Italiani, sostenete le vostre ferrovie!!!
18 Dicembre 2010
Sono le 8 e un quarto di mercoledì 8 dicembre 2010. Dovendomi recare da Roma nel Nordest, giungo alla stazione Termini e noto che nonostante mille cartelli prescrivano il contrario, una sessantina di persone stanno allegramente fumando qua e là. Evito accuratamente di chiedere a due poliziotti come mai accadano queste cose, non vorrei metterli in imbarazzo, poverini: stanno fumando pure loro.
Incontro un’amica in partenza per il Nordovest, prendiamo un caffè insieme e poi mi imbarco sul Frecciargento 9404 delle 8 e 45 diretto a Venezia.
Giunto dalle parti di Bologna, l’appetito comincia a farsi sentire. Da quando i vagoni ristorante sono stati aboliti per difficoltà finanziarie, sui treni (ma solo su alcuni) funziona un baretto dove però si possono consumare anche dei primi precotti, da scaldare. Prendo un piatto di tortelloni e me li mangio stando in piedi. Non sarà come alla mensa della Caritas, dove ti fanno mangiare seduto e te li danno pure gratis, no, qui li mangi in piedi e li paghi il doppio che al ristorante. Però sono buoni.
E’ previsto che il treno arrivi a Mestre alle 12,21. Ci sarebbe una coincidenza per Trieste alla stessissima ora, ma l’impresa è impossibile, visto che quello parte sempre in orario mentre questo arriva sempre qualche minuto dopo. Mi preparo, dunque, ad attendere a Mestre per un’ora.
E invece accade l’inverosimile. Il Frecciargento arriva a Mestre in perfetto orario, scendo e mi ritrovo il treno regionale per Trieste ancora lì, che sta per partire. Mentre il capotreno fischia e le porte stanno per chiudersi, riesco a salire al volo. Tutto soddisfatto, prendo posto in prima classe fra una quarantina di senegalesi, cingalesi e marocchini. Hanno tutti il biglietto di seconda classe, ma si piazzano regolarmente in prima finché non arriva il controllore a cacciarli, è un rituale collaudato e consolidato. E’ bello vedere come gli immigrati si adattino subito alle usanze italiche. E il controllore arriva. Come da copione, controlla, si rende conto che gli extracomunitari non hanno il biglietto in regola e li allontana. Come da copione quelli se ne vanno in seconda classe e io rimango solo nello scompartimento, orgoglioso di essere l’unico viaggiatore munito di regolare certificato di viaggio. Ma invece il controllore dice: “Questo biglietto non è obliterato, sono 50€ di multa!”
Ribatto: “Eh, già, non ho fatto in tempo!”
E lui: “Ma come!? Ci siamo fermati dieci minuti a Mestre!”
“Ci siamo fermati, dice? Caso mai è lei che si sarà fermato dieci minuti, io non mi sono fermato neanche dieci secondi, perché sono sceso da un treno e salito sull’altro”
“Non importa, il biglietto non è timbrato e sono 50€ di multa”. Pago senza fiatare.
Fiero di avere contribuito a sanare il deficit di Frenitalia, telefono all’amica di cui sopra, che stava viaggiando fra la Lombardia e il Piemonte, e le racconto l’avventura.
“Questo è niente, -dice lei- pensa che sul mio treno è salita tutta trafelata una giovane donna con un neonato, ha subito avvisato il controllore di non essere riuscita a fare il biglietto. Non importa, -la rassicura il ferroviere- le mando subito la mia collega. Passa mezz’ora, passa un’ora e la collega non si vede. Finalmente appare dopo un’ora e un quarto, fa il biglietto alla viaggiatrice che ne era sprovvista e glielo consegna insieme a una multa di 50€. Ma come, -fa la poveretta- perché questa multa?
Risposta: perché non ha avvisato subito.
Controrisposta: ma sì, io ho avvisato immediatamente il controllore!
Controcontrorisposta: eh, no, doveva avvisare me, non il controllore. Sono 50€ di multa!”
A questo punto ho cominciato mentalmente a fare qualche conto. Metti pure che i controllori, in base alle usanze dell’italico federalismo ferroviario, evitino di assumere comportamenti così fiscali nelle undici regioni dove rischierebbero, a seconda della latitudine, un semplice “vaffa”, una coltellata o un colpo di lupara. Metti che nelle altre nove regioni facciano tre multe da 50€ ad altrettante brave persone su ogni treno che circola. Metti che i treni circolanti siano alcune centinaia ogni giorno, va a finire che il budget delle ferrovie va in attivo!
E me ne sono sceso alla fermata di Cervignano-Aquileia-Grado un po’ più fiducioso sul futuro dell’Italia e delle sue ferrovie.