
Non basta allattare un bambino per addolcire l’utero in affitto

23 Agosto 2019
E’ già stato battezzato il ‘babysitter” dell’anno, ed effettivamente il gesto di Trevor Mallard, il presidente della Camera neozelandese che ha moderato un dibattito in Parlamento mentre dava il biberon a un neonato, è dolce e lancia un messaggio di per sè positivo. “I bambini riescono a calmare l’atmosfera tesa del Parlamento e penso che ce ne servirebbero di più intorno a noi a ricordarci la reale ragione per la quale noi tutti siamo qui” – ha detto. Verissimo. Il punto è che quel bambino, figlio del parlamentare Tamati Coffey e di suo marito Tim Smith è nato da una madre surrogata lo scorso luglio e non è stata la madre naturale a chiedere un tenero favore al presidente della Camera, ma il favore lo ha chiesto colui che per la stessa legge di quel paese non è ancora il padre a tutti gli effetti.
Sia chiaro: il neonato non ha nessuna colpa e merita, come ogni bambino, tutte le cure del mondo, ma lo splendido gesto del presidente neozelandese non può cancellare il modo con cui i due padri del piccolo hanno deciso di diventare genitori. Non solo, come detto, in base alle leggi neozelandesi la coppia non può legalmente affermare che il neonato è loro fino alla fine del processo di adozione con la madre surrogata, ma in generale è evidente come l’utero in affitto rappresenti uno sfruttamento del corpo femminile, al di là esso comporti o meno un pagamento (in Nuova Zelanda la pratica è consentita solo a titolo gratuito). La donna che ha messo alla luce il piccolo sarà la sua vera e unica mamma per sempre, anche se non lo alleverà, anche se un pezzo di carta avrà messo nero su bianco la sua rinuncia e il suo lasciare il figlio a due padri.
Questi aspetti così delicati eppure naturali, così semplici e intuitivi non possono essere cancellati dal bellissimo gesto di Trevor Mallard. Quel bambino va abbracciato, curato, coccolato e sostenuto nella sua crescita, da tutta la comunità. Ma la scelta dei suoi due papà resta egoista e la mamma del piccolo resta una donna il cui corpo è stato, anche se consapevolmente, sfruttato.