Prodi scivola anche sul Corridoio VIII

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Prodi scivola anche sul Corridoio VIII

Era un
progetto ambizioso. Realizzare una direttrice di mobilità condivisa per il
trasporto su gomma e su ferro, fondamentale per lo sviluppo dell’area compresa
tra il Mar Adriatico e il Mar Nero.

Un asse fondamentale nella creazione della
rete infrastrutturale europea che avrebbe rafforzato il ruolo dell’Italia nel
contesto degli scambi commerciali con i Balcani. Malgrado il persistere di reciproche
diffidenze, la cerniera marittima fra Puglia, Croazia, Serbia, Montenegro e
Albania sembrava destinata ad acquisire nuova rilevanza. Dopo le guerre
balcaniche si erano moltiplicati gli scambi, le relazioni e gli accordi fra le
due sponde adriatiche. La
Puglia, in particolare, tornava a svolgere il suo ruolo di
crocevia tra Oriente e Occidente, la sua ‘missione’ di regione transfrontaliera.

Ma a dieci
anni di distanza il Corridoio VIII è rimasto una bella idea sulla carta. Uno alla volta, una serie
di ostacoli hanno bloccato il progetto. Innanzitutto una profonda discontinuità
di dotazione infrastrutturale nella regione balcanica, quindi la necessità di
uniformare gli standard ingegneristici fra i vari paesi che il Corridoio avrebbe
dovuto attraversare. E naturalmente la difficoltà di reperire i fondi
necessari.

Nei due
anni di governo Prodi il Corridoio VIII è stato un fantasma della nostra
politica estera. Se n’è parlato per l’ultima volta alla fine del 2007, durante
il convegno “Il Corridoio 8: i Balcani Sud-Occidentali in Europa”, che si è
svolto durante la Fiera del Levante di
Bari. Il Ministro degli Esteri Massimo D’Alema ha ammesso che la finanziaria
del 2007 non prevedeva nessun serio provvedimento in proposito. L’idea di
D’Alema sembrava quella di finanziare il Corridoio VIII con i fondi IPA (Instruments of Pre Accession), i fondi di pre-adesione destinati ai
Paesi candidati a entrare nell’Unione (come la Macedonia) e a quelli che hanno
già sottoscritto gli Accordi di Stabilizzazione e di Associazione (come l’Albania).
Sono rimaste buone intenzioni senza un seguito effettivo.

Oggi la funzione di
coordinamento e di promozione delle iniziative per la realizzazione del
Corridoio VIII è svolta da un Comitato composto dai rappresentanti dei Paesi
partecipanti  la cui Presidenza è stata affidata
proprio all’Italia: l’attività di supporto allo Steering Committee è assicurata da un Segretariato permanente con
sede a Bari, finanziato con i fondi della legge n. 84/2001. Peccato che la sede
del Segretariato sia chiusa ormai da mesi e che non siano stati trovati neppure
i fondi necessari per il mantenimento della struttura organizzativa.

La Commissione Europea
ha presentato un’interrogazione relativa al futuro (incerto) del Corridoio VIII.
Secondo Bruxelles lo sviluppo delle reti di trasporto
sull’asse Puglia-Balcani rappresenta ancora un’occasione straordinaria per l’economia
adriatica e gli scambi tra l’Italia e Paesi dell’Europa Orientale. Le aziende italiane
non sono rimaste a dormire. La Pia (Petrolifera Italo-Albanese), del gruppo
bolognese Pir (Petrolifera Italo-Rumena), sta realizzando un terminal nella
Baia di Valona per il transito di Gpl, prodotti petroliferi e altre risorse. Il
terminal sarà collegato alle principali vie di comunicazione terrestri e alle
infrastrutture del Corridoio VIII per raggiungere più agevolmente i mercati
limitrofi.

Lo scorso dicembre si è svolto un incontro tra i Ministri dei Trasporti
dell’Europa sud-orientale. Ancora una volta è stata sottolineata la mancanza di
investimenti che stanno strozzando il Corridoio VIII nella culla. Il primo
ministro albanese Sali Berisha è convinto che i Balcani potrebbero funzionare
come l’area di Schengen, questo aiuterebbe l’Albania e gli altri Paesi della
regione a sviluppare il trasporto di beni e le relazioni commerciali, e dunque
l’intera economia balcanica.

Macedonia, Kosovo, Serbia, Montenegro, Croazia e Bosnia-Erzegovina
stanno collaborando per sviluppare e integrare il loro sistema ferroviario che
ancora oggi è particolarmente debole. Berisha ha firmato una serie di accordi
con i ministri dei trasporti della Bulgaria e della Macedonia. Secondo l’ambasciatore
albanese in Bulgaria, Buiar Skando, la Bulgaria e l’Italia devono mettersi a
capo dei paesi che all’interno dell’Unione si stanno battendo per la
realizzazione del Corridoio VIII.

Se lo stato italiano nicchia, la Regione Puglia sembra ancora
interessata a portare avanti il progetto. Durante l’ultimo Forum sulla Portualità
Pugliese, l’assessore regionale ai Trasporti, Mario Loizzo, ha dedicato grande
attenzione allo scambio di merci con i Balcani. Secondo il governatore della
Puglia, Nichi Vendola, la forza del Corridoio VIII non è soltanto economica ma
anche politica e culturale. Gli affari e la creazione di sistemi d’impresa
integrati sono destinati a cementare i sentimenti di amicizia tra i Paesi dell’Europa
meridionale e orientale e rappresentano dunque un concreto aumento di ricchezza
per tutti.