Il successo di Rahm Emanuel ricorda a tutti il potere di Obama in Illinois

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Il successo di Rahm Emanuel ricorda a tutti il potere di Obama in Illinois

23 Febbraio 2011

L’apertura di ieri sul sito del Chicago Tribune, il più importante giornale della città, è “Chicago ha il suo uomo forte”. Chigaco è sua e l’ha presa a mani basse Rahm Emanuel, il candidato Democratico del “clan” politico di Barack Obama. Con il 55% dei suffragi, la poltrona di primo cittadino nella capitale dello Stato dei Grandi Laghi diventa sua. L’inquilino della Casa Bianca lo ha chiamato, dicendogli: “ Come Chicagoan e come amico, non posso essere più fiero”. Frasi da lacrime. 

Rahm Emanuel  non ha deluso le aspettative, neanche quelle più rosse. Lui che si era dimesso dalla carica di Chief of Staff  alla Casa Bianca, a pochi giorni delle elezioni di medio termine e che si era lanciato tardivamente nella corsa alla poltrona di primo cittadino della capitale dello Stato dell’Illinois.
Sulla mancanza di vita a Chicago, i suoi avversari hanno giocato, e non poco. Tanto da innescare lo sgambetto politico che lo hanno portato di fronte ai giudici, accusandolo di non aver rispettato le regole di continua dimora a Chicago, causa trasferimento a Washington DC, cosa che in base alla legge elettorale cittadina, lo avrebbe reso ineleggibile.

Dapprima i suoi oppositori erano riusciti a far dire alla Corte d’Appello della città che di fatto Rahm Emanuel era ineleggibile. Ricorso in appello, il dossier è finito sul tavolo della Corte Suprema dell’Illinois, che ha capovolto il verdetto, affermando che la decisione in Appello era “fondamentalmente sbagliata”. Certo da un punto di vista elettorale la città di Chicago non vanta di certo il primato di città contesa. Si tratta di una sorta di feudo Democratico (per intenderci parliamo contese elettorali simili a quelle di alcuni comuni dell’Emilia Romagna).

Per dare la misura di cosa si stia parlando, si ricordi che tra il 1955 e il 1976 Richard Joseph Daley, il boss Democratico della città, ha governato senza soluzione di continuità la città. Ventuno anni.
E tanto potente è restata l’influenza e il nome Daley nell’immaginario politico della città, che anche suo figlio, Richard Michael Daley, ha potuto godere della morbida poltrona del padre e governare per altri ventidue anni su Chicago. Più che un feudo, Chicago è stato a lungo un principato ereditario. 

Politicamente nessuno si aspettava un risultato molto diverso da quello a cui si è assistito insomma. L’unica possibile sorpresa poteva venire da una vittoria di Rahm Emanuel in due turni. Per i Democratici dello Stato dei grandi laghi – e per la Casa Bianca che aveva molto sponsorizzato la sua candidatura – tutto è andato per il verso giusto. Di fatto Emanuel non ha avuto avversari credibili sulla sua via.

Tre i contendenti principali: l’afro-americana espressione della comunità religiosa di Chicago, Carol Moseley Braun; Miguel Del Valle, il progressista City Clerk di Chicago con un jingle elettorale da far drizzare i capelli (Miguel Del Valle, l’hombre de la calle, l’uomo della strada); e poi l’unico che avrebbe potuto, ripetiamo “potuto”, impensierire Rahm Emanuel: si chiama Gery Chico, vecchio arnese politico della città, sostenuto da una fronda del clan Daley, il quale ha ottenuto solo il 24% dei suffragi. 

Ma è stata una vittoria figlia condita di solo ‘feudalesimo elettorale’ oppure le ragioni di ‘cotanta grazia’ risiedono altrove? Gli ultimi anni delle gestione Daley jr. hanno segnato una aumento dell’indebitamento cittadino, il flop nella politica d’affitto della superficie cittadina destinata ai parcheggi, ma soprattutto, l’aver mancato clamorosamente l’ottenimento delle Olimpiadi 2016, per giunta in piena Obamania internazionale. Insomma, ciclo finito.

Ma chi è in verità il nuovo sindaco di Chicago? Rahm Israel Emanuel, è un uomo di cinquantuno anni, di religione ebraica, sposato a una sorridente moglie, da cui ha avuto tre figli;  un passato da Democratico d.o.c. alla corte dell’amministrazione Clinton (fu senior advisor for policy and strategy), insomma un ambizioso senza fronzoli. Adesso il neo sindaco dovrà vedersela con il rientro sul debito cittadino (600 mln. di dollari), con un monte pensionistico cittadino da erogare senza copertura (problema d’altronde nazionale, vedi le proposte del Sen. Thune proprio sul probema), e una città con un andamento demografico declinante. Sfide all’altezza di un Rahm Emanuel. 

Un uomo come Emanuel a Chicago rappresenta comunque anche una grande vittoria del presidente Obama nel suo Stato dell’Illinois. E il messaggio non poteva venir fuori più chiaramente: chiunque voglia fare politica enlla regione dei Grandi Laghi, deve prima convincere il “clan” del presidente Obama. D’altronde Politics is Politics.