Nelle scuole russe torna Solzhenitsyn contro la nostalgia del comunismo

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Nelle scuole russe torna Solzhenitsyn contro la nostalgia del comunismo

13 Settembre 2009

Gli studenti delle classi superiori studieranno “Arcipelago Gulag”, il libro di Aleksandr Solzhenitsyn che denuncia i crimini dello Stalinismo. Così ha stabilito il Cremlino. Ma non mancano le proteste e per alcuni è solo un modo per contrastare la popolarità del partito Comunista.

“Gulag” è rimasta per molto tempo una parola sconosciuta. Quei russi che fino a qualche decennio fa credevano ancora nel partito Comunista non ne avevano mai sentito parlare, o (forse) quasi mai. Il regime sovietico cercò sempre di tenere nascoste le sue nefandezze più scellerate e i crimini più efferati. Ci riuscì a lungo, tranne che durante la breve parentesi della "destalinizzazione" che avrebbe fatto saltare tante teste (compresa quella di Kruscev, qualche anno dopo). Ma oggi in Russia sembra che tiri un’altra aria. Secondo l’agenzia RIA Novosti, il ministero dell’Istruzione moscovita ha annunciato che alcune parti di “Arcipelago Gulag”, in cui Solzhenitsyn descrive compiutamente l’orrore dei campi di prigionia russi, potranno essere lette dagli studenti delle scuole superiori. Un’apertura che non tutti si aspettavano, a dire il vero.

Il libro apparve nel 1973 e, soltanto un anno dopo, l’autore fu espulso dal paese, costretto a viaggiare per il mondo, facendo tappa prima a Zurigo e poi negli Stati Uniti, precisamente nel Vermont, da dove non ha esitato a continuare la sua violenta propaganda contro i metodi stalinisti e l’involuzione censoria dell’ex Unione Sovietica. “Arcipelago Gulag”, messo al bando dal partito Comunista, si diffuse fra i circoli sotterranei, quei pochi rimasti nel Paese che non temevano le rappresaglie del regime, e poco dopo fu tradotto anche in Europa. Nel libro Solzhenitsyn racconta la propria esperienza, molto simile a quella di centinaia di migliaia di russi che furono imprigionati (e spesso condannati a morire) in quell’arcipelago di campi di lavoro voluto da Lenin e poi ampliato da Stalin, dove morirono almeno quindici milioni fra oppositori del regime e numerosi intellettuali. Solzhenitsyn non nascose mai il suo dissenso nei confronti del partito Comunista. Nel 1945 fu arrestato per aver criticato, senza troppe remore, lo stesso Stalin in una lettera scritta dal fronte dove prestava servizio nell’Armata Rossa. Un atto di coraggio che gli costò ben otto anni di campi di lavoro.

Quattro anni prima di essere espulso dall’URSS, nel 197o, lo scrittore vinse il premio Nobel e nel 1994, dopo quasi vent’anni di esilio, tornò trionfalmente nel proprio paese, come a riprendersi ciò che il regime comunista gli aveva tolto. Con simpatica sfrontatezza, ebbe anche di che arrabbiarsi perché, a suo dire, erano ancora troppo pochi i connazionali che conoscevano e avevano letto il suo libro. L’allora presidente russo Mikhail Gorbachev, infatti, ne aveva permesso la pubblicazione soltanto quattro anni prima.

Fino a poco tempo fa, Mosca ha sempre cercato di controllare il modo in cui potevano essere interpretati gli eventi storici che hanno caratterizzato la Storia del paese nel XX secolo. I volumi che non seguivano la linea ufficiale stabilita dal governo venivano semplicemente eliminati. Nel 2003, ad esempio, un testo di storia piuttosto critico nei confronti di Stalin e della sua dittatura è stato messo al bando senza troppi complimenti. Proprio per questo la recente decisione del governo russo di favorire la diffusione di "Arcipelago Gulag" rappresenta un importante passo in avanti in termini di trasparenza e libertà. Anche se resta qualche dubbio.

Secondo alcuni attivisti per i diritti umani è troppo presto per parlare di una svolta da parte del Cremlino. Lev Ponomaryov, politico russo che da anni sostiene la campagna contro lo stalinismo, è convinto che Mosca sia soltanto preoccupata di come – in un periodo di crisi economica che sembra non finire mai – la popolarità del vecchio partito Comunista possa crescere sempre di più fra i giovani del paese, mentre gli anziani ne provano una viva e feroce nostalgia. Ragioni che non coincidono con le dichiarazioni del ministero dell’Educazione per cui la decisione ha il solo fine di tutelare il “patrimonio storico e culturale” del paese.

Fra l’altro, c’è ancora un punto da chiarire. Nessuno ha precisato se il libro potrà essere letto e spiegato in classe durante quest’anno scolastico, cominciato lo scorso primo settembre, oppure si dovrà attendere il 2010. Ponomaryov si è detto comunque soddisfatto, almeno in parte, perché “le generazioni più giovani devono conoscere i crimini commessi dai Bolscevichi e dallo Stalinismo in Russia”. Non può che far riflettere come Stalin, morto più di cinquant’anni fa, nel 1953, sia stato recentemente eletto dai russi la terza figura più importante nella storia nazionale, e alcuni versi pieni di lodi nei suoi confronti siano stati incisi in una importante stazione metropolitana moscovita.

Nel coro di voci che si sono levate negli ultimi giorni dopo la decisione del governo, manca, purtroppo, la più importante: quella di Solzhenitsyn, morto nell’agosto di un anno fa, all’età di 89 anni, e oggi considerato un eroe nazionale. Forse si complimenterebbe con il governo, o magari no, criticando la decisione per cui si potranno leggere e studiare solo alcune parti del libro.

C’è ancora un ultimo punto da analizzare. “Arcipelago Gulag” non è il primo libro sui campi di lavoro che gli studenti russi hanno la possibilità di leggere. Prima c’era stato “Una giornata di Ivan Denisovich”, una descrizione in prima persona di quanto potesse essere dura la vita in un campo di prigionia. Poi “Matryona’s Place”, l’ennesima critica al sistema sovietico. Forse Mosca questa volta è sulla buona strada. L’annuncio del ministero dell’Istruzione segue di poco la promessa fatta dal premier russo, Vladimir Putin, in occasione del primo anniversario dalla morte di Solzhenitsyn. Lo scorso maggio, il presidente Dmitry Medvedev ha creato una commissione per indagare sulle “falsificazioni” della storia sovietica.

Adesso sta ai giovani, che rappresentano in toto il futuro della Russia, studiare il lato più crudele – e proprio per questo anche il più nascosto – del regime comunista. E chissà che la speranza della moglie di Solzhenitsyn, “costruire un fuoco nei loro cuori”, non si realizzi davvero.