Così, fuori dall’Occidente, il concetto di libertà si allontana dalla sfera dei diritti

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Così, fuori dall’Occidente, il concetto di libertà si allontana dalla sfera dei diritti

Così, fuori dall’Occidente, il concetto di libertà si allontana dalla sfera dei diritti

16 Marzo 2022

ll romanziere ebreo-americano James Salter ha scritto: “Nulla al mondo ha lo stesso suono di una pistola tedesca che viene scarrellata”.Il colpo in canna.Si tratta del penultimo suono che decine di migliaia di esseri umani hanno udito – assieme al pianto, al respiro accelerato o strozzato di fratelli e sorelle – sull’orlo delle fosse, lì in Ucraina.L’ultimo? Il rumore sordo e ritmico della fucileria, attutito e allo stesso amplificato dal cono acustico naturale delle antiche foreste.Quelle stesse fosse poi riempite con quella terra nera – gravida promessa di abbondanza – gettata su strati di cadaveri sovrapposti e pressati.Un polacco – pensando alle makarov impugnate dai killer di Stalin – con in mente i padri, i fratelli, i figli a Katyn avrebbe potuto dire lo stesso.Gli ucraini – figli della terra più fertile d’Europa – guardando foto ingiallite dal tempo che ritraggono le cataste di esseri umani, i corpi emaciati, scavati dalla fame e coperti di stracci hanno difficoltà a capire se l’Holodomor sia stato ispirato dall’odio di classe o a da una semplice volontà genocidaria, nutrita da una spietata logica egemonica e imperialistica (‘en passant’ va notato come troppo spesso si tende a dimenticare che anche altre potenze – penso all’Impero inglese in Irlanda, India e Bengala – abbiano usato uno strumento di dominio così spietato, ambiguo e criminale come la requisizione alimentare). Allo stesso tempo i cittadini della Federazione Russa non possono e non vogliono dimenticare come decine di migliaia di Ucraini ma anche di Baltici e di appartenenti alle altre minoranze (oppresse) abbiamo scelto di servire sotto la Swastika e le Rune, prendendo ordini da sadici assassini come Oskar Dirlewanger e Bronislav Kaminskij, lasciandosi dietro una scia di villaggi e città martirizzate, sempre lì tra l’Ucraina e la Bielorussia. Qui non c’è relativismo – sappiamo bene chi è l’aggredito e chi l’aggressore – ma ciò non ci sottrae dall’esigenza di riconoscere che ci sono forse universi mentali inconciliabili. Fronte dell’Est: è come se – ancora una volta – un tragico destino, beffardamente e drammaticamente, si fosse riproposto per congelare le aspettative di modernizzazione e di emancipazione di questi popoli, condannandoli a recitare – ancora una volta – la parte di vittime di una tragedia greca, con il suo corollario di vendette, faide, rappresaglie, hybris. Ma non c’è Antigone, e le Erinni non diventano mai Eumenidi e la pietà non trova un altare dove essere onorata. Nessuno che ammonisca: “Lasciate che i morti seppelliscano i morti”. Forse qui sta il miracolo dei nostri padri che riuscirono a trasformare frontiere di sangue – come il Reno – in ponti; e allora occorre riconoscere che il miracolo è riuscito proprio perché è stato scelto di fondare il nostro stare insieme – in questa Casa comune che, secondo una efficace definizione di Giuseppe Sacco, è “l’Europa del sangue versato” – in modo im-politico, a-storico e post-identitario. Il tema è capire se – oltre il rumore delle roboanti e retoriche dichiarazioni – questo audace, unico nella storia, progetto economico-etico-istituzionale, edificato sulle macerie del ‘900 riuscirà a reggere alla sfida della crisi della Globalizzazione che – paradossalmente – ha risvegliato le reazioni identitarie, ancor più radicalizzate a Est dall’avventurismo putiniano (penso in questo senso alla Polonia) e alla nuova marcia della storia.Oggi a Karkiev si combatte attorno a “Piazza della libertà”, che in epoca sovietica si chiamava “Piazza della Rivoluzione”, già teatro di violentissimi scontri durante la Seconda Guerra Mondiale: dopo l’effimera riconquista del marzo del 1943 i tedeschi – in onore delle formazioni che per prime la espugnarono – la ribattezzarono “Platz der Leibstandarte”, il nome della famigerata guardia del Corpo di Hitler.In qualche modo, dovremmo intenderci sul fatto che – man mano che ci spostiamo da Occidente a Oriente – il concetto di libertà si allontana dalla sfera dei diritti (vecchi e nuovi) per sovrapporsi con quella della sovranità, se non del sovranismo.E questo nodo andrà in un modo o nell’altro affrontato.Questa è un’altra delle sfide che la “guerra di Putin” pone all’Europa e al mondo intero.