L’Udc pugliese e il patologico pendolarismo politico

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L’Udc pugliese e il patologico pendolarismo politico

09 Marzo 2011

L’Udc pugliese è come un treno, in perpetuo movimento avanti e indietro tra due stazioni lontane, l’una a destra e l’altra a sinistra, con avventori spesso occasionali che vanno e che vengono, e magari talora anche rivanno e rivengono. Per di più – proprio come i ‘pendolini’ – non è per nulla puntuale, preferendo sostare a lungo nella stazione al momento più accogliente.

Esauritasi la sua prima generazione – Copertino, Tonino Buttiglione, i fratelli Mongiello nel Ccd di Casini e Mastella, e nientemeno che Fitto e Palese nel Cdu di Rocco Buttiglione -, derivazione diretta della forte anima doroteo-lattanziana della vecchia Dc, che ha in gran parte coerentemente preferito scendere nella stazione d’origine – e cioè in quella rimasta fedele all’idea bipolarista e alla collocazione nel centrodestra -, il partito "casiniano" si è continuamente alimentato di nuovi transfughi, in attesa di sostituire anche quelli con nuove leve di pendolari.

E così a Foggia esso è diviso tra l’ex-popolare ed ex-azzurro Angelo Cera e l’ex-udierrino Gianni De Leonardis, con il primo in permanente guerra contro il centrodestra che guida la Provincia e il secondo, invece, tanto radicatovi da far uscire perfino i suoi consiglieri provinciali dal partito pur di non mollarlo.

Nella Bat si arrabatta Carlo Laurora, un ex consigliere regionale azzurro nonché falco berlusconiano, sedotto e bidonato tramite l’immarcescibile Angelo Sanza. A Bari, invece, a furia di andate e di ritorni, è rimasto soltanto l’ex-socialista Filippo Barattolo, mentre se ne sono perse le tracce sia alla Provincia, laddove il candidato presidente era stato preso in prestito dal centrosinistra, sia al Comune laddove, scaricato senza troppi riguardi il prestigioso candidato sindaco Russo Frattasi, l’unica consigliera comunale Margherita Giampaolo ha a sua volta cambiato totalmente rotta.

A Brindisi brilla la stella dall’ex-Senatore di An Uccio Curto, fulminato sulla via di Damasco da un imbarazzante scherzo televisivo con un fantomatico faccendiere russo. Anche a Taranto il candidato presidente alla Provincia era un ex-deputato forzista in crisi di astinenza, di cui si sono perse – per mancata elezione – puntualmente le tracce.

A Lecce, invece, si è già inevitabilmente allontanata la luminosissima meteora di Adriana Poli Bortone, mentre invece è rimasto l’ex presidente della Provincia del centrosinistra ed aspirante candidato allo stesso incarico del centrodestra Lorenzo Ria.

Al porto di origine del centrodestra erano intanto tornati i due veri eletti alla Camera del 2008, ossia Tato Greco e l’attuale Sindaco di Andria Nicola Giorgino, sacrificati sull’altare di Cesa e Buttiglione, oltre alla memoria storica stessa del centrismo degasperiano pugliese Giovanni Copertino e all’ex capogruppo alla Regione Gino Caroppo, ossia l’ossatura stessa del primo Udc.

Con questa varia e mutevole umanità, l’Udc pugliese non poteva non diventare quel che è diventato, ossia la cavia dei laboratori politici di Pierferdinando Casini. E così, dopo avere scaricato i sullodati Greco e Giorgino, aveva graziosamente consegnato il partito a Massimo D’Alema, nell’ingannevole certezza che egli fossi il vero dominus del centro-sinistra pugliese. E quando, con la fragorosa sconfitta alle primarie di Boccia, si scoprì che in realtà in Puglia il logoro "Baffino" contava ben poco, Pierfurby non ha esitato a sacrificare addirittura i suoi stessi uomini in una velleitaria battaglia terzista, pur di tenere comunque aperto quel canale con il centrosinistra nazionale, anche a costo di sostenere – proprio lui, conclamato erede dell’anti-comunismo degasperiano – il governo regionale più a sinistra d’Europa. Dei giorni di quella scelta ricordo personalmente la disperazione dei due consiglieri regionali pro-tempore, il tranese Laurora ed il tarantino Scalera, che ben sapevano di non avere alcuna possibilità di essere eletti in una coalizione destinata ad arrivare inesorabilmente terza alle urne.

Certo è che, da buon colonialista, Casini che in Puglia era stato a sua volta colonialisticamente calato da Berlusconi nel collegio super-blindato di Maglie, vi ha dall’alto inviato un vice-re nella persona del lucano Angelo Sanza, che per di più in materia di pendolarismo politico è un maestro inarrivabile, passato dalla sinistra democristiana alla destra Ccd, dal sostegno al governo-D’Alema al ritorno all’ombra di Berlusconi, fino all’anti-berlusconismo viscerale di questi ultimi tempi, in un fulgido esempio di longevità politica e parlamentare all’insegna dell’ideale trasformista.

Oggi l’Udc pugliese, che ha in gran parte votato Vendola nel segreto dell’urna, ogni tanto va all’incasso per piccole prebende, sedendo di fatto sulla panchina della squadra del governatore pronto ad entrare in campo ad ogni defaillance dei titolari. Ed infatti alla Regione, tra 4 Consiglieri, tre sono bene accomodati (il capogruppo Totò Negro, il Segretario del Consiglio Peppino Longo, tanto onnipresente sulla stampa quanto muto in aula, ed il Presidente della VII Commissione, appositamente scippata al Pdl, Gianni De Leonardis). Né è da meno l’Udc barese, che riesce a sostenere anche senza consiglieri comunali il sindaco Michele Emiliano, che ricambia a sua volta con un assessorato all’attuazione del programma – quello affidato a Barattolo – meno attuato del mondo.