Futuristi, fateci capire, ma dove volete andare?

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Futuristi, fateci capire, ma dove volete andare?

20 Dicembre 2010

E adesso, futuristi immaginari, qual è la vostra prospettiva politica, fallito l’assalto al Palazzo d’Inverno? Francamente, con tutta la buona volontà, non riesco a vederla. Conoscendovi, non posso credere che la vostra ambizione possa portarvi davvero ad annullarvi in un fantomatico Terzo Polo che, qualora si strutturasse in soggetto politico o quantomeno in contenitore elettorale, sarebbe comunque eccentrico alla vostra visione del mondo.

Si formano stratificazioni nella coscienza politica di ognuno, soprattutto in chi ha militato per decenni da una certa parte, con coerenza e passione, che non è possibile demolire. Che cosa ci fareste voi in un Polo indistinto composto da pezzi di centrismo, di sinistrismo, di liberalismo, di qualunquismo, rimane un mistero. Certo, le identità possono e debbono superarsi – non ho fatto altro che gridarlo nel deserto negli ultimi 10 anni, senza che nessuno di voi si accorgesse della necessità di farlo quel salto che pure era iscritto nel progetto post-missino che prese il volo a Fiuggi nel 1995 – ma in identità più grandi se possibile o almeno coerenti con le storie di ognuno quando s’incontrano per dare vita ad un progetto organico.

Che cosa ci troviate nel Polo della nazione, fortunatamente e responsabilmente derubricato dagli stessi promotori (Casini e Rutelli) a coordinamento parlamentare, messo su all’improvviso, poche ore dopo la fiducia incassata da Berlusconi, rimane per me un mistero. Sono certo, amici di una vita, che avrete modo e tempo per ricredervi. Voi che avete sempre cercato un’anima nelle cose, non potete accontentarvi di ciò che dovrebbe nascere annullando proprio le anime che sostengono i progetti di rinnovamento per portare il vostro contributo soltanto in opposizione a qualcuno e a qualcosa.

Molte cose ci dividono da mesi, ma non è mai venuta meno, almeno da parte mia, la consapevolezza (e la speranza) che la ricomposizione è possibile se i personalismi non fanno premio sulle culture che hanno plasmato le nostre esistenze. Capisco tutto o, almeno, mi sforzo di capirlo, ma sono stati gli atteggiamenti di alcuni di voi a farvi diventare e considerare qualcosa d’altro. Ed è in base a questo che si è approfondito il solco. Lungi da me l’idea, che sarebbe quantomeno irrispettosa, di lanciarvi un ponte che so non attraversereste a nessuna condizione, permettetemi comunque di dirvi che laddove vi state collocando, a prescindere dal carattere effimero dell’operazione, siete fuori posto, esteticamente prima che politicamente. Anche perché non avete ancora definito la vostra identità culturale: schierarvi in un altrove indistinto mentre continuate a professare la vostra appartenenza al centrodestra non è soltanto contraddittorio, ma suicida. Potreste obiettare che non sono affari miei, ed avreste ragione. Ma resta il fatto che non mi capacito di una scelta immotivata, ispirata certamente da un ragionamento politico, le cui conseguenze, però, lo ammetterete, sono state dettate prevalentemente dal rancore e dal risentimento.

Non voglio entrare in questi ambiti, comunque. Mi preme l’aspetto politico della faccenda. E perciò, approfittando dell’amicizia che mi lega da decenni a molti di voi, mi prendo la libertà di mettervi in guardia dalla caduta nell’impoliticità lanciandovi toto corde in un progetto se non inesistente, almeno fumoso. Che cosa c’entra la vostra idea di Stato, di società, di economia, di solidarietà, di sovranità, di libertà stessa con quella di altre degnissime persone che hanno coltivato “religioni” diverse? E come pensate, semmai dovesse accadere, di lanciare al Paese un messaggio comune quando sui presupposti tutto (o quasi) vi divide? Non credo che il politicismo vi porti oltre la palude. Mentre sarebbe auspicabile che riprendeste la navigazione in quel mare alto che insieme per tanto tempo abbiamo scrutato.

Il percorso potrà essere lungo, difficile, rischioso, ma l’immagine del “Viandante sul mare di nebbia”, dipinto di Caspar David Friedrich, sintesi culto della nostra visione del mondo, sono certo che potreste continuare a portarvela nel cuore, soprattutto alcuni di voi che non si sono lasciati, nonostante tutto, attrarre dalle sirene laiciste fino a farsi inghiottire nel gorgo del radicalismo. Insomma, se dopo i furori degli ultimi mesi, si tornasse tutti a ragionare pacatamente, indipendentemente dalle collocazioni, non credete che sarebbe meglio per l’Italia e, consentitemelo, per la nostra storia comune? Diceva Henry de Montherlant che la guerra più cruenta è la guerra civile, quella che si combatte tra “fratelli”. E’ troppo sperare che non si arrivi a tanto?

Futuristi immaginari, pensando di andare verso un Polo inesistente voi andrete laddove non c’è nessuno. Nessuno che vi sia familiare, intendo dire. Meglio che restiate voi stessi, sia pure distinti e distanti (dolorosamente) da quelli come me, ma quanto più liberi in attesa di tempi nuovi che in politica sono sempre possibili.