L’inno di Mameli apre il Consiglio regionale e le celebrazioni per i 150 anni
15 Marzo 2011
Risuonano le note dell’inno di Mameli: si apre la seduta solenne del Consiglio Regionale. Oggi una sede speciale, Civitella del Tronto, per celebrare l’anniversario dei 150 anni dell’Unità d’Italia. C’è concentrazione e grande rispetto, accentuati dal minuto di silenzio osservato per esprimere cordoglio alle vittime del terremoto.
Ad aprire la seduta, il Presidente del Consiglio regionale, Nazario Pagano che ha letto con evidente commozione il messaggio del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Tra i passaggi più significativi il richiamo alla Costituzione, “in cui – sottolinea il Presidente Napolitano – c’è il contemporaneo riconoscimento dell’identità unitaria della nazione e dello sviluppo in senso federalistico delle autonomie”. E ancora, legge il Presidente Pagano, “il richiamo alla memoria dei cittadini, delle forze politiche e dei responsabili delle istituzioni regionali e locali, degli eventi fondamentali che hanno condotto alla nascita del nostro Stato unitario”. In aula sono presenti i sindaci, i presidenti delle quattro province abruzzesi e le autorità militari regionali. E alcuni ospiti d’eccezione, come il sottosegretario alla Difesa, Guido Crosetto, il professor Raffaele Colapietra e Marcello Veneziani, giornalista e scrittore.
Applaudito l’intervento di Colapietra quando ha ricordato la prima Assemblea parlamentare che si svolse a Torino e che acclamò Roma capitale ed emozionanti anche le parole di Veneziani che ha sottolineato come l’Unità d’Italia ha rappresentato il coronamento di un sentimento già vivo e forte nei cuori. Poi è stata la volta del Presidente Pagano che ha spiegato come "la scelta di celebrare il Consiglio regionale, in seduta solenne dedicato ai 150 anni dell’Unita’ d’Italia, a Civitella del Tronto non è stata marginale”. Piuttosto un’esigenza storica, molto sentita, perché “questa Fortezza rappresenta l’ultimo baluardo borbonico di fronte all’avanzata dell’esercito piemontese: Civitella infatti cadde solo il 20 marzo 1861, tre giorni dopo che fu sancita l’Unità d’Italia".
"Questa battaglia – conclude – rimane dunque l’ultimo tassello di quel grande processo di unificazione che ha vissuto la nostra Nazione. La data del 17 marzo, insieme a quella del 25 aprile e del 2 giugno – ha continuato Pagano – per noi cittadini italiani, è dunque una data davvero importante perché segna l’inizio della storia dell’Italia moderna, l’inizio quindi della ‘nostra’ storia di cittadini ‘italiani’, dopo secoli di divisioni e dominazioni straniere. Questo evento – ha concluso – è certo occasione di rafforzamento dell’identità nazionale, valore tra i più alti per la cultura liberale, ma anche occasione per una riflessione critica sui molti nodi del nostro passato, anche più recente, che non sono ancora stati sciolti del tutto e hanno condizionato, non sempre per il meglio, l’evolversi della Repubblica".
Prende poi spunto dal valore dell’unità, il presidente della Regione, Gianni Chiodi, per ringraziare in qualche modo tutto il Paese, l’Italia, per la dimostrazione di solidarietà data all’Aquila di fronte alla tragedia del terremoto. “L’Italia ha dimostrato di essere unita in occasione del terremoto dell’Aquila – ha voluto affermare con forza Chiodi – . Noi, in Abruzzo, al di là delle disquisizioni meramente filosofiche, abbiamo avuto una grande testimonianza dell’Italia ‘una e indivisibile’ perché, in occasione del terremoto dell’Aquila di due anni fa, unico è stato il cuore e indivisibile la solidarietà dell’Italia intera. Il Paese si è stretto a noi, ha sofferto con noi, ha mostrato un altruismo ed un senso di fratellanza e comunità davvero encomiabili”. Poi, entrando nel vivo della ricorrenza storica, il presidente Chiodi ha sottolineato come l’Unità d’Italia deve essere ricordata innanzitutto senza retorica, senza false enfasi o eccessivi spunti polemici, “vissuta comunque come evento miliare nella storia individuale di un popolo e politica di un territorio. In un’epoca, quella risorgimentale, caratterizzata da nuovi humus culturali e da profonde spinte nazionaliste, l’Italia non poteva rimanere fuori dal progetto evolutivo degli Stati europei”. ‘
‘In presenza di illustri storici, riuniti in occasione di questa seduta solenne dell’Assemblea regionale- ha aggiunto Chiodi- non spetta certo a me ripercorre le tappe che hanno preceduto la nostra unificazione. Di certo, giungeva in un momento che, temporalmente trasposto, può essere paragonato a quello attuale della globalizzazione. Almeno quanto a desiderio di spingersi oltre, di aprirsi all’altro, di cercare nuove opportunità di lavoro e di vita. Anche se poi furono i regnanti del tempo, attraverso giochi di potere, a decidere i confini di uno dei più giovani Stati nazione. In questi 150 anni, l’Italia ha affrontato periodi esaltanti, di intensa aggregazione umana e sociale, e periodi di profonda crisi, di dolore e sofferenza. Ma mai è mancato quello spirito di solidale condivisione proprio di un popolo unito, tale non perché lo aveva detto Mazzini o Garibaldi o Cavour, o perché sancito da trattati internazionali, ma in virtù di un convinto comune sentire. C’è chi ha visto in questi 150 anni di Italia – ha quindi concluso -, una fragilità di fondo che credo invece di poter escludere. Anche se spetterà alla storia ufficiale confermare la forza identitaria di quegli uomini e quelle donne che seppero lottare ed anche morire per affermare un’idea. Una forza alimentata da secoli di profonde radici culturali, religiose, linguistiche”.
Fiero del contributo dato a una comunità “che ha pagato un pesante tributo per il processo unitario italiano” si è poi detto il consigliere regionale del Pdl Emiliano Di Matteo. “Siamo una nazione giovane, che è riuscita in questi 150 anni a crescere e conquistare un ruolo importante in Europa. Rispetto ad allora – ha aggiunto Di Matteo – l’Italia è cambiata sotto ogni profilo, sociale ed economico”. Ricordando le gesta del garibaldino teramano, Marco Faggioli, Di Matteo ha concluso sottolineando come per i cittadini civitellesi “quella di oggi sarà una pagina che rimarrà indelebile nei loro cuori”. Ad un altro abruzzese eroico è andato, infine, il ricordo dell’esponente del Pd, Camillo Dl’Alessandro: Pietro Baiocco fu l’unico abruzzese che partecipo alla Spedizione dei Mille e morì alla porte di Palermo nel 1860. "Anche l’Abruzzo visse i tormenti del passaggio della storia – ha quindi aggiunto D’Alessandro -, tant’è che oggi siamo qui a festeggiare l’Unità in un luogo simbolo della resistenza borbonica, ma non solo, nel luogo dove le ragioni dell’Unità ebbero la meglio. L’Italia, l’Abruzzo, la vita della nostra Nazione, hanno bisogno di quello straordinario dibattito del cuore capace di irrogare coraggio nelle vene, quel coraggio che cambia le cose, che si alimenta di passione, di ideali per i quali vale la pena vivere al punto di prestare solenne giuramento come fecero in molti nel giuramento della Giovine Italia, che nessun revisionismo della storia può cancellare".