“Se Gheddafi cade il problema sarà la fame e la sete dei libici”

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“Se Gheddafi cade il problema sarà la fame e la sete dei libici”

24 Febbraio 2011

La Libia è a un passo dal baratro. La Cirenaica non è più controllata dal raìs. Chi sono i nuovi padroni della Libia, o di parte di essa? E le notizie che ci arrivano sono affidabili? Ne parliamo con Karim Mezran, professore associato di Studi sul Medio Oriente alla sede della John Hopkins University di Bologna e direttore del Centro Studi Americani di Roma. L’accademico italo-libico non ha dubbi sul regime di Gheddafi e sul suo futuro: "Nulla sarà più come prima".

Prof. Mezran quanta parte di territorio libico controllano ancora le forze “fideiste” del Colonnello Gheddafi?

Guardi con tutte le antenne familiari, gli amici  e i contatti che ho in Libia, non sono riuscito ancora a verificare la veridicità di almeno metà delle informazioni che Al Jazeera&co. stanno mandando in giro.  Che cosa stia succedendo, non mi è chiaro. Quel che è certo è che le informazioni che ci provengono dalla Libia, non sono molto affidabili: i famosi battaglioni che avrebbero marciato su Bengasi, a quel che so, non ci sarebbero stati; si è detto che il rappresentante permanente della Libia all’Onu si sarebbe dimesso, mentre quello che effettivamente si è dimesso, è il vice-rappresentante. Insomma di notizie in giro ne circolano parecchie, e la loro corroborazione non è facile.

Ma sul ‘terreno’ cosa accade? Lei ha informazioni più precise?

Dalle mie fonti a Tripoli, nessuna mi ha confermato il bombardamento con jet dell’aviazione libica. Mi è stato invece confermato a Tripoli di dimostranti mitragliati da elicotteri dall’alto. Le porto una testimonianza personale: mio cugino ha portato sua madre in campagna, lasciandosi Tripoli alle spalle, e sulla via ha trovato cadaveri sulla strada, alcuni villaggi che ha attraversato sulla sua via erano caduti in mano ai rivoltosi. Insomma di scontri ve ne sono stati. Sull’entità degli scontri, nessuno può ancora oggi dire con certezza cosa stia accadendo.

Nessuna certezza insomma?

L’unica certezza per così dire, è che sembra che effettivamente la Cirenaica sia caduta in mano agli insorti. Ora ci sarebbe, come noto, un autoproclamato ‘Emirato islamico della Libia dell’Est’. L’insurrezione in Cirenaica ci dice una cosa molto importante: per troppi giorni si è dato credito alla spontaneità delle rivolte. E alcune forse lo saranno anche state. Ma l’attacco alla caserma di Al Beida, che ha permesso la cattura di blindati, armi e munizioni, non è stata compiuta dagli insorti. Secondo fonti del governo libico, dunque informazioni prese con la dovuta accortezza, sarebbe stato preso da un gruppo militare islamista ben organizzato. Due di essi avrebbero stati anche catturati: si tratterebbe di un tunisino e di un sudanese. Il fatto stesso che una volta conquistata Al Beida, abbiano immediatamente proclamato ‘l’Emirato Islamico’, desta preoccupazione e getta discredito sullo spontaneismo delle rivolte libiche, almeno per alcuni casi specifici, come la Cirenaica per l’appunto.

A Bengasi, la città più importante della Cirenaica, la situazione sembra poco chiara?

Bengasi non sarebbe caduta in mano agli Islamisti. La città sarebbe in mano a un ex-ministro degli interni, ex-comandante dei paracadutisti, Abdel Fattah Yunis, che la controllerebbe. Inoltre si dice che Bengasi sia senza acqua, né luce, né viveri, perché sotto assedio. Non si capisce chi sarebbe a tenerla sotto assedio. E poi c’è il problema delle truppe. Perché le truppe fedeli al colonnello Gheddafi, il grosso delle truppe del regime, non è stato ancora impiegato? Il dittatore libico non è uomo da impressionarsi o da farsi particolari scrupoli nell’impiegare strumenti bellici maggiori contro la sua gente. Purtroppo ci ha abituato a tutto.

Tutto gli scontri in Libia mettono la parola fine sull’era di Gheddafi. Chi dopo di lui?

Niente sarà più come prima e nessuno tra i suoi figli è veramente credibile. Non credo ci sia oggi in Libia una figura politica che possa effettivamente prendere il pesante testimone del colonnello Gheddafi. Il regime, nel suo insieme, appare compromesso e non vi è possibilità che qualcuno possa effettivamente salvarlo. Neanche le promesse in extremis di Gheddafi di fantomatiche riforme amministrative, le promesse di maggiore apertura nei confronti di giovani e via dicendo, non hanno più senso ormai.

Le defezioni nella marina e dell’aviazione, verso Malta per lo più, dicono qualcosa sulla postura dell’esercito oppure si tratta di casi isolati di ‘obiezione di coscienza’ ?

Guardi potremmo a lungo dilungarci e speculare su eventuali partiti nelle forze armate (che d’altronde esistono ovunque). Ma credo che le defezioni di cui si parla in questi giorni, siano spesso figlie di considerazioni individuali, dei singoli ufficiali, che, ipotizziamo, ricevuto gli ordini di sparare su civili o su infrastrutture frequentate da civili, non se la sentono di premere il bottone. Sa, il paese è piccolo. La Libia è un paese che conta pochi abitanti, poco più di 5 milioni in tutto. Se spari su una città, rischi veramente di sparare su tuo cugino o su un tuo amico, soprattutto se sei un abitante della città che ti ordinano di bombardare. E’ un sentimento molto comprensibile.

Senta Prof. Mezran, il ministro degli Esteri Franco Frattini ha dichiarato l’altro ieri in un’intervista sul Corriere che “quando ci sarà il collasso del sistema paese Libia, avremo un’ondata di almeno 2-300 mila immigrati libici sulle coste italiane”. E’ uno scenario verosimile a suo avviso?

Guardi a me pare tutta una follia questa storia dell’immigrazione e dell’ondata anomala di clandestini libici sulle coste italiane. Non perché effettivamente non vi sia la possibilità che questo avvenga. Al limite posso anche capire la preoccupazione. Ma qui il problema è piuttosto che se il collasso del regime libico dovesse effettivamente verificarsi, ci troveremo di fronte a una Libia, un paese di 5 milioni di persone, non è autosufficiente dal punto di vista alimentare e dal un punto di vista idrico. Insomma un paese potenzialmente allo sbando. Le pare che il problema sia l’immigrazione?