Quagliariello: «A Matera la nostra proposta, la Federazione della Libertà»

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Quagliariello: «A Matera la nostra proposta, la Federazione della Libertà»

Venerdì 15, sabato 16 e domenica 17 settembre, il senatore Gaetano Quagliariello sarà a Matera per la festa nazionale di “Idea-Popolo e Libertà”. Al centro dei dibattiti ci saranno i principali temi dell’attualità politica, dallo ius soli al referendum sulle autonomie fino al rapporto tra globalizzazione e territori. Particolare attenzione sarà dedicata al futuro del centrodestra e alle alleanze in vista delle prossime scadenze elettorali. Ne parliamo con il presidente di Idea.

Il titolo della festa “Dal 4 dicembre al governo del paese: uniti si può”. Perché questa centralità del referendum?

“Perché il 4 dicembre, con la vittoria del NO al referendum costituzionale, rappresenta la svolta di questa legislatura. Per il risultato uscito dalle urne nel 2013 – nessun vincitore, pareggio fra i due principali schieramenti, successo clamoroso dell’antipolitica – questa avrebbe dovuto essere una legislatura di ricostruzione nazionale. C’era da risanare l’economia al di là delle rigidità dei tecnici; rinnovare il sistema istituzionale seguendo un percorso condiviso che non facesse scadere la collaborazione sulle regole in inciucio; aggiornare le culture politiche del centrodestra e del centrosinistra cercando risposte ai problemi inediti del XXI secolo: quei problemi che le ideologie del Novecento nemmeno avevano preso in considerazione. Renzi ha trasformato il tentativo di riscrittura delle regole comuni in un piano di conquista del potere per se stesso e per un’oligarchia ristretta che a lui faceva riferimento. Ha piegato ai suoi piani egemonici la riforma delle istituzioni, deformandone tanto i metodi quanto i contenuti. Noi, che forse più di altri avevamo creduto alla possibilità di una legislatura costituente ma mai avevamo pensato di poter rinunciare alla nostra identità, ce ne siamo accorti in tempo e tra i primi abbiamo colto la portata storica della battaglia per il NO. Per questo, un anno fa, per primi proprio a Matera abbiamo organizzato una festa unitaria del NO; per questo abbiamo lavorato affinché il centrodestra combattesse unito lungo quella trincea. Ed è proprio da quella battaglia vittoriosa che scaturisce oggi la possibilità per il centrodestra di tornare a guidare il Paese”.

La Sicilia va in questo senso?

“La Sicilia rappresenta un’occasione storica e noi di IDEA faremo fino in fondo la nostra parte. Il centrodestra si è unito e, se non commette errori, potrà vincere le elezioni e impedire che l’isola finisca nelle mani della sinistra o del Movimento 5 Stelle. Quella delle regionali siciliane è però un’occasione storica soprattutto sul fronte del rinnovamento. Il centrodestra, sotto la guida di Nello Musumeci, può promuovere una classe politica nuova, fatta di amministratori locali che si sono fatti le ossa, che hanno governato uscendone con le mani pulite, al quale la mia generazione deve iniziare a passare il testimone. In Sicilia, insomma, il centrodestra può scrivere il primo capitolo di una nuova storia che, superando la stagione della diaspora, lo veda nuovamente vincere aprendo al rinnovamento nella continuità”.

Cos’è per Lei il rinnovamento?

“E’ il contrario della rottamazione renziana; è qualcosa di molto differente da una banale apoteosi della società civile che, inevitabilmente, finisce per scadere nel casting. E’ la valorizzazione della passione politica e della politica concepita come servizio. Oggi, finita la stagione delle ideologie, l’impegno politico, almeno nella sua fase genetica, passa prevalentemente dalla dimensione civica: è lì che si concentrano le esigenze, le paure, le speranze dei cittadini. Per questo il rinnovamento deve attingere dai territori; per questo è necessario che il centrodestra alimenti una virtuosa sinergia tra civismo e buona politica. IDEA ha lavorato fin dall’inizio in questa direzione e i risultati, a cominciare dalle elezioni amministrative, sono stati molto incoraggianti. Se il centrodestra riesce a costituirsi come comunità nella quale nessuno si senta escluso ma che consenta il compiersi di questo rinnovamento meritocratico, la mia generazione avrà assolto il suo compito: quello di aver consentito il passaggio dalla generazione dei fondatori a quella dei successori, evitando che l’epifania di Berlusconi si riduca a una vicenda eroica personale. In caso contrario, si dovrà prendere atto di un fallimento. La posta in gioco è grande”.

Parlare di comunità non è retrò?

“Tutt’altro. Stiamo vivendo la stagione dell’isolamento, dell’esclusione e delle paure. Tutto ciò deriva in linea diretta da un iper-individualismo che è l’esatto contrario della centralità della persona. E la comunità, intesa in senso liberale, rappresenta il virtuoso rapporto tra un tutto – la persona nella sua unicità – con un altro tutto, ovvero il corpo intermedio nel quale la persona può esprimere tutte le sue potenzialità. Il centrodestra deve contrapporre ai progetti accentratori e totalitari della sinistra, che Renzi ha perfettamente incarnato, un’idea sussidiaria della società che parta dal basso e nella quale ogni comunità possa contare, laddove lo ritenga, sull’aiuto solidale delle istituzioni di diritto. Questa idea di società si fonda sulla nascita e sullo sviluppo spontaneo delle comunità e deve investire anche la politica. I partiti tradizionali sono finiti. Proprio per questo c’è bisogno d’inventarsi altri modi ‘comunitari’ di stare insieme in politica”. 

La Federazione della Libertà: una soluzione da esportare?

“La Federazione della Libertà è una iniziativa nata in Senato. Ha preso forma dopo che IDEA e altri colleghi avevano dato a un gruppo – che ho l’onore di presiedere – per contribuire alla riunificazione e al rinnovamento del centrodestra. E grazie alla disponibilità e alla lungimiranza di Forza Italia ha innescato un meccanismo di aggregazione che parta non da manovre di palazzo ma dai contenuti e dall’iniziativa politica. Il successo dell’iniziativa è stato indiscutibile: da quando questo raccordo è operativo, l’opposizione al governo di centrosinistra è diventata più forte e più incisiva. Vorrei di ciò ringraziare ad uno ad uno i miei compagni di viaggio. Io credo che questa formula possa avere successo anche nei territori. Consente di procedere non per annessioni ma per collaborazioni fondate su princìpi e programmi. Consente di promuovere il raggruppamento, nell’ambito del centrodestra, della componente liberal-conservatrice e cristiana, senza sanguinose guerre fratricide. Consente di riannodare i fili della storia del PdL correggendone gli errori ma salvandone l’ispirazione di fondo: quella di un grande partito di centrodestra che, nella sua essenza, era un’intuizione giusta che non merita di morire”.