Ma da che parte stanno davvero i 5 Stelle?

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Ma da che parte stanno davvero i 5 Stelle?

05 Giugno 2017

Sempre più rinchiusi dentro i loro iPad e iPhone, “connessi” ogni momento ma in realtà sempre più esclusi e lontani dalla realtà, i giovani di oggi non hanno idea di come si trasformerà il mercato del lavoro nei prossimi vent’anni e magari rincorrono speranzosi i pifferai della politica che annunciano la fine del lavoro e la liberazione attraverso il web, che al contrario significa subordinazione e asservimento al grande fratello informatico (un tempo lo si sarebbe chiamato grande capitale) che, di te, tutto sa, vede e sente (copyright presidenza Obama).

Si prenda il reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia del movimento 5 stelle. Una proposta per blandire giovani, disoccupati e ceti popolari impoveriti, con la promessa, pare, di 780 euro al mese (provate a viverci un mese se siete in affitto a Roma), senza spiegare precisamente quali saranno le conseguenze delle coperture indicate proprio dai grillini per realizzare un provvedimento costoso come questo, e dunque, se non si tratta di alzare le tasse (ma le alzeranno, le alzano sempre) o la spesa pubblica, allora magari aboliamo un glorioso rottame come la cassa integrazione, che nonostante tutto funziona ancora.

Sulla “cassa”, si sa, ci hanno speculato in molti trasformandola in una piccola rendita, e andrebbe come minimo rifondata, ma soluzioni tipo il reddito di cittadinanza sono indicative del tipo di società che ha in mente 5 Stelle: un’economia del non-lavoro e dei senza lavoro, un mondo virtuale dove già si prevede una quota di persone che non lavoreranno mai, una realtà sotto il tallone della Tecnica, perfetta per i padroni di Internet, i quali pensando soprattutto alle loro tasche hanno decretato il trionfo dell'”immateriale” e il superamento della produzione industriale, anche se poi, proprio nel cuore dell’impero, vince Donald Trump, che al mondo del lavoro come lo conoscevamo non vuole rinunciare insieme alla maggioranza degli elettori americani, compresi quelli democratici che si sono ribellati al globalismo progressista e clintoniano.

Servirebbe invece una formazione continua e permanente, costruire un sistema in cui i giovani siano in grado di entrare con una vera consapevolezza in un mercato del lavoro che ignorano totalmente finché restano nei recinti scolastici e universitari, protetti, per chi se lo può ancora permettere, dal welfare familiare o da ciò che ne resta; un discorso, quello sulla formazione continua, che vale anche per gli adulti, che al posto di “casse” e “redditi” vari potrebbero costruire e aggiornare le loro conoscenze e competenze, ampliando il raggio delle proprie opportunità, invece di sperare che cada la manna dal cielo (la manna è finita, restano gli 80 euro renziani).

Chi sono davvero i 5 Stelle? Sono una forza anti-sistema o attraverso i loro programmi politici e gli interessi, vedi Casaleggio Associati, che rappresentano incarnano semplicemente la lunga mano di questi nuovi poteri forti, dei signori di Internet, di quella economia finanziarizzata e volatile che si basa appunto sulla abolizione del lavoro, come sulla eliminazione delle frontiere e delle identità?

Che dire delle ambiguità pentastellate in materia di immigrazione, questione che Di Maio, Di Battista e soci sanno essere decisiva in campagna elettorale e che Grillo e Casaleggio non hanno mai voluto lasciare alla Lega, con il movimento indeciso su tutto: il sì della base alla depenalizzazione del reato di clandestinità, poi il no dei guru del partito (si chiama così), o per fare un altro bell’esempio l’astensione sullo ius soli temperato, cioè la cittadinanza agli immigrati, altro maldipancia alla ex Ncd.

Insomma, 5 Stelle appoggia o aborre lo “schema Soros” (il finanziere che ha incontrato il premier Gentiloni qualche settimana fa, dopo che era scoppiato lo scandalo sulle Ong in Libia)? Soros teorizza apertamente la sostituzione della manodopera nei paesi occidentali con gli immigrati, fa niente se illegali, clandestini, sfruttati dai mercanti di morte e da chi, sempre in Occidente, si fregia di chiamarli “migranti” neanche fossero una nuova razza di uccelli da spostare dove e quando serve, a piacimento, in nome della solidarietà e dell’accoglienza, ci mancherebbe. M5S approva?

Per non dire del balletto sulla legge elettorale, scritta con gli odiati (a parole) piddini, con Grillo, il Blog e tutto l’ambaradan che stanno legittimando il prossimo parlamento dei “nominati”, nominati, nel caso grillino, da un tot di iscritti attraverso dei “sistemi operativi”, si chiamino Bob o Rousseau, che sempre poco chiari restano nel loro funzionamento: l’impressione è che con la scusa del “web libera tutti” si assecondino tendenze poco democratiche in atto nei Paesi occidentali, quel prepotente desiderio dei Renzi e degli Obama di “riformare” le costituzioni, più che altro per garantirsi e garantire la continuità delle elite, quelle poche rimaste in Italia, quelle tante che fanno miliardi a cascate nella Silicon Valley.

E poi ci si stupisce che il popolo (del web) vota No e si ribella, o non ci va proprio a votare. Attenti 5 Stelle che ormai nel buonsenso comune degli italiani gli “anti-casta” sono solo l’altra faccia del sistema, gli stessi che, qualche lustro fa, dalle cattedre dei giornaloni pontificavano sui governi tecnici mentre scavavano la fossa al governo (democraticamente eletto) Berlusconi, e i loro epigoni, stellati o renziani (quando Renzi indossa il vestito del “populista”), tutti impegnati a svuotare di senso la rappresentanza. Sarebbe questo il “nuovo” ceto politico?

Chiediamoci se questa retorica ormai pluriennale contro “la casta”, iniziata con le monetine, pardon, i rubli, lanciati contro Craxi all’uscita del Raphael nel ’93, non sia servita a nuove caste e ad altri poteri forti per affermarsi e per disinformare. Tanto per restare sul rapporto tra politica e giornaloni, che dice 5 Stelle di quella deliziosa trovata, passata dal cdm, la pensione a 58 anni per i giornalisti (i deputati tanto odiati per i loro privilegi ci vanno a 62), in un contesto in cui i giornali perdono sempre più pagine oltre che credibilità? (l’Unità ha interrotto nuovamente le pubblicazioni, forse si spera in un prestito ponte stile Alitalia).

Proprio 5 stelle, che della “disintermediazione” tra cittadini elettori e giornaloni aveva fatto un pilastro della sua propaganda anti-casta, ormai con giornaloni e mezzibusti del potentato mediatico ci va a nozze (in fondo è il primo partito fondato da un personaggio dello spettacolo), altro che non saremo mai ospiti nei talk-show ma solo protagonisti su Facebook (come dire dalla padella nella brace). Del resto anche Grillo e company sanno bene che non basta certo il web per strombazzare la oramai usurata propaganda contro la “casta” o trovate come il reddito di cittadinanza. Ma quale casta poi?