“Fini non sarà l’ago della bilancia. E’ l’Aula della Camera che decide”

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“Fini non sarà l’ago della bilancia. E’ l’Aula della Camera che decide”

Rubygate, si riparte dal conflitto d’attribuzione. Con la lettera di Cicchitto (Pdl), Re­guzzoni (Lega) e Sardelli (Italia responsabile) inviata a Fini, la maggioranza ha ufficialmente fatto richiesta affinché Montecitorio, attraverso il voto dell’Aula, decida di sollevare la questione del conflitto fra poteri dello Stato "a tutela delle prerogative della Camera". Qualora il voto dovesse decidere il via libera al conflitto d’attribuzione, la pratica passerebbe alla Corte costituzionale, legittimata a stabilire chi ha competenza di giudizio nei confronti del premier Berlusconi: il Tribunale dei ministri o quello di Milano. E’ una procedura che il deputato pidiellino Maurizio Paniz, membro della Giunta per le Autorizzazioni, ritiene "istituzionalmente corretta". Tuttavia, sono in molti a pensare che questa strada possa subire deviazioni, soprattutto se si considera che l’Ufficio di presidenza (presieduto dalla terza carica dello Stato) possa essere un "filtro" al regolare esame del provvedimento come ieri ha fatto intendere Fini e quindi possa anche porre un veto sul passaggio all’Aula. Lo stesso Fini ha ricordato come in passato la valutazione negativa da parte dell’Ufficio di presidenza sia stata di per sè sufficiente, senza ripassare dall’Emiciclo.

Onorevole Paniz, è così?

No, la competenza spetta solo all’Aula di Montecitorio e nessun passaggio intermedio, in alcun modo, può influire sul suo ruolo. Il presidente della Camera dovrebbe dar seguito alla richiesta dei capigruppo di maggioranza. Seguito che dovrebbe sfociare nel voto dell’Aula.

Quindi se l’Ufficio di presidenza dovesse esprimere un parere negativo, Montecitorio voterebbe comunque?

Secondo me deve votare comunque. Da quando in qua la prerogativa costituzionale della Camera può essere intaccata da un organo intermedio non creato dalla Costituzione, bensì da una disciplina regolamentare? Insomma, siamo di fronte a una scala gerarchica di fonti del diritto completamente diverse.

Quali sono gli equilibri all’interno dell’Ufficio di presidenza? Parliamo di numeri.

In questo momento ‘la maggioranza è in minoranza’ all’interno dell’Ufficio di presidenza e lo sarebbe anche se dovesse sopraggiungere un membro dei ‘Responsabili’. Ad ogni modo mi permetto di dire che questo sia un problema assolutamente irrilevante, poiché nessun ufficio può intaccare una prerogativa dell’Aula.

Allora perché alcuni quotidiani sostengono che il voto di Fini nell’Ufficio di presidenza è determinante?

Io credo che i giornali stiano caricando di eccessiva responsabilità politica una vicenda che è, invece, istituzionale. Ho troppo rispetto per la terza carica dello Stato per pensare che possa far venir meno il proprio ruolo di fronte a una problematica di questo genere. Poi i giornali, se vogliono, possono ricostruire la vicenda facendone una questione di numeri, ma io ritengo che le competenze costituzionali siano ben chiare al presidente della Camera.

Secondo lei Fini, alla riunione dell’Ufficio di presidenza, dovrebbe astenersi dal voto nel rispetto del principio di terzietà che il ruolo istituzionale impone?

Non vedo la ragione per la quale dovrebbe astenersi. Può votare tranquillamente.

Fini ha dichiarato che, vista l’assenza di precedenti, chiederà il parere della Giunta per il Regolamento. Cosa significa?

Che vorrà essere confortato sul percorso tecnico che deve fare questo atto. E’ legittimo. Ma io ritengo che il percorso sia comunque molto chiaro. Lo ripeto: mi rifiuto di pensare che una prerogativa della Camera possa essere intaccata da qualche organo intermedio non previsto dalla Costituzione.

Qualora la Camera votasse per il sì al conflitto d’attribuzione sarà compito della Corte costituzionale decidere quale tribunale ha la competenza di giudizio. Nel frattempo il processo che inizia il 6 aprile verrà sospeso o no?

No, il processo seguirà il suo regolare corso. Salvo che il tribunale di Milano non dovesse ritenere di assecondare il rispetto istituzionale nei confronti del Parlamento e, conseguentemente, sospenderlo. Sarebbe il mio auspicio, nell’ambito di una corretta collaborazione tra poteri dello Stato. Ad ogni modo, non vorrei entrare nel merito di questioni che riguardano i legali del premier ma, sulla base di un ragionamento tecnico-giuridico, questo processo non sembra preoccupante: è un procedimento nel quale non ravviso l’ombra di sussistenza né del reato di concussione né di quello di atti sessuali con minorenni.