Con De Gennaro tornano solo le vecchie discariche
24 Gennaio 2008
di Dario Giardi
Piace davvero poco il nuovo piano del supercommissario De Gennaro per affrontare l’emergenza dell’emergenza rifiuti. I commenti sulla stampa sono stati al massimo freddi quando intendevano essere benevoli. Nelle immagini tv delle conferenze stampa e delle riunioni con le autorità locali non si è visto sorridere nessuno, diversamente da come era avvenuto prima con l’insediamento di Bertolaso (l’unico che aveva compreso il problema e che avrebbe potuto risolverlo). Si è capito che il piano De Gennaro, se anche potrà avere efficacia – tutta da verificare – nel liberare le strade della Campania dalle montagne di rifiuti abbandonati, segna la completa presa d’atto del totale fallimento di 14 anni di una gestione del problema rifiuti rovinosa, pericolosa per la salute pubblica, dispendiosa, devastante per l’intero tessuto economico-sociale della regione, compromettente per l’immagine e la sostanza dell’intera nazione. Non può significare altro il ritorno forzato a discariche che erano state chiuse perché ritenute e definite, in un modo o in un altro, non più sopportabili per i territori interessati e per le relative popolazioni.
D’altra parte, la soluzione più comoda e facile non poteva che essere questa. Ancora una volta più che prendersi le proprie responsabilità individuando nuovi siti e soprattutto avviando immediatamente la realizzazione dei termovalorizzatori, non si è pensato di meglio che riaprire le vecchie discariche. In quelle zone se c’è stata già una discarica sarà più facile far digerire alla popolazione una loro riapertura. Chiaro. Intuizione geniale. Avevo riposto molte aspettative su De Gennaro ma a malincuore devo ammettere che mi ha profondamente deluso. Troppo comodo il suo Piano. Troppo facile. La principale cura che emerge dal suo Piano è riaprire d’ufficio vecchie discariche. Guardando a un futuro appena un po’ più distante, non è ancora chiaro quali sono le scelte, se ci sono. Ed è nauseante doversi per giunta sorbire come corollario il “giudizio positivo” di Bassolino, uno dei maggiori responsabili del male che ora si è costretti molto avventurosamente e amaramente a curare. De Gennaro ha almeno il merito di non essere reticente sulle dimensioni del disastro. Ha parlato di 900 mila/1 milione di tonnellate di rifiuti a cui trovare velocissimamente posto. Le 250 mila tonnellate accumulate sino ad oggi, più le settemila tonnellate prodotte ogni giorno”. Facendo qualche conto ci si accorge che si tratta di almeno 25 mila TIR da 35 tonnellate. E che se in un giorno si riescono al massimo a raccogliere poco più di 6 mila tonnellate, come avviene adesso, in alcuni luoghi la monnezza è destinata a restare a lungo nelle strade. Nonostante i “sacrifici” che si è deciso di imporre a una parte dei cittadini della regione.
Sui “sacrifici” il commissario e il governo, nonché alcuni commentatori demenziali che deplorano le “minoranze” contestatrici, dovrebbero chiarirsi le idee. Sono stato sempre contrario alla contestazione ideologica contro i termovalorizzatori ma sono anche contrario all’accanimento verso parti di popolazione e di territorio più deboli numericamente e politicamente. Proprio per logiche elettorali casualmente i più bombardati sono i piccoli paesi….i territori lontani dai centri di potere…pochi elettori….pochi voti persi….
Il male minore per i politici ma per i cittadini?
Non è questo il ragionamento che può stare alla base di un piano d’emergenza di un commissario di governo. Se le scelte tecnicamente migliori sono scelte impopolari da fare vanno prese. Se per assurdo i tecnici individuassero, come area più consona alla realizzazione di una nuova discarica, il terreno accanto alla villa di questo o quel politico è lì che andrebbe realizzata. È possibile che questi siti individuati siano tutti molto lontani dalla città di Napoli?
È possibile che l’unica soluzione sia spedire rifiuti in vecchie discariche da riaprire (in molti casi chiuse in via definitiva dalla magistratura per la loro pericolosità) a centinaia di chilometri dal luogo dove questi vengono prodotti (con ovvi costi esorbitanti di trasporto)?
Ha fatto piacere il coinvolgimento del ministero della salute nello staff di De Gennaro. Speriamo che non si tratti di un altro teatrino. Se le “minoranze” rischiano la salute, o si cambia programma o si procede a un’evacuazione della zona, come avviene in tutte le nazioni con un minimo di civiltà in caso di cataclisma. Che differenza c’è tra il rischiare la vita per un’alluvione, per uno tsunami o per le sostanze tossiche provenienti da una discarica? Il tempo che ci vuole a verificare il danno diluisce la percezione nell’opinione pubblica “esterna”. Un tumore che cresce a poco a poco fa meno spettacolo di un uomo travolto dalla furia degli elementi. Ma l’effetto è analogo: chi si sente sfiorare dall’onda nauseabonda che gli entra dentro a poco a poco potrà solo subire un tormento più lungo.
Intere comunità assistono sgomente, in luoghi da anni inquinati. A parte le resistenze delle popolazioni, più o meno ragionevoli e più o meno reprimibili con la forza, a questo gioco nessuno dovrebbe barare. Se anche la situazione è di assoluta emergenza alcune “medicine” sono inammissibili. Come sarebbe inammissibile cominciare a decimare a caso una popolazione per ridurre i rischi di un’epidemia in corso. Questo si è visto farlo con i polli per l’aviaria e con i bovini per la brucellosi. Se una pubblica autorità lo facesse deliberatamente con gli umani segnerebbe un totale e non rimediabile sfacelo dell’intera civiltà in cui viviamo. Esistono altri criteri e altri mezzi. È opportuno innanzitutto che si prenda sul serio il rapporto OMS–CNR che chiarisce come nel raggio di un chilometro di una discarica di rifiuti crescono i rischi gravi per la salute. E non sottilizziamo su rifiuti “più” o “meno” pericolosi. In questo contesto l’esperienza e le cronache ci dicono che difficilmente nei siti prescelti sarà possibile garantire il versamento esclusivo di rifiuti “buoni”. Dovrebbe essere possibile, ma lo sarà solo se celermente cambierà tutto il meccanismo della gestione dei rifiuti a partire dalla raccolta, con un forte, serio e controllato incremento della differenziata. Per ora dentro cassonetti e cassoni finiscono anche rifiuti che non provengono certo da mura domestiche e che nessuno è in grado di controllare. Per non parlare dei rifiuti bruciati (concentrati di diossina) che con i nostri occhi abbiamo visto caricati negli stessi automezzi che stavano raccogliendo i normali rifiuti urbani. Tra questi andazzi, una discarica definita “a norma”, tanto più nella fretta con cui è necessario operare, può diventare tale e quale a una discarica clandestina e criminale, pericolosa almeno quanto quelle di cui ci parla il rapporto OMS-CNR.
Il Piano De Gennaro è un insieme di scelte sbagliate e ”punitive” perché coinvolgono quelle popolazioni che hanno già dato ampia disponibilità da anni ed attendono ancora le bonifiche. Risulta davvero singolare che, per far uscire la Campania dall’emergenza, ad esempio, la provincia di Benevento (la realtà più piccola della Campania), debba pagare il prezzo più alto. Le scelte calate dall’alto penalizzano sempre gli stessi comprensori. In questo quadro appare ancora più sconvolgente l’accanita avversione ai termovalorizzatori. Nel Piano di De Gennaro ancora una volta sembra preferirsi tutto purché non si avvii la realizzazione di questi impianti. Senza parole. Inizio davvero a pensare che nessuno voglia davvero risolvere l’emergenza.