Con uno sforzo in più il federalismo può essere condiviso da tutti
21 Gennaio 2011
L’altro giorno il ministro Calderoli ha presentato il testo rivisto dello schema di decreto attuativo sul federalismo municipale, contenente le modifiche derivanti dal sostanzioso dibattito e dalle numerose critiche espresse sulla prima bozza del documento. La nuova formulazione prevede delle importanti novità: introduzione della compartecipazione dei Comuni all’Irpef pari al 2%, cedolare secca sugli affitti prevista al 23% (20% per gli affitti a canone concordato), con la possibilità di versare parte del gettito in un fondo di 400 milioni per agevolare le famiglie con figli a carico che vivono in affitto, estensione della tassa di soggiorno da 0,5 a 5 euro a notte a tutti i Comuni, quadruplicamento delle sanzioni previste per chi dopo il 31 marzo non si mette in regola con la sanatoria prevista per gli immobili fantasma. Il 75% degli introiti delle sanzioni è dovuto al Comune sul quale è ubicato l’immobile interessato.
Anche la nuova formulazione del testo, però, è stata aspramente contestata dall’Anci, che, per voce del suo presidente Chiamparino, sindaco di Torino, ha dichiarato che con il testo in questione si riduce l’autonomia dei Comuni. Critiche sono state espresse anche da esponenti del terzo polo. Il senatore Baldassarri (Fli) ha dichiarato il suo parere negativo, affermando che il testo, così com’è, non piace e che è pronto a votare no nel caso non venga modificato. La posizione di Baldassarri è importante, poiché il suo voto risulta essere determinante in Commissione bicamerale. Critiche sono giunte anche dal sindaco di Milano Letizia Moratti, la quale si è detta contraria all’introduzione di nuove tasse per i cittadini, come quella di soggiorno. Le numerose critiche provenienti da diverse parti hanno convinto oggi il Consiglio dei Ministri e gli esponenti della Lega a prorogare di sette giorni i termini per il voto, così da poter rivedere il testo.
Il timore dei Comuni relativo all’aleatorietà di alcune norme scritte nello schema di decreto attuale è in parte condivisibile. Ad esempio, le disposizioni che dovrebbero regolare il funzionamento del fondo perequativo tra i Comuni sono ad oggi assenti e vengono rimandate all’emanazione di un futuro decreto. In questo modo, però, si genera un forte elemento di incertezza, che impedisce agli amministratori locali di poter quantificare le risorse che spettano al loro comune. La scrittura di tali norme già in questo schema di decreto consentirebbe di eliminare l’aleatorietà dell’intero impianto, permettendo così di chiudere il cerchio relativamente alle fonti d’entrata dei Comuni.
Anche la scelta dei tributi devoluti è in parte opinabile. Le imposte relative al fisco immobiliare e la tassa di soggiorno sono infatti estremamente variabili e dipendenti dall’andamento dei mercati immobiliari e turistico. Inoltre, queste imposte rischiano di tassare soprattutto soggetti non residenti, facendo venir meno il rispetto del principio del beneficio, secondo il quale il cittadino dovrebbe pagare quei servizi che il suo comune gli eroga.
Più positivo invece deve essere il giudizio sulle norme relative alla cedolare secca sugli affitti, che dovrebbe contribuire a far emergere il nero, soprattutto nelle grandi città. L’idea inoltre di devolvere parte del gettito ad un fondo per famiglie con figli a carico introduce un elemento di solidarietà. Da valutare positivamente anche il meccanismo premiale relativo alla quota riconosciuta ai Comuni, pari al 75%, per l’accatastamento di nuove unità immobiliari, in precedenza sconosciute al catasto.
In conclusione, con un ulteriore sforzo e con un periodo di riflessione più ampio si potrebbe migliorare ulteriormente lo schema di decreto, portandolo ad un livello condivisibile dalle varie parti in causa.