Rai, la Commissione di vigilanza si appella alla Consulta contro Tps

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Rai, la Commissione di vigilanza si appella alla Consulta contro Tps

26 Settembre 2007

E adesso la Corte Costituzionale. Il caso Petroni non si ferma e addirittura arriva fino alla Suprema Corte. A deciderlo la Commissione di Vigilanza sulla Rai che all’unanimità ha accettato la proposta del presidente Landolfi di adire la Corte per conflitto di attribuzione con il ministero dell’Economia in merito alla revoca del consigliere del Consiglio d’Amministrazione Rai, Angelo Maria Petroni.

Il nodo che dovrà dipanare la Corte riguarda la titolarità della revoca dei consiglieri del CdA Rai, in particolare quello nominato dal ministero. Un punto presente nella Gasparri e che più di qualche giurista ha considerato a forte dubbio. Ma in chiave politica il colpo messo a segno oggi è importantissimo se si considera che il centrodestra, promotore della richiesta di ricorso, è in minoranza. Ed invece alla fine tutti i membri hanno accolto l’ipotesi del ricorso.

Una vittoria personale dello stesso Landolfi, primo a sollevare la questione del conflitto di attribuzione all’indomani della decisione del ministro di sollevare dal suo incarico Petroni. E la soddisfazione di Landolfi è evidente nelle sue parole che spiegano come si sia trattata di “una vittoria di tutta la Commissione che in questo modo è riuscita a riaffermare una volontà che consiste nel ribadire anche rispetto alla revoca di Petroni che l’intervento del ministro Padoa Schioppa ha mostrato passaggi procedurali assolutamente discutibili”. Chiaramente la lettura della vicenda va oltre. Su tutto quella politica.

Nuovamente il centrosinistra si è trovato sull’orlo dell’ennesima spaccatura e solo all’ultimo è riuscito ad evitare un’ulteriore figuraccia dopo quella del Senato della scorsa settimana. Infatti dietro l’unanimità si nasconde la debolezza e la crisi che sta attraversando la maggioranza. Fin dall’inizio dei lavori i “cespugli” dell’Unione avevano deciso di sostenere il provvedimento lasciando così da soli Ds e Margherita arroccati sul “no”.

Uno strappo pesante vista anche la decisione di Rifondazione Comunista di astenersi. Udeur, Rosa nel Pugno e altri commissari come Willer Bordon con la CdL. Numeri che già consentivano alla CdL di avere la maggioranza. Una situazione preoccupante che avrebbe confermato le divisioni già viste la scorsa settimana al Senato e che avrebbe potuto rendere ancora più critica la situazione nell’Unione. Da qui la decisione di diessini e margheritini di fare retromarcia e di accodarsi al resto dell’Unione nel votare la richiesta di ricorso costituzionale. Una scelta che in termini politici alla maggioranza costa tantissimo come anche lo stesso Esterino Montino, senatore diessino, fa notare parlando di un “errore politico” e che “dà un vantaggio a Petroni in sede di ricorso al Tar”. Errore politico, appunto.

La decisione dell’Unione è in pratica una sfiducia al ministro Padoa Schioppa ed al suo operato. Votando con il centrodestra, contraria alla rimozione attuata dal ministro, ed ammettendo l’esistenza di dubbi di legittimità il centrosinistra ha nei fatti contraddetto il suo ministro. E a poco vale l’azione diversiva di Fabrizio Morri, capogruppo diessino in Vigilanza, che ora cerca di spiegare il voto della maggioranza come “un voto negativo alla legge Gasparri”. La verità è che ancora una volta l’Unione ha dimostrato i suoi limiti di tenuta sia come maggioranza sia come schieramento politico.

Un segnale ulteriore che la fine si sta approssimando. Intanto, a tenere tutti in Rai e nell’Unione con il fiato sospeso non c’è soltanto il giudizio del Consiglio di Stato nel merito del ricorso di Petroni del prossimo 8 novembre, ma anche quello della Corte Costituzionale. E se questa dovesse dare ragione alla Vigilanza ed a Landolfi le conseguenze in termini politici sarebbero gravissime per Padoa Schioppa a cui non resterebbero che le dimissioni. A poco stavolta servirebbe dire che la Rai era in stallo, in crisi e che “bisognava tutelare l’Azienda” contro un atto che la Suprema Corte confiderebbe addirittura illegale. Ma si sa in questo governo le dimissioni si annunciano, non si danno mai. A meno che…