“E’ il momento di intervenire per ristabilire ordine e giustizia nel Paese”

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“E’ il momento di intervenire per ristabilire ordine e giustizia nel Paese”

01 Marzo 2011

di F. C.

Caro Presidente Silvio Berlusconi,

ci risiamo. Per l’ennesima volta il caffè della mattina mi è andato di traverso. Perché al primo sorso e al consueto occhio sui giornali, la notizia che ho letto ha avuto un effetto pari a quello di un pugno in pieno volto.

A tutta pagina, la sentenza di condanna era già scritta. Parole come “indagato”, “legami con i Casalesi” usate con leggerezza, come se si stesse parlando dell’ultimo film visto o di un ristorante di grido. Peccato che a farne le spese, però, ci sia un uomo in carne ed ossa; ci sia la reputazione di un politico serio e rispettato, che un giorno si sveglia e del tutto inconsapevolmente si trova coinvolto in una vicenda a lui estranea, frutto di una ricostruzione giornalistica, forzata da un uso ormai abusato delle intercettazioni. Ha dell’assurdo quello che è  capitato al nostro coordinatore regionale, Filippo Piccone, protagonista suo malgrado di una vicenda di cronaca giudiziaria a dir poco paradossale. E non hanno perso tempo i giornali locali, uno in particolare, prendendo spunto da una notizia riportata sul sito di Repubblica, a titolare a caratteri cubitali di una sua presunta iscrizione nel registro degli indagati: si parla – meglio sarebbe dire: si “sparla” – del  suo coinvolgimento in una indagine in cui si fa addirittura il nome dei “Casalesi”.

Sempre le solite intercettazioni, dunque, che sarebbero state captate dalla procura distrettuale antimafia di Napoli e senza indugio passate ai colleghi aquilani che si occupano delle indagini sulle infiltrazioni nella ricostruzione post-sisma. Ma bastano alcune ore, perché la notizia sia smentita dalla stessa procura dell’Aquila. Tutto si risolve nella più classica delle “bufale”. Si torna tutti a casa felici e contenti. Tutti? Non credo. Non certo i protagonisti involontari di queste fiction giudiziarie.

Credo sia lecito indignarsi e chiedersi come è possibile che ancora accadano queste cose. Ha detto bene il senatore Piccone, commentando l’accaduto, che oggi si fa uso delle intercettazioni come una volta dei pentiti e che basta tirare in ballo, in una conversazione intercettata, il nome di una terza persona, magari sconosciuta, per costruire un castello accusatorio.

Ma come è possibile avallare tutto questo? Che fine ha fatto il garantismo? Che cosa aspettiamo a porre rimedio ad un sistema palesemente deviato? I giornali si sono sostituiti ai tribunali, le intercettazioni alle indagini, i pregiudizi ai riscontri oggettivi.

Si è passato il segno ed è giunto il momento di intervenire per ristabilire ordine e giustizia nel nostro Paese. Viviamo quotidianamente sulla nostra pelle, quella di uomini e donne impegnati in prima persona, gli effetti di un cortocircuito, mediatico ed ideologico, che ha alterato funzioni, poteri e che ci impedisce di svolgere serenamente il compito per il quale siamo stati scelti dal nostro partito, ma soprattutto dai nostri elettori.

Mi chiedo, non senza angoscia, quando finirà questa anomalia tutta italiana, che permette che su una frase intercettata, a volta pure malamente, si costruiscano accuse, ricostruzioni, giudizi, dai quali è quasi impossibile riabilitarsi?

La mia è una richiesta sentita, caro presidente, affinchè Lei prosegua con il programma di governo, portando a termine il cammino, seppure faticoso, della legge sulle intercettazioni. Siamo in tanti ad avere voglia e motivazione per lavorare per il bene del nostro Paese. Ma non possiamo farlo se siamo costretti a sentici sotto assedio. Quella che dobbiamo combattere tutti insieme è una battaglia per la libertà, quella di poter occupare il nostro tempo per la cosa che davvero ci sta a cuore: il bene comune. E non per difenderci da un nemico invisibile e subdolo, che sotto il nome di libertà, di stampa e di pensiero, imbavaglia le nostre azioni.

Buon lavoro, noi siamo tutti con Lei.

Federica Chiavaroli

Consigliere Regionale Regione Abruzzo

Popolo della Libertà