
Istat, l’Italia nel quarto semestre cresce dello 0,2%: la metà rispetto alla Gb

03 Marzo 2017
Nel quarto trimestre del 2016 il Pil italiano è aumentato dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dell’1% rispetto al quarto trimestre del 2015. A renderlo noto è l’Istat precisando che nella stima preliminare del 14 febbraio, le statistiche indicavano un identico aumento congiunturale dello 0,2% ma una crescita tendenziale maggiore, pari all’1,1%.
L’Istituto di statistica segnala che la variazione acquisita del Pil per il 2017 è pari a +0,3%: tanto crescerebbe dunque l’economia italiana nel caso in cui, nei restanti trimestri dell’anno, la variazione congiunturale fosse nulla.
Nel confronto con il terzo trimestre, i principali aggregati della domanda interna sono aumentati, con una crescita dello 0,2% dei consumi finali nazionali e dell’1,3% degli investimenti fissi lordi. Le importazioni sono cresciute del 2,2% e le esportazioni dell’1,9%.
La domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito alla crescita del Pil per 0,4 punti percentuali (apporto nullo i consumi delle famiglie e delle Istituzioni sociali private, 0,1 punti la spesa della Pubblica amministrazione e 0,2 punti gli investimenti fissi lordi). La variazione delle scorte ha contribuito negativamente per 0,2 punti percentuali, mentre il contributo della domanda estera netta è stato nullo.
La crescita sarà pure positiva di poco, ma è esattamente la metà rispetto alla percentuale della Gran Bretagna. Non solo: rispetto alla Ue il nostro Paese non brilla neanche a confronto con Francia e Germania e sembra imprigionato negli ultimi posti delle classifiche. Possiamo lasciare da parte il dato dell’1,5% degli Stati Uniti, ma non quello della Francia, 1,2%, della Germania, 1,8% e del Regno Unito, che tocca addirittura una percentuale del 2% di crescita del Pil 2016 rispetto al 2015. E’ così che il Pil del Belpaese registra ancora valori più bassi.
Per Padoan e e chi collabora alla squadra di governo, la strada per una decisa impennata della crescita economica dell’Italia nella Ue è ancora lunga.