Non è stata solo una domenica bestiale

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Non è stata solo una domenica bestiale

12 Novembre 2007

Il campionato
più bellicoso del mondo è figlio della “mentalità ultras”, così la chiamano gli
ideologi del tifo organizzato. Dove per tifo organizzato s’intende
un’associazione a delinquere e a prevaricare sulle forze dell’ordine, sulle
società e sull’organizzazione del calcio italiano, sugli altri spettatori allo
stadio. Il fenomeno malavitoso prende possesso e controllo delle curve fin
dagli anni ’70: si struttura in gruppi comandati da pochi leader riconosciuti,
veri e propri clan che assumono spesso una connotazione politica, caso per caso
tipica delle estreme (antagoniste, paracomuniste, neofasciste, eversive,
anarchiche, localiste). La mentalità ultras rispetta un proprio codice d’onore
e parla da sempre un unico linguaggio, quello degli slogan e della violenza. Al
celerino di turno non si riconosce alcuna autorità, con lui va ricercato lo
scontro fisico. Azioni dimostrative e atti di guerriglia urbana si sono
variamente susseguiti fino ai nostri giorni, sopravvissuti anche ai decreti
Pisanu e Amato. Tutto vero, la situazione resta grave. Ma non è serio, per
questo, riscrivere la storia degli anni più recenti. Non è possibile
interpretare l’irrigidimento degli ultrà di oggi, sociologizzando mollemente
attorno alle questioni della repressione e delle libertà individuali. Non è
responsabile trascurare l’andamento dei rapporti sulla sicurezza nell’ultimo
quinquennio, con quelle loro cifre in chiaroscuro. Questo è il contesto da
considerare, ragionando e sragionando sul “pretesto” per i disordini di ieri, domenica
bestiale. Dieci, cento, mille giustificazionisti finiscono letteralmente per
dare i numeri, loro e le loro belle parole sul poliziotto cattivo e sui tifosi
“che non vengono capiti”. Però la svolta legislativa c’è stata, eccome se c’è
stata. Qualche risultato l’ha pure ottenuto. Il tifo organizzato s’incazza e
spariglia per questo motivo, mica per altro. Si sente messo alle strette,
almeno sul piano formale (fuori gli striscioni, dentro con i biglietti
nominativi, basta con le trasferte di massa, stop a riconoscimenti e
sovvenzioni dai dirigenti delle squadre). Rimane gravemente insufficiente il
livello dei mezzi forniti alla polizia, per l’esercizio delle sue funzioni.
Vergogna. Il governo provveda in tal senso, qualora manifesti la volontà
politica di far applicare la legge. Resta comunque il dato di fondo circa una
minima presa di posizione dello Stato in materia di ordine pubblico,
massimamente osteggiata dai delinquenti con sciarpa e cappuccio. La mentalità
ultras si sente offesa, domanda infine audizione al parlamentare di
riferimento. La risposta delle istituzioni dovrà esibire altra fermezza,
resistere a questa e altre prove. Altro che rinegoziare nuove norme,
intavolando una concertazione per i diritti degli hooligans. Il rovescio della
medaglia sarebbe una gara di tiro al poliziotto. Stiamo con gli uomini in
divisa o con i caporali delle curve? A prescindere dal delitto dell’autogrill,
e dalla miseria degli errori di tutti.