Great Again, la riforma del fisco di Trump esalta Wall Street
22 Ottobre 2017
Mentre rispunta Obama ad agitare spettri attaccando Donald Trump senza citarlo mai direttamente, e mentre il Don si diverte ancora una volta a prendere in giro gli atleti inginocchiati lanciando un appello agli americani perché cantino l’inno nazionale, l’occhio ricade ancora una volta sull’economia. Sull’attesa riforma fiscale che Trump inizia a pregustare, con un taglio netto delle tasse di 1500 miliardi di dollari che intanto manda in visibilio Wall Street. Ieri i principali indici quotati alla Borsa di New York hanno avuto una impennata, viaggiando su livelli record. La volata della borsa iniziata nelle settimane scorse continua e i record storici raggiunti dal Dow Jones, vale la pena ricordarlo, vengono dopo quelli sull’aumento del Pil americano nell’ultimo trimestre. Insomma, gli investitori non solo brindano agli auspicabili tagli fiscali ma sono anche ottimisti per l’andamento generale dell’economia Usa, con la ripresa della crescita e della produzione interna, che vuol dire anche più lavoro.
“Il budget è stato approvato la scorsa notte, 51 a 49. Abbiamo avuto ZERO voti dei democratici e solo Rand Paul voterà contro. Questo ora permette il passaggio di tagli fiscali su larga scala (e riforma), che saranno i più grandi nella storia del nostro Paese!”, ha commentato ieri Trump dopo un’altra buona notizia, l’approvazione del bilancio federale con il sostegno compatto dei Repubblicani. Come dire, per Trump forse non ci sarà più bisogno di giocare su più tavoli come ha fatto di recente, facendo infuriare il GOP perché il presidente cercava sponda tra i Democratici pur di aggirare i veti nel suo partito. Il presidente in questi giorni ha anche incontrato il governatore della Federal Reserve, Janet Yellen, la prima donna nella storia a guidare la Banca Centrale Usa. Bocche cucite sull’incontro, ma il mandato della obamiana Yellen è in scadenza a febbraio e Trump deve decidere se confermarla o sostituirla con uno dei falchi che spingono per il rialzo dei tassi di interesse, imponendo maggiori limiti e controlli alla banca americana.
I dati positivi sulla crescita, l’avanzata di Wall Street e l’eventuale riforma del fisco, una tripletta congiunturale di tutto rispetto, potrebbero spingere la Fed verso la scelta di alzare i tassi, ma per adesso il Don non si sbilancia. Fatto sta che a leggere i dati della economia Usa viene smentito alla grande e ancora una volta tutto il coretto dei commentatori pronti a sbertucciare Trump scrivendo che non ne azzecca una, che non ha mantenuto le promesse elettorali e che sta solo combinando guai perché è un incapace. Non avendo né seguito né capito la scalata al cielo del Don alle presidenziali adesso ai sapientoni non resta che intonare un bel Great Again e rendersi conto che la Nuova America trumpista ha definitivamente ingranato la marcia.