I sondaggi dimostrano che Renzi non ha un “piano B”
28 Luglio 2017
A Matteo Renzi non basterà trovare qualche nuovo guru della comunicazione per ribaltare la situazione che ormai emerge sempre più chiaramente dai sondaggi: il Partito democratico continua a scendere nelle intenzioni di voto degli italiani. Nelle ipotesi più favorevoli, il Pd è qualche decimale sopra il 26 per cento ma potrebbe facilmente piombare sotto il 25. Un trend che ormai prosegue imperterrito da settimane, dopo lo schiaffo alle elezioni comunali, gli errori nella comunicazione sui “social” e la battaglia sullo ius soli con Gentiloni che alla fine ha dovuto ritirare il disegno di legge spostando ogni decisione sulla cittadinanza ai figli degli immigrati a data da destinarsi.
Altro che 30 per cento, insomma, il Pd è in caduta libera, mentre dall’altra parte dello spettro politico c’è un Centrodestra che, unito, tocca quasi il 35 per cento e torna ad essere fortemente competitivo. Questi numeri assumono un preciso significato politico e sembrano archiviare il piano, l’unica strategia, seguita fino adesso da Renzi: andare al voto con il “Consultellum”, la legge elettorale uscita dalla sentenza della Consulta; puntare a riportare in parlamento un Pd fatto di renziani di ferro, fotocopia della attuale direzione del partito; tenersi mani libere per il voto senza cercare alleanze nè a sinistra con Pisapia (che poco ma sale nei sondaggi) o i bersaniani, nè al centro con gli alfaniani, trattati a pesci in faccia dall’ex premier (vedi l’intervista rilasciata dal ministro Lorenzin, ‘non vado a destra ma Renzi ci vuole morti’).
Insomma, Renzi puntava a prendersi tutti i (pochi) voti disponibili e, subito dopo le elezioni, a farsi dare un mandato esplorativo da Mattarella per andare in parlamento e cercare di costruire una maggioranza stile Nazareno due punto zero, con Berlusconi e altri parlamentari pescati qua e là. Ma la situazione per l’ex premier si sta facendo sempre più incerta. Il voto alle regionali in Sicilia potrebbe rivelarsi un altro schiaffone per il Pd. I sondaggi mostrano plasticamente perché adesso Berlusconi appare meno sensibile alla ipotesi di un nuovo Nazareno, visto che il Centrodestra unito rischia seriamente di vincerle le elezioni. Il Cavaliere probabilmente è stato tentato dalla linea tracciata da Renzi ma adesso, sondaggi alla mano, non può non rendersi conto che le elezioni si vincono solo a patto di fare una campagna elettorale dai toni fortemente anti-renziani.
E se a settembre in Senato si riaprisse la partita sulla legge elettorale e invece del Consultellum spuntasse una nuova legge che premia le coalizioni, legge che visti i numeri a Palazzo Madama potrebbe essere spinta dal nuovo contenitore ‘centrista’ benedetto dal Cavaliere e in cui stanno confluendo tanti transfuga del renzismo, allora per Renzi non ci sarebbero altre chance. Tanto più che il segretario del Pd non sembra avere in tasca un “piano B”, cioè un’alternativa allo scenario che abbiamo appena descritto. Morale: la legge elettorale con cui andremo a votare, da settembre, tornerà ad essere centrale nel dibattito politico e parlamentare. Altro che ius soli. Se spunta il premio alle coalizioni, mister Renzi sarà tagliato definitivamente fuori dai giochi.