Il Terzo Polo lancia la sfida al Cav. ma è già diviso su leadership e temi etici

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Il Terzo Polo lancia la sfida al Cav. ma è già diviso su leadership e temi etici

30 Gennaio 2011

Il bar dell’albergo lavora senza sosta tutta la mattina. "Caffè o cappuccino?". "Nessuno dei due, anzi, facciamo un caffellatte". E’ all’Hotel Bramante di Todi che s’incontrano onorevoli futuristi, senatori di centro e giornalisti in cerca di notizia. Scorre così, tra una colazione e l’altra, il sabato mattina alla convention del Nuovo Polo per l’Italia organizzata in Umbria.

Dal parcheggio, la vista sulle colline percorse dai filari delle viti mozza il fiato. La tranquillità regna sovrana sul paesaggio. Qui, in un magnifico albergo all’ombra del Tempio di Santa Maria della Consolazione, il Terzo Polo ha deciso di riunirsi per la prima volta e dare ufficialmente vita ad una strategia politica comune. Obiettivo: dare una spallata a Berlusconi e costringerlo a fare "un passo indietro".  

Nella sala conferenze al piano terra i nomi che contano ci sono quasi tutti. I centristi in prima fila: Cesa, De Mita, Buttiglione e Casini; Rutelli e Tabacci a rappresentare l’Alleanza per l’Italia; Lombardo in quarta fila; presenti anche gli esponenti di punta di Futuro e Libertà: Bocchino, Granata e Della Vedova. E Gianfranco Fini? Assente. Il suo portavoce dice che è "costretto a letto da una brutta influenza". C’è chi parla di un suo eventuale intervento in diretta telefonica, ma la chiamata del presidente della Camera non arriverà. Per alcuni la sua assenza è sospetta. Un cronista azzarda: "Secondo me non se la sentiva di venire. Sai, seduto vicino a Casini avrebbe fatto la figura del numero due". Ma forse sono solo indiscrezioni tra giornalisti che non hanno niente a che vedere né con la realtà né con la strategia politica.

Sta di fatto che nella sala dove si tengono gli interventi Pierferdinando Casini è il padrone di casa. Un po’ stanco e stravaccato sulla sedia in prima fila, si volta di tanto in tanto per lanciare occhiate verso il fondo della stanza: la presenza dei giornalisti sembra infastidirlo. I fotografi sono stati bloccati dallo staff all’ingresso principale della sala conferenze, ma alla fine sono riusciti a sgattaiolare dentro passando per il retro e "rubare" qualche scatto. Casini si alza e chiede ad un cameraman di uscire. "Neanche Berlusconi a Palazzo Grazioli c’aveva mai cacciato", dice il collega dello sventurato, scuotendo la testa.

L’incontro, lo si capisce subito, è per i soli addetti ai lavori. Le parole d’ordine sembrano essere "basso profilo" e "puntare tutto sui contenuti" senza troppe fughe di notizie che possano far emergere le differenze che intercorrono fra le identità dei diversi schieramenti. Differenze nette, che però, negli interventi che si susseguono, sembrano spesso convergere nell’unica linea politica comune: l’attacco frontale contro il Cav., questo il collante per tenere uniti Fli, Udc, Api e Mpa.

Il piano superiore però, quello della hall, è il luogo dove corre veloce l’indiscrezione (anche se qualcuno, sopraffatto dalla noia, si addormenta). Alcuni parlano a gruppi di tre o quattro seduti ai tavoli vicino alla reception: "Le priorità del Terzo Polo? Le riforme, naturalmente". "Si, ma quali?". Le risposte sono discordanti: uno dice economia, l’altro risponde giustizia. "E sui temi etici c’è una linea comune?". La domanda arriva puntuale come un orologio svizzero. Proprio in quel momento, infatti, al piano di sotto esplode la bagarre durante l’intervento del futurista Benedetto Della Vedova: da una parte c’è lui, l’ex radicale, che rivendica il suo spirito ‘laico’ usando parole forti nei confronti della storia dei rapporti della Chiesa con lo Stato unitario italiano (il riferimento è alla definizione di famiglia e ai diritti individuali da riconoscere agli omosessuali). Dall’altra c’è il centrista Rocco Buttiglione, filosofo cattolico, che lo apostrofa: "Se pensa di utilizzare il Nuovo Polo come un ‘cavallo di Troia’ per promuovere la scristianizzazione dell’Italia ha sbagliato i calcoli". Così, per qualche istante, sembra che un soffio d’aria fredda scenda dalle colline intorno e porti il gelo nella sala.

Alla convention sono arrivati una settantina di parlamentari (europei compresi). In giro, di elettori o simpatizzanti, non ce n’è nemmeno l’ombra. In sala stampa i cronisti lavorano con comodo: qualcuno batte lanci d’agenzia seguendo la conferenza sul maxi schermo, qualcun altro getta uno sguardo alle prime pagine dei quotidiani sperando che la giornata si concluda in fretta. Come accade per le colline umbre, anche in sala stampa regna la calma. Nessuno sembra infatti essere stato particolarmente toccato dall’intervento di Lorenzo Cesa che ha detto: "Siamo qui per scrivere una pagina di storia nuova". Ma per loro, che continuano a sfogliare i giornali, sembra sempre la solita routine di tutti i giorni: dichiarazioni e nient’altro.

Alcuni giornalisti però si alternano nel piazzale per fare interviste: "Scusi Baldassarri – chiede una – come risolverete il problema della leadership all’interno del Terzo Polo?". "La leadership non conta – risponde il senatore futurista – è un problema tipico della seconda Repubblica". Per lui, insomma, ciò che conta non è chi regge il timone terzopolista, ma i contenuti politici. Ma un’esponente dell’Udc, tirato per la giacca all’ingresso dell’albergo, rispondendo alla stessa domanda, lascia intendere qualcosa di diverso: mentre strizza l’occhio afferma che nel Terzo Polo non c’è alcun leader.

Ma la parabola delle indiscrezioni si conclude con la fine degli interventi sul palco. In quel momento Casini viene preso d’assalto dai cronisti e mentre sottolinea il suo invito al premier affinchè faccia una passo indietro per mettere freno alla "politica del tirare a campare", rilancia il suo appello al voto. Ma ormai ci sono solo i microfoni davanti a lui. Sono le 13 e tutti sono piombati nella sala da pranzo.

Mentre i camerieri iniziano a correre avanti e indietro per la cucina con vassoi strabordanti di polenta al sugo di carne, giornalisti e fotografi, dopo una mattina senza alcuna azione, risalgono le scale e si avviano all’uscita. Di nuovo nella hall, vedono il bar giù in fondo alla sala, prendono l’ultimo caffè e si salutano. Anche oggi, come ieri, nessuna novità sul fronte politico.