Regeni, scontro su tabulati. Ambasciatore italiano rientra in Italia
10 Aprile 2016
Roma e il Cairo sempre più ai ferri corti dopo che il governo italiano ha deciso di richiamare in patria l’ambasciatore Massari. “Ribadisco che il richiamo a Roma per consultazioni dell’ambasciatore al Cairo disposto dal ministro Gentiloni fa seguito agli sviluppi insoddisfacenti delle indagini sul caso Regeni e in particolare alle riunioni svoltesi a Roma tra i team investigativi italiano ed egiziani”, a dirlo il Sottosegretario agli Affari Esteri Vincenzo Amendola dopo il flop dell’incontro tra investigatori italiani e rappresentanti della sicurezza egiziana dei giorni scorsi. “L’impegno e l’orientamento dell’Italia sono esclusivamente volti all’accertamento della verità sul barbaro omicidio di Giulio Regeni”, ha spiegato Amendola.
Ma le relazioni tra Egitto e Italia continuano a surriscaldarsi dopo che il ministero degli Esteri egiziano ha reso noto il contenuto di una telefonata del ministro Shoukry a Gentiloni, in cui il titolare del dicastero egiziano esprimeva “fastidio per l’orientamento politico”, orientamento che, secondo Il Cairo, sta condizionando il modo in cui il governo italiano porta avanti il caso Regeni. Per Il Cairo, la decisione di convocare l’ambasciatore è in contrasto con lo spirito di collaborazione auspicata nell’inchiesta sulla morte del giovane ricercatore. Parlando da Tokyo, Gentiloni ha ricordato “gli aggettivi che ho usato in Parlamento e cioè che adotteremo misure immediate e proporzionali. Questo ci siamo impegnati a fare e questo faremo”.
I “nuovi passi” a cui ha accennato Gentiloni potrebbero tradursi in misure cautelative per gli italiani che viaggiano in Egitto, nello stop agli scambi culturali o nell’inserimento da parte della Farnesina dell’Egitto tra i Paesi ‘non sicuri’. Politicamente, assisteremmo a una riduzione delle attività diplomatiche e al congelamento dei vertici intergovernativi. Non si parla invece di sanzioni economiche e del blocco degli accordi commerciali, compreso quello, strategico per Eni, del maxi giacimento di gas Zohr (5 miliardi di investimenti). In questo caso, servirebbe il sostegno dei partner europei, che non è scontato. La Francia di Hollande ha appena chiuso un contratto militare con l’Egitto di al Sisi e nei giorni scorsi i sauditi hanno offerto un ricco finanziamento al Cairo per il Ponte sul mar Rosso. Dai governi europei, per adesso, non si registrano prese di posizione a favore dell’Italia e contro l’Egitto.
Si aspetta quindi di capire meglio cosa emergerà dai colloqui tra Maurizio Massari e i vertici del governo italiano. L’ambasciatore è stato descritto come una persona “in prima linea nella ricerca della verità” su Regeni. Massari ha iniziato la sua carriera diplomatica negli anni Ottanta, nella Unione Sovietica in disfacimento di Gorbaciov. Nel 2012 è diventato inviato speciale in Medio Oriente, nominato dal ministro Giulio Terzi, all’epoca del governo Morsi in Egitto. Ha contribuito alla pubblicazione di un volume sulle primavere arabe, “Le rivoluzioni della dignità”. Mentre l’ambasciatore torna a Roma, le diplomazie non smettono di lavorare per trovare dei punti di dialogo, nonostante il braccio di ferro tra i magistrati e gli egiziani sui tabulati telefonici di Regeni. Nonostante l’irritazione, per adesso si esclude che il Cairo richiami a sua volta l’ambasciatore a Roma.