di qualsiasi parametro di bilancio, si sono trovati 25 miliardi di euro da destinare sia al potenziamento delle strutture sanitarie che al sostentamento di tutti quei settori ridotti in grande difficoltà dalle chiusure a tappeto imposte dai vari decreti del Presidente del Consiglio; 3) ci siamo resi conto che, dopo aver eretto barricate altissime per non toccarlo, anche il cosiddetto Patto di Stabilità può essere derogato (come ha dichiarato la Presidente della Commissione UE, Ursula Von Der Leyen) per consentire agli Stati membri di intervenire massicciamente e si potranno operare persino aiuti di Stato (altro dogma inattaccabile, fino ad oggi, dalle parti di Bruxelles); 4) siamo riusciti a ribattere in maniera dura e compatta (persino il PD!) alle dichiarazioni di Christine Lagarde, le quali avevano messo seriamente in difficoltà la tenuta dei nostri mercati e fatto alzare notevolmente lo spread; 5) addirittura Mario Monti – Primo Ministro convinto fautore della spending review che aveva disposto tagli alla sanità da oltre 6 miliardi di euro – ha dovuto ammettere che lo Stato ci offre ciò che non potremmo mai comprare sul mercato, vale a dire la tutela della sanità pubblica, e propone per questo di emettere dei titoli di Stato (quindi di fare debito) i cui ricavi derivanti dalla vendita sarebbero utilizzati interamente a rafforzare il sistema sanitario.

 

Tutto questo mette seriamente in crisi una narrativa di lungo corso che voleva vedere nella lotta a tutto ciò che rappresentasse un qualche tipo di comunità il nemico da abbattere, a favore di una visione del mondo ultra liberale (vero, professor Monti?) tesa a incentivare la globalizzazione dal lato economico e lo spostamento unilaterale verso l’individualismo sul versante sociale. Così, tutto d’un tratto, uomini e donne responsabili delle principali istituzioni fautrici del collasso di molti settori pubblici (tra cui la sanità) ora si “convertono” magicamente all’essere paladini di tutto ciò che è riconducibile al welfare ed alla spesa pubblica.

Questo è il tempo del coraggio e non delle polemiche ma è chiaro che, alla fine di questa situazione di grande difficoltà, tante persone dovranno rispondere alle domande che inevitabilmente l’opinione pubblica (in un virtuale “processo”) rivolgerà loro su ciò che è stato e non è stato fatto in Europa ed in Italia negli ultimi anni.